Piano comunale delle coste
Ennesimo esercizio di "propaganda elettorale">, interviene l'assessore comunale all'Urbanistica, Gianpaolo Scorrano
<E' di venerdì scorso la riunione indetta dalla Regione Puglia con tutti i sindaci dei Comuni costieri, nell'ambito della quale il consigliere regionale delegato all'Urbanistica, Stefano Lacatena (Gruppo "Con"), ha comunicato l'intenzione di voler riformare, dopo dodici anni, il Piano regionale delle coste, partendo dalla legge regionale 17/2015. Un tentativo che, per alcuni versi, avrebbe potuto anche essere condivisibile ma che si è arenato sul nascere, per svariati motivi.
A provocare lo stallo, innanzitutto, è stata la proposta di destinare il 50 per cento del Demanio marittimo ai lidi balneari, riducendo quindi lo spazio pubblico attualmente previsto. Secondo la normativa in vigore, infatti, il 60 per cento delle spiagge deve restare accessibile liberamente, mentre il 40 per cento può essere assegnato in concessione. La nuova bozza, presentata dal consigliere regionale all'Urbanistica, Stefano Lacatena, invertirebbe queste proporzioni, suscitando forti reazioni da parte dei Comuni, in particolare di quelli amministrati dalla Sinistra di governo. Una polemica sterile, dal momento che la percentuale di spiaggia libera si attesterebbe, oggi, intorno al 52 per cento, non al 60, solo a causa delle cosiddette "spiagge attrezzate",
formalmente pubbliche ma di fatto parzialmente in concessione.
La riforma prevederebbe, inoltre, l'abolizione delle spiagge con servizi, le cosiddette "sls", ritenute una formula ambigua ed abusata. Lacatena ha sottolineato che il nuovo Piano mirerebbe a semplificare il sistema di pianificazione, affidando più responsabilità ai Comuni costieri, sempre comunque sotto il controllo della Regione. Ma anche questo punto ha generato numerose perplessità, in quanto i Comuni piccoli non sarebbero in grado di gestire un carico così complesso.
Tra i nodi da sciogliere, poi, ci sono anche le scadenze nazionali. Entro il 30 giugno 2027, infatti, dovranno essere avviate le nuove procedure per l'affidamento delle concessioni, ma solo otto Comuni pugliesi su 69 si sono dotati, finora, di un proprio Piano comunale delle coste.
Inutile rimarcare il fatto che la legge regionale 17/2015 ha previsto regole troppo complesse, che sino ad oggi hanno bloccato la maggior parte dei territori costieri, e che la riforma presentato nei giorni scorsi, per quanto condivisibile sotto alcuni aspetti e aperta ad eventuali modifiche, seppur di fatto non inoltrata ai Comuni, non avrebbe alcun futuro in quanto palesemente tardiva, essendo ormai l'amministrazione regionale a fine legislatura.
Insomma, si tratta dell'ennesimo esercizio di "propaganda elettorale" da parte di chi, conscio di aver perso il consenso dei balneari e nel disperato tentativo di recuperare il terreno (ma sarebbe meglio dire l'arenile) perduto, propone solo oggi, a distanza di 10 anni, di apportare "modifiche e riforme" ad una legge inadeguata, nella consapevolezza che le stesse non potranno mai essere attuate per tempo>.