Petali, silenzi e fede: l’anima delle infiorate salentine

di Antonio Bruno

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Di qualunque cosa si tratti, il modo in cui racconti la tua storia online può fare la differenza.

Là dove il cielo si abbassa fino a toccare la terra, e la luce si ferma — come incantata — sulle pietre calde delle chiese, fiorisce il miracolo effimero delle infiorate.

Non c'è nulla di turistico, nulla di esibito. Solo gente che sa ancora inginocchiarsi, piegare il capo e posare un petalo accanto all’altro, come si accarezza un figlio. O come si prega, in silenzio.

A Patù, ogni Corpus Domini, la strada diventa un quadro. Duecentocinquanta metri di stupore, tra rose raccolte alle prime luci e foglie odorose di campagna. È arte che dura un giorno, come certe storie d’amore: a sera sparisce sotto i passi della processione. E nessuno si lamenta. Perché era giusto così.

A Felline, invece, mischiano i fiori alle cose semplici: fondi di caffè, cereali, persino petali invenduti. Come a dire che anche ciò che marcisce, sa profumare.

Ad Alliste l’infiorata si chiama “Fiori di Devozione” — e il nome basta. Le mani che lavorano sono sempre le stesse: giovani, anziane, stanche. Ma fiere. Come se il tempo, per un giorno, si fermasse a guardarle.

E a Galatone, il primo maggio, non è solo un quadro: è un’offerta. Rose rosse come ferite, ulivi come preghiere mute, spighe come promesse mai rotte.

I fiori? Freschi. Sempre. Perché la bellezza non sopporta il surrogato.

Dicono che tutto cominciò a Roma, nel 1625. C’era un tale, Benedetto Drei, architetto e poeta delle cose visibili. Mise petali sul selciato del Vaticano per la festa dei santi. Il Papa camminò su un tappeto di luce. Da lì, il rito volò. Lo prese Bernini, lo consacrò. E il vento lo portò giù, giù, fino al Salento.

Ora, ogni anno, tra giugno e maggio, la terra salentina si fa tela. Ma non per essere guardata: per essere attraversata.

Perché, a volte, la fede non sta nelle parole. Ma nei gesti. O in una rosa rossa, posata a mano, da qualcuno che non chiede niente — se non il silenzio di Dio che passa.

"Atlante delle Infiorate – Piccola geografia del gesto inutile e sublime"

Patù – Dove il silenzio ha un nome

C’è un paese, in fondo al tacco d’Italia, dove la strada principale si trasforma in preghiera. Si chiama Via Principe di Napoli, ma nessuno la chiama così quel giorno. La chiamano solo “la via dei petali”.

Ogni anno, per il Corpus Domini, gli uomini escono all’alba. Le donne hanno già raccolto i fiori. C’è chi tiene in mano una rosa, chi un pugno di foglie d’alloro, chi solo le mani vuote e un’idea precisa in testa.

Non usano colla. Non usano reti. Solo tempo, vento e una fede che non chiede di essere spiegata.

Fiori: rose, gerbere, margherite, spighe, erbe selvatiche.
Momento: giugno, quando l’aria è ferma e la luce sembra acqua.

Felline – Il pane e i fiori

Qui l’infiorata non è solo bellezza. È recupero, resistenza, ritmo di paese.
Petali di scarto, fondi di caffè, cereali, riso.
Non c’è niente di povero. Solo un’idea antica: anche il superfluo, se amato, fiorisce.

E la strada diventa quadro. E il quadro, cammino.

Fiori: tutto ciò che avanza. Persino l’invenduto ha il suo momento di gloria.
Giorno: sempre quello: il Corpo, il Sangue, e la Terra che risponde.

Alliste – La devozione ha mani callose

C’è un cartello, all’ingresso del paese. Non lo leggi: lo senti. Dice “qui si lavora in silenzio”.

L’infiorata è la voce della comunità. Non si grida, non si annuncia. Si appare. Come certe cose belle che non cercano pubblico.

Ogni petalo ha il nome di chi lo posa. Ogni disegno racconta la storia di chi lo ha immaginato.

Fiori: solo freschi. Se sono stanchi, non entrano.
Nome dell’evento: Fiori di Devozione. E tanto basta.

Galatone – Quadro per un Dio che non ha fretta

Qui l’infiorata non segue il Corpus Domini. Qui si fa il 1° maggio, per il Santino Crocifisso.

Una piazza si ferma. Si crea un quadro enorme: rose rosse, ulivi, grano, silenzi.
Il quadro non è per essere guardato. È per essere offerto.
Come un dono che si fa a chi non si vede, ma si sente vicino.

Fiori: solo quelli che raccontano qualcosa. Rose rosse, per chi ha perduto. Spighe, per chi ha atteso. Ulivi, per chi ha perdonato.

I Fiori – Un vocabolario segreto

Ogni petalo è una parola. Ogni fiore, una sillaba. L’infiorata è una lingua che parla solo ai cuori.

Fiore Significato

Rosa rossa Offerta, passione, sangue

Spiga Attesa, terra, pane

Ulivo Pace, memoria, radice

Gerbera Gioia semplice

Lavanda Purificazione, distanza dolce

Margherita Infanzia, promessa

Girasole Luce, ostinazione, speranza

Anemone Fragilità sacra


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Un Salento di fiori e devozione