Nel cuore carsico del Salento, una lezione antica

C’è un Sud che non fa rumore. Un Sud che non urla, che non invade i talk show o le cronache di costume, ma che vive sotto i nostri piedi da millenni. Un Sud carsico. Letteralmente. E oggi, che abbiamo la smania di correre dietro all’effimero, fa bene ricordarsi che ci sono luoghi dove il tempo si è sedimentato piano piano, scavando nella roccia la storia dell’uomo. Uno di questi luoghi è il Salento.

Ho letto con curiosità — e diciamolo, anche con un certo stupore — una riflessione molto precisa e appassionata su questo pezzo d’Italia che spesso viene liquidato solo come "la penisola del sole e del mare". Ma il Salento non è solo sabbia e taranta. È un palinsesto geologico, un libro di pietra scritto con l’inchiostro della pioggia, del vento e dell’acqua salmastra. E quando si comincia a leggere quel libro, si scopre che ogni lama, ogni dolina, ogni inghiottitoio è un capitolo di una storia più grande.

Pensateci: qui l’acqua non scorre in superficie. Qui scava. Penetra. Si fa invisibile. E questo ha condizionato tutto: i modi di vivere, di costruire, di pregare. Le case rupestri, gli ipogei, le cisterne, le lame trasformate in vie d’insediamento. L’uomo salentino, prima ancora di combattere contro l’aridità del clima, ha dovuto imparare a interpretare i segni della pietra.

E allora mi viene da dire che questa terra, così aspra e così sapiente, ha fatto della scarsità una cultura. Dove mancava l’acqua, si è imparato a raccoglierla. Dove la terra era povera, si è imparato a rispettarla. Dove la costa era malsana, si è scelto di vivere un po’ più in là, protetti da dune e da grotte.

Insomma, il Salento non è solo un paesaggio: è una lezione. Una lezione su come si può abitare il mondo ascoltando la natura invece di combatterla. Una lezione su come la geografia può diventare destino, ma anche possibilità.

E in tempi in cui tutto sembra artificiale, immediato, "digitale", questa vecchia terra carsica ci ricorda che la profondità — non solo quella della roccia, ma quella del pensiero — è ancora possibile. Anzi, è necessaria.

Antonio Bruno

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