Otranto riscopre il suo cuore bizantino
di Davide tommasi
Presentato il nuovo libro di Pierpaolo Cariddi sulla Chiesa di San Pietro
Otranto, 28 agosto 2025 – Un vero e proprio tributo alla storia, all’identità e all’arte sacra di Otranto si è svolto ieri sera a Largo Porta Alfonsina, dove è stato presentato al pubblico il nuovo libro di Pierpaolo Cariddi, “Otranto. Il segno di Bisanzio. La chiesa di San Pietro”, edito da Edizioni Esperidi. Un’opera che si propone di restituire centralità a uno dei luoghi più affascinanti e simbolici del Salento, rileggendolo alla luce di nuove riflessioni storiche, artistiche e culturali.
A fare gli onori di casa è stato il sindaco Francesco Bruni, che nel suo saluto istituzionale ha sottolineato quanto la conoscenza e lo studio siano alla base di ogni scelta politica efficace in tema di patrimonio culturale:
«Nella mia esperienza attuale mi occupo di fondi di coesione europea – ha dichiarato – e comprendo quanto sia importante spenderli intelligentemente, partendo da studi approfonditi e da una visione chiara. Non basta rincorrere i numeri o le scadenze, come accade in certe dinamiche frettolose che vediamo, ad esempio, nelle polemiche attuali sul PNRR. Quando invece c’è riflessione, come quella che ci offre Pierpaolo Cariddi con il suo contributo, allora abbiamo gli strumenti per valorizzare davvero il nostro patrimonio e lasciarlo intatto alle generazioni future».
Ha poi preso la parola Pierpaolo Cariddi, autore del volume e già sindaco di Otranto, che ha voluto raccontare il percorso di ricerca che lo ha condotto a questa pubblicazione:
«Questo libro è nato dal desiderio di restituire attenzione a un monumento che troppo spesso passa in secondo piano, ma che invece è una delle più significative testimonianze del passaggio bizantino nella nostra città. La Chiesa di San Pietro è un luogo vivo, carico di simboli, che racconta una pagina fondamentale della nostra storia culturale e religiosa. Riscoprirla con occhi nuovi significa anche riconoscere il valore di una Otranto crocevia di civiltà. Il mio intento è stato quello di intrecciare rigore storico e passione civile, per contribuire a una narrazione più completa della nostra identità».
Tra i relatori intervenuti, spiccano nomi autorevoli del mondo accademico e dell’architettura. Il professor Paul Arthur, archeologo di fama internazionale, ha elogiato l’approccio multidisciplinare del volume:
«Il lavoro di Cariddi si distingue per la capacità di mettere in dialogo le fonti storiche con la lettura artistica e urbanistica. È un libro che non si limita a descrivere, ma che interroga, propone, stimola ulteriori indagini. In un’epoca in cui i monumenti rischiano di diventare solo cornici turistiche, è fondamentale restituire loro il valore di testimonianze attive del nostro passato».
Il professor Francesco G. Giannachi, docente e studioso di storia dell’arte medievale, ha invece sottolineato l’importanza del linguaggio visivo nella chiesa di San Pietro:
«I cicli pittorici presenti all’interno dell’edificio non sono semplici decorazioni, ma veri e propri testi teologici in forma d’immagine. Il volume riesce a tradurre con chiarezza questo linguaggio simbolico, rendendolo accessibile anche ai non specialisti, e contribuendo così alla diffusione della conoscenza».
Un contributo significativo è arrivato anche dall’architetto Mario Cucinella, che ha riflettuto sul rapporto tra architettura e identità:
«La Chiesa di San Pietro rappresenta un esempio mirabile di equilibrio tra funzione, bellezza e spiritualità. In un mondo che spesso dimentica la dimensione del sacro negli spazi pubblici, è importante tornare a riflettere su edifici come questo, dove ogni elemento costruttivo ha un significato. Il libro ci guida in questo percorso con competenza e passione».
Presente anche Mons. Francesco Neri, che ha portato il suo saluto e sottolineato l’importanza della memoria e della cura dei luoghi sacri:
«Quando ci prendiamo cura di chiese antiche come San Pietro, non facciamo solo un gesto culturale o conservativo. È un atto spirituale. È custodire la fede, la bellezza, la storia di una comunità».
Particolarmente sentito è stato l’intervento dell’editore e archeologo Claudio Martino, che ha evidenziato il valore dell’opera nel contesto dell’editoria territoriale di qualità:
«Quando Pierpaolo Cariddi mi ha proposto questo libro, ho percepito immediatamente la forza del messaggio che voleva trasmettere. Non è solo una pubblicazione, è un progetto di riscoperta, di consapevolezza, di valorizzazione. La nostra casa editrice da anni lavora con l’obiettivo di raccontare la Puglia e il suo patrimonio con serietà e cura. Questo libro si inserisce perfettamente in quella missione, con un rigore scientifico che si unisce a un profondo amore per il territorio. Un libro così non nasce per caso: nasce quando la passione incontra la competenza».
A moderare l’incontro è stato il giornalista e scrittore Vincenzo Sparviero, che ha saputo intrecciare gli interventi con eleganza e profondità, favorendo un dialogo coinvolgente tra i relatori e il pubblico.
Il finale della serata: la voce dell’autore e la magia della musica
A chiudere la serata è stato nuovamente Pierpaolo Cariddi, che ha ringraziato i relatori, i presenti e la sua città:
«Credo fermamente che la bellezza debba essere spiegata, raccontata, condivisa. Solo così diventa bene comune. San Pietro non è solo un edificio, ma un nodo simbolico, un punto di contatto tra Oriente e Occidente, tra spiritualità e arte, tra passato e futuro. Scrivere questo libro è stato per me anche un modo per restituire qualcosa alla mia città, un atto di riconoscenza verso ciò che siamo. Spero che il lettore possa trovarvi non solo informazioni, ma emozioni, domande, un invito a guardare Otranto con uno sguardo nuovo».
E se le parole sono state protagoniste della prima parte della serata, a dare il tocco finale ci ha pensato la musica “allo stato puro” del chitarrista Salvatore Russo, con un concerto Gypsy King Style che ha animato Largo Porta Alfonsina trasformandolo in un palcoscenico vibrante di emozioni mediterranee. Con le sue sonorità gitane, flamenco e jazz manouche, Russo ha offerto un’esibizione potente e coinvolgente, accolta con entusiasmo da un pubblico ormai conquistato.
Un epilogo perfetto per una serata che ha saputo fondere cultura, storia, arte e musica, nel cuore della città più orientale d’Italia. Un invito a ritrovare la profondità delle nostre radici e il piacere di condividerle.