Lecce stretta tra invecchiamento e precarietà

Il Rendiconto Sociale INPS 2024 racconta un territorio in affanno

di Davide Tommasi

LECCE – Una popolazione sempre più anziana, un mercato del lavoro dominato da precarietà e stagionalità, e un tessuto produttivo che fatica a reggere i contraccolpi della crisi economica. È questa la realtà che emerge in tutta la sua complessità dal Rendiconto Sociale INPS 2024 per la provincia di Lecce, presentato in un incontro pubblico che ha visto la partecipazione di istituzioni, sindacati, imprese e mondo accademico.

Non solo numeri, ma indicatori che parlano di una società che cambia rapidamente, tra nuove povertà, squilibri generazionali e la necessità urgente di un ripensamento del modello di sviluppo locale. Lecce, cuore del Salento, si trova oggi davanti a una sfida cruciale: invertire la rotta del declino demografico ed economico, rilanciare il lavoro stabile e affrontare le disuguaglianze crescenti.

Un evento che mette a confronto esperienze, dati e strategie

La presentazione del Rendiconto, ospitata nella sede della Camera di Commercio di Lecce, ha visto alternarsi numerosi interventi istituzionali e tecnici. A fare gli onori di casa sono stati Mario Vadrucci, presidente della Camera, Loredana Tundo, in rappresentanza della Provincia, e Gabriella Margiotta, assessora del Comune di Lecce.

Ha introdotto i lavori Massimo De Giorgi, presidente del Comitato provinciale INPS, mentre la presentazione del documento è stata affidata a Giuseppe Garrisi, direttore provinciale INPS. Molto atteso l’intervento di Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio Economico Aforisma, che ha offerto una lettura integrata e indipendente dei dati.

A portare il punto di vista regionale sono state Nadia Polito, presidente del Comitato regionale INPS, e Benedetta Dito, direttrice regionale, insieme ai componenti del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza INPS Angela Caracciolo e Franco Rampi. Ha moderato l’incontro Antonio Tommasi, direttore vicario della sede INPS di Lecce.

Demografia in crisi: Lecce invecchia e si svuota

Uno dei dati più allarmanti riguarda l’indice di vecchiaia, che supera il 26%: significa che più di un quarto della popolazione residente ha più di 65 anni. Un dato superiore sia alla media pugliese che a quella nazionale, che conferma una tendenza ormai consolidata: Lecce è una delle province più anziane d’Italia.

La combinazione tra basso tasso di natalità e aumento della speranza di vita produce un saldo demografico negativo che si traduce in meno giovani, meno studenti, meno lavoratori attivi. Un trend che mette in crisi l’intero sistema locale: scuola, sanità, imprese, trasporti, servizi.

Nel lungo periodo, il rischio è quello di una desertificazione sociale, con piccoli comuni sempre più spopolati e città incapaci di attrarre o trattenere le nuove generazioni.

Occupazione in crescita solo nei numeri: la precarietà domina

Il saldo occupazionale del 2024 parla di 2.703 posizioni lavorative in più rispetto all’anno precedente. Ma, come spesso accade, il dato aggregato nasconde realtà molto diverse.

Mentre i contratti a tempo indeterminato sono diminuiti di 1.743 unità, sono aumentati in modo significativo quelli a tempo determinato, intermittente e stagionale, soprattutto nei settori del commercio, turismo e servizi alla persona.

Si consolida dunque un modello economico basato su lavoro flessibile, spesso sottopagato e privo di garanzie, che crea insicurezza, instabilità e rende difficile la pianificazione della vita per migliaia di famiglie. Un meccanismo che alimenta a sua volta disoccupazione latente e lavoro nero.

Disoccupazione strutturale: Lecce in fondo alle classifiche pugliesi

Il tasso di disoccupazione al 10,1% è un altro campanello d’allarme. Lecce si conferma una delle province più in difficoltà della Puglia, peggio della media regionale (9,3%) e lontana dai dati nazionali (6,5%).

Particolarmente colpite le donne e i giovani under 35, che fanno sempre più fatica a inserirsi in un mercato del lavoro saturo e poco dinamico. La mancanza di politiche attive efficaci, l’assenza di incentivi stabili per le imprese e la debolezza del sistema della formazione professionale aggravano il quadro.

Cassa integrazione più che raddoppiata: le imprese faticano a tenere il passo

Nel 2024 le ore di cassa integrazione autorizzate sono passate da 858mila a oltre 2 milioni, con un incremento che segnala le difficoltà diffuse in molti comparti produttivi. Le imprese, specie le micro e piccole, si trovano a operare in un contesto di costi crescenti, domanda incerta e pressione fiscale elevata, e spesso ricorrono agli ammortizzatori sociali per non licenziare.

Anche la Naspi, l’indennità di disoccupazione, è in aumento: +6% rispetto all’anno scorso, un dato che testimonia un mercato del lavoro ancora molto fragile e incapace di garantire continuità occupazionale.

Pensioni numerose, ma ancora lontane dai livelli del Nord

Con 218.219 pensioni attive, Lecce è la provincia pugliese con il maggior numero di pensionati. Tuttavia, gli importi medi mensili restano inferiori a quelli delle regioni settentrionali, a parità di contributi.

  • Le donne percepiscono in media 1.283 euro al mese (+5%)

  • Gli uomini 1.820 euro (+3,7%)

Il divario con il Nord Italia resta marcato: -9% per le donne, -13% per gli uomini. Un segnale di come il lavoro instabile e mal retribuito del Sud si rifletta anche nel momento della pensione, generando nuove disuguaglianze sociali tra territori.

Invalidità e fragilità: il peso della sofferenza sociale

Lecce concentra quasi il 23% delle pratiche di invalidità civile della Puglia. Un dato che riflette il peso crescente delle fragilità fisiche, psichiche e sociali che colpiscono soprattutto anziani, persone con disabilità e soggetti svantaggiati.

Di contro, è ancora scarso il ricorso a strumenti previdenziali dedicati alle donne, come “Opzione Donna”, che in provincia rappresenta appena il 10% delle adesioni regionali. Un dato che pone interrogativi sia sull’efficacia della misura che sulla sua reale conoscenza da parte delle lavoratrici.

Oltre le statistiche: il Rendiconto INPS come bussola per le politiche pubbliche

Il Rendiconto Sociale INPS non è un documento neutro. È uno strumento di lettura del presente e di progettazione del futuro. Serve a capire dove siamo e dove stiamo andando, ma soprattutto a decidere dove vogliamo andare come comunità.

In un territorio che invecchia, si impoverisce e perde capitale umano, i dati non sono semplici cifre: sono segnali d’allarme, chiamate alla responsabilità, richieste di azioni concrete.

  • Servono investimenti strutturali per trattenere i giovani.

  • Serve un nuovo patto sociale tra pubblico e privato.

  • Serve più attenzione al lavoro stabile, dignitoso e ben retribuito.

  • Serve una rete di welfare più inclusiva, capace di rispondere alle esigenze di un territorio fragile ma ancora ricco di potenzialità.

Un territorio che chiede risposte, non parole

Lecce e il Salento hanno bisogno di una nuova agenda sociale ed economica, che parta proprio da questi dati. Perché i numeri raccontano storie. E dietro ogni statistica c’è una persona, una famiglia, una speranza.

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