L'esercito israeliano attacca l'Iran
Netanyahu: «Colpiti i siti nucleari»
Dichiarato lo stato di emergenza speciale in Israele. Udite forti esplosioni nella capitale iraniana
La prima sirena d'allarme è la sveglia per tutti gli israeliani da Nord a sud del Paese. Costringe milioni di persone a leggere il messaggio che blocca lo schermo dei telefonini: il governo dichiara l'emergenza dopo aver ordinato un bombardamento contro l'Iran. In contemporanea i testimoni raccontano di esplosioni attorno alla capitale Teheran.
Da 48 ore gli americani – che precisano agli alleati occidentali e in Medio Oriente: «Non siamo coinvolti» – avevano diffuso segnali che qualcosa stava per succedere: le ambasciate in Iraq, Kuwait, Bahrain evacuate, i famigliari dispiegati nella regione richiamati negli Stati Uniti. Fino alle rivelazioni passate ai giornali e alle emittenti televisive: «Per gli israeliani è tutto pronto. Succederà nei prossimi giorni». È successo.
Ancora ieri il presidente Donald Trump aveva ripetuto di non considerare il raid «imminente», aveva proclamato di non volerlo fino a quando un accordo con l'Iran è ancora possibile».
A questo punto non è chiaro se l'amico Benjamin Netanyahu lo ha lasciato all'oscuro (improbabile) o le sue parole facessero parte della copertura per sorprendere il regime islamico. Sorpresa relativa: fonti da Teheran avevano spiegato di essere state avvertite da una «nazione amica» della possibilità. Domenica gli inviati della Casa Bianca avrebbero dovuto incontrare gli emissari degli ayatollah per discutere ancora una volta dell'intesa.
Bibi, com'è soprannominato, considera fermare il progetto atomico iraniano come la missione esistenziale. Ci pensa e progetta l'attacco dal 2009, quando è tornato al potere (dopo un periodo tra il 1996 e il 1999) e ci è rimasto. Il primo ministro più longevo nella Storia del Paese è stato impegnato nei giorni scorsi in un'altra battaglia, quella per la sopravvivenza politica, mentre gli alleati religiosi minacciavano di lasciare la coalizione.
Gli Stati Uniti hanno affermato di essere al corrente degli attacchi israeliani contro l'Iran ma hanno precisato di «non essere coinvolti in nessun modo».
Lo riferiscono funzionari di Washinton alla Cnn. Il premier Benjamin Netanyahu annuncia in un messaggio registrato che l'operazione – chiamata Leone che sorge – serve a fermare gli ayatollah: «Hanno accumulato abbastanza uranio arricchito per produrre nove testate».
I missili stanno colpendo i siti nucleari, le installazioni militari, le basi missilistiche. Ma anche i palazzi del potere a Teheran. Fonti militari spiegano che l'offensiva potrebbe durare settimane. È una guerra più che un raid. I generali israeliani lasciano trapelare che nella prima ondata avrebbero eliminato lo Stato Maggiore della Repubblica islamica, il comandante dei Pasdaran, gli scienziati alla guida del programma. Tra gli obiettivi anche i leader politici. Sembra che l'attacco punti anche al cambio di regime.