"Il silenzio del tempo: il Palazzo Guarini di Poggiardo"
Mi è sempre piaciuto camminare per i piccoli borghi d’Italia, quei luoghi dove il tempo non si è fermato… ma ha scelto di rallentare. Uno di questi luoghi è Poggiardo, nel cuore del Salento, e tra le sue pietre calde e antiche si staglia una presenza che non urla, ma racconta: il Palazzo Ducale Guarini.
Un castello-palazzo, certo. Con le sue torri, i loggiati, i giardini di agrumi che hanno preso il posto del fossato. Ma soprattutto, con la sua memoria. Qui dentro si sono mossi baroni, duchi, artisti, soldati, servi e santi. Qui si sono firmati atti, si sono amati segretamente, si sono persi quadri, eredità, battaglie. Eppure lui è ancora lì, il palazzo. Come un anziano signore che guarda i ragazzi in piazza Umberto I e sorride, malinconico e discreto.
Ho letto di recente un resoconto: l’edificio è strutturalmente solido, ma abbandonato. Una famiglia nobiliare, i Guarini, lo ha abitato per secoli. Poi, come spesso accade in questa nostra Italia che dimentica i suoi padri, tutto si è fatto polvere: i quadri rubati, le stanze chiuse, gli arredi venduti. Il palazzo, come molti altri nel nostro Meridione, è rimasto senza voce, circondato da carte bollate, eredi lontani, progetti a metà.
Ma c’è chi ancora crede. Associazioni locali, studiosi, volontari. Gente che si alza la mattina e si chiede: “Perché non ridargli vita?”
Perché non farne un centro culturale, un museo, una biblioteca, un luogo dove raccontare la storia di un territorio e dei suoi uomini?
Vedete, io sono convinto che la cultura sia una forma di gentilezza. E rispettare le nostre radici è il primo gesto d’amore che possiamo fare verso chi verrà dopo di noi. Il Palazzo Guarini non chiede molto. Non pretende champagne né tappeti rossi. Chiede solo di essere visto, ascoltato, raccontato. Come una vecchia canzone trovata per caso alla radio. Come una lettera d’amore dimenticata in un cassetto.
Spero che Poggiardo trovi la forza, l’intelligenza e il cuore per restituirgli il ruolo che merita. Perché un palazzo abbandonato non è solo una struttura: è un’occasione mancata di bellezza.
E l’Italia, credetemi, ha già perso abbastanza bellezza per strada.
— Antonio Bruno