Lecce, un medico aggredito in guardia medica. “Serve un segnale forte, o ci scappa il morto”

di Davide Tommasi

Lecce, 14 giugno 2025 – Ancora un’aggressione. Ancora un medico minacciato mentre svolge il proprio lavoro. L’ultimo episodio si è verificato sabato sera nell’ambulatorio di guardia medica di piazzetta Federico Bottazzi, a Lecce.

Un medico, in attesa del cambio turno, stava semplicemente informando un paziente che sarebbe stato visitato a breve. Nessun ritardo, nessuna mancanza. Solo un po’ di pazienza richiesta. La risposta? Insulti, urla, minacce e infine uno sputo lanciato con rabbia attraverso la grata di protezione.

Il medico, spaventato, è stato costretto a chiudersi in una stanza interna per mettersi in salvo. La scena è stata immortalata dalle telecamere di sorveglianza. La denuncia è già stata presentata alle autorità competenti.

E ora resta un senso di sconfitta. Non è la prima volta. Non sarà l’ultima, se non si interviene sul serio. Questo è solo l’ennesimo sintomo di un sistema sanitario sotto attacco, in un clima sociale che somiglia sempre più a una polveriera.

Chi sono i medici di guardia?

Spesso ce ne dimentichiamo. Dietro quei camici bianchi non ci sono robot della salute, ma persone. Donne e uomini con famiglie, affetti, figli che aspettano a casa, turni massacranti sulle spalle, responsabilità enormi e una sensazione costante di precarietà.

La maggior parte di loro lavora in condizioni difficili, spesso in strutture isolate o poco protette, a volte senza nemmeno un presidio di sicurezza. Gestiscono urgenze, sofferenze, emergenze vere, ma anche ansie, paure, rabbia delle persone.

Non si limitano a “fare visite”: ascoltano storie, raccolgono fragilità, diventano lo sfogo di un disagio sociale più grande.

Lo fanno per scelta. Per etica. Per senso civico.

Ma tutto questo non basta più. Perché chi cura non può continuare a vivere nell’angoscia di essere aggredito.

Questi professionisti non cercano applausi. Cercano rispetto. Non pretendono privilegi. Vogliono tutele.

Perché tutto questo odio?

La vera domanda è questa. Perché un gesto così violento? Perché tanta rabbia verso chi, in fondo, sta solo svolgendo il proprio dovere?

Viviamo in un tempo in cui tutto è diventato immediato, in cui l’impazienza cresce come un veleno. A questo si aggiungono anni di difficoltà, di crisi economica, sociale, sanitaria. La sfiducia nelle istituzioni ha generato un malessere diffuso.

Ma nulla giustifica la violenza. Mai. Non c’è disagio, frustrazione o ingiustizia che possa trasformarsi in minacce contro chi si prende cura degli altri.

Un medico aggredito non è solo una notizia di cronaca. È una ferita aperta per tutti. È un campanello d’allarme per la tenuta di una comunità intera. Perché una società che non protegge chi cura è una società malata.

La legge c’è, ma deve essere applicata.

Il problema non è la mancanza di norme. L’Italia ha una legge specifica a tutela degli operatori sanitari. Eppure, nella realtà, i numeri sono impietosi:
Le aggressioni aumentano.
I procedimenti giudiziari sono pochi.
Le condanne, rarissime.

Antonio De Maria, presidente dell’Ordine dei Medici di Lecce, ha lanciato un messaggio durissimo:
“Serve l’arresto in flagranza differita. Serve un segnale forte. Un medico oggi non può nemmeno parlare senza rischiare di essere aggredito. Se va avanti così, ci scappa il morto.”

Una frase dura, ma purtroppo realistica. Non si tratta più solo di indignarsi. Bisogna agire. E subito.

Sanità da migliorare, ma rispetto da pretendere.

La sanità pubblica italiana ha tanti limiti, è vero. Ci sono criticità, errori, ritardi. I cittadini hanno il diritto di pretendere efficienza, trasparenza e umanità.

Ma proprio per questo motivo, chi lavora bene deve essere sostenuto. Ogni giorno centinaia di medici, infermieri, operatori sanitari svolgono il proprio compito con professionalità, sacrificio e coraggio. Spesso in silenzio.

La fiducia nella sanità si ricostruisce anche valorizzando ciò che funziona.

Perché curare non è solo applicare protocolli:
È ascoltare.
È mettersi a disposizione.
È umanità, oltre che scienza.

Chi cura ha il dovere di esserci. Ma anche il diritto di non avere paura.

Un medico non può lavorare temendo che il prossimo paziente sia anche il prossimo aggressore. Non può entrare in servizio col nodo allo stomaco. La sicurezza non è un favore: è un diritto.

E chi non difende chi cura, non sta solo tradendo i medici. Sta tradendo l’intera società.

💬 Basta violenza. Facciamo valere la legge. Facciamo valere l’umanità.

Ogni insulto, ogni pugno, ogni sputo lanciato contro un medico è una sconfitta per tutti noi.
Non possiamo più restare indifferenti.

Nel 2025 non possiamo più chiudere gli occhi.
Nel 2025 non possiamo più far finta di niente.

Difendiamo chi ci cura. Difendiamo il nostro diritto alla salute. Difendiamo la dignità di un’intera comunità.

Perché curare è un atto d’amore.E chi compie questo gesto non deve sentirsi solo. Mai più.

Indietro
Indietro

Tutto pronto per il Trofeo delle Regioni di pallavolo

Avanti
Avanti

La maestra di danza Vera Giannetto diventa insegnante di Odaga Yoga