Panta mii’ ciofali panu: l’eredità di Corlianò nei Giardini Murghí
di Davide Tommasi
Nel cuore di Calimera, tra memoria, lingua grika e nuova bellezza urbana, l’inaugurazione dei Giardini Murghí rende omaggio a Franco Corlianò, custode dell’identità salentina e voce viva della cultura contadina.
CALIMERA –26 giugno 2025 In un pomeriggio denso di emozione e consapevolezza, Calimera ha reso omaggio a uno dei suoi figli più amati: Franco Corlianò, poeta, scrittore, intellettuale e memoria vivente della lingua grika e della cultura contadina salentina. L’occasione è stata l’inaugurazione ufficiale dei Giardini Murghí, un nuovo spazio urbano restituito alla cittadinanza nel cuore del paese, all’interno della Casa della Cultura.
Il progetto, ideato e promosso dall’Amministrazione Comunale, insieme alla Presidenza del Consiglio Comunale, porta la firma dell’Avv. Pantaleo Palumbo, che ne ha seguito ogni fase con dedizione e visione. La scelta di intitolare il giardino alla memoria di Corlianò non è solo un atto simbolico, ma un gesto concreto di gratitudine verso un uomo che ha saputo trasformare la sua terra in parola e patrimonio culturale.
L’apertura nel segno della memoria: la voce di Maria Ròca Montinaro
A rompere il silenzio iniziale, la voce commossa e fiera di Maria Ròca Montinaro, moglie del compianto Franco, che ha aperto la cerimonia con un ricordo personale: “Io ho giocato in questi giardini”, ha detto, stringendo idealmente la mano di tutti i bambini che, oggi e domani, faranno di quel luogo un rifugio e una scuola di vita.
Il suo intervento ha attraversato, con parole semplici ma cariche di verità, il mondo di Franco: l’infanzia calimerese, la passione per la lingua grika, il senso profondo della comunità, il desiderio costante di dare voce a chi non ne aveva. E ha chiuso citando uno dei motti più cari al marito, in griko: “Pratìso panta mii’ ciofali panu: e kanni tipo ane livrosi poja” – “Avanti sempre, a testa alta” – quasi una preghiera civile, oggi più che mai attuale.
La gratitudine della comunità: Palumbo, Tommasi, Aprile e il valore di un’eredità
Subito dopo, l’Avv. Pantaleo Palumbo, presidente del Consiglio Comunale, ha tracciato un profilo umano e politico di Franco Corlianò. “Un uomo – ha detto – che non ha mai cercato onori ma li ha ricevuti, perché la sua autorevolezza era naturale. La sua umiltà, il suo impegno civile, la sua cultura erano evidenti. E oggi Calimera gli restituisce ciò che gli spetta: un luogo che parla di lui e continuerà a farlo alle generazioni future.”
Anche il Sindaco Gianluca Tommasi ha voluto sottolineare l’importanza dell’iniziativa, parlando con orgoglio dell’opera di riqualificazione urbana che non è solo architettonica, ma sociale e culturale. “I Giardini Murghí – ha detto – non sono solo un tributo, ma un investimento. Questo è il luogo dove i nostri figli giocheranno, studieranno, sogneranno. Così come ha fatto Franco. Così come dobbiamo continuare a fare tutti noi, guardando avanti, ma con le radici ben piantate nella nostra storia”.
Molto sentito anche l’intervento di Andrea Aprile, consigliere comunale e componente del Consiglio della Grecìa Salentina, che ha ricordato Franco come amico di famiglia e collaboratore stretto di suo padre, sindaco negli anni ’70. Aprile ha anche voluto ricordare il valore della scelta dell’Amministrazione di adottare ufficialmente Kalinittà come inno di Calimera: “Una scelta non imposta, ma maturata, consapevole. Calimera deve sentirsi orgogliosa di aver avuto un figlio come Franco Corlianò, ambasciatore culturale e morale di un’intera civiltà”.
L’intellettuale che scrisse il Sud, l’uomo che parlava col cuore
Franco Corlianò non è stato solo autore di versi. È stato uomo di teatro, di memoria, di piazza e di scuola. La sua poesia nasceva dalla terra e tornava alla terra, come le radici delle querce antiche. Ha cantato la nostalgia e la speranza, il dolore dell’emigrazione, l’amore per il Salento, l’anima della lingua grika. Le sue opere – come Andròmou pai o Klama – sono diventate inni identitari, riconosciuti anche dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità.
Tra i tanti che hanno parlato, anche Don Giuseppe Guido, amico fraterno del poeta, ha regalato un’immagine luminosa di Franco: “Era un uomo dalle pepite d’oro. Sapeva scavare dentro di sé, nella sua terra, e tirare fuori il meglio. La sua fede era fatta di silenzi e coerenza, la sua cultura di amore e ascolto. Non si imponeva, ma si faceva amare”.
Il futuro che nasce da un giardino
La manifestazione si è conclusa con un momento artistico di grande intensità. La cantante Nadia Esposito, accompagnata al pianoforte dal Maestro Doriano Longo, ha interpretato “Andrà mu pai”, una delle composizioni più emozionanti di Franco Corlianò. Le note e le parole hanno attraversato il silenzio dei presenti, lasciando un segno forte e chiaro: la cultura non muore, quando viene vissuta e condivisa.
I Giardini Murghí non saranno solo uno spazio di gioco e incontro. Saranno un laboratorio di cittadinanza, un presidio di memoria, un luogo dove l’identità salentina potrà continuare a crescere, rigenerarsi, contaminarsi positivamente. In un’epoca in cui il senso di comunità sembra vacillare, Calimera ha deciso di piantare un seme. E lo ha fatto nel nome di chi ha reso questa terra un poema da leggere a voce