Le Panare illuminano il paese e custodiscono l’anima di una tradizione
di Davide Tommasi
Tra Panare accese, pioggia, musica in corteo e sorrisi di grandi e piccoli, Spongano si ritrova attorno alle sue radici
Ci sono notti che non finiscono quando le luci si spengono.
Notti che restano addosso, che tornano nei racconti del giorno dopo, negli sguardi ancora lucidi, nel silenzio pieno che rimane.
Il 22 dicembre, a Spongano, è stata una di quelle notti. Una notte in cui il paese non ha semplicemente celebrato una tradizione, ma si è riconosciuto, si è ritrovato, si è stretto.
Le Panare hanno acceso il buio dell’inverno, ma soprattutto hanno acceso qualcosa di molto più profondo: il senso autentico di appartenenza. Oltre 44 grandi panare , accesi in ogni angolo del paese, hanno trasformato Spongano in una vera e propria costellazione di luce e calore. Ogni quartiere, ogni strada, ogni piazza ha avuto il suo fuoco, il suo punto di incontro, il suo cuore pulsante. Nessuno escluso. Tutto il paese era lì, insieme.
Il fuoco delle Panare parla una lingua antica, che non ha bisogno di essere spiegata.
Parla di mani sporche di cenere, di giorni passati a raccogliere e preparare la legna, di gesti ripetuti con rispetto e pazienza. Parla di chi insegna e di chi impara, di chi racconta e di chi ascolta. È un rito che si trasmette guardandosi fare, stando vicini, condividendo il tempo.
Attorno alle Panare si sono ritrovate intere famiglie.
Nonni con la voce rotta dall’emozione, genitori orgogliosi, bambini con gli occhi spalancati, incantati davanti a quelle fiamme alte che sembravano danzare per loro. I più piccoli stringevano le mani dei grandi, facevano domande, ridevano, si scaldavano. In quei momenti la tradizione non era un ricordo del passato: era viva, presente, futura.
Il colpo d’occhio era potente e commovente.
Le fiamme salivano alte nel cielo, il crepitio del legno riempiva l’aria, le strade erano illuminate da una luce calda e familiare. E poi i fuochi pirotecnici, che hanno colorato il cielo sopra Spongano, strappando applausi spontanei e lasciando tutti con il naso all’insù. Per un attimo, il paese intero ha respirato all’unisono.
Nemmeno la pioggia, caduta a tratti e in modo intermittente, è riuscita a spegnere l’entusiasmo. Qualche ombrello aperto, qualche goccia sul volto, ma nessun passo indietro. Con pazienza, determinazione e spirito di comunità, la manifestazione è arrivata fino alla fine, dimostrando che quando una tradizione è sentita davvero, neppure il maltempo può fermarla.
A rendere ancora più vivo e coinvolgente il percorso tra le Panare è stata la Banda “Città di Racale”, che ha suonato percorrendo a piedi le strade del paese in corteo, accompagnando cittadini e visitatori da un falò all’altro. Le note della banda hanno trasformato il percorso in una vera e propria festa itinerante, facendo entrare il corteo in pieno regime di celebrazione popolare, tra applausi, sorrisi e passi che seguivano il ritmo della musica.
Colori, folklore, musica e divertimento hanno fatto da cornice a una serata intensa, autentica, mai artificiale. Le Panare non sono state un semplice evento da guardare, ma un’esperienza da vivere, capace di unire chi Spongano la abita ogni giorno e chi torna apposta per non mancare a questo appuntamento che sa di casa.
Fondamentale, come sempre, il lavoro del Comitato Feste, che con passione, sacrificio e senso di responsabilità ha saputo organizzare e gestire ogni momento della serata, anche quelli più delicati. Dietro ogni Panara accesa c’è stato un lavoro silenzioso, fatto di tempo donato, fatica condivisa e amore profondo per il paese.
Un contributo sentito è arrivato anche dal gruppo musicale, che ha voluto essere presente e dare il proprio sostegno alla manifestazione nonostante le condizioni meteo, rafforzando ulteriormente il legame tra musica, territorio e comunità.
La musica del Canzoniere Grecanico Salentino ha attraversato Spongano come un filo invisibile, accompagnando la serata con suoni antichi e profondi, capaci di parlare alla terra e alle persone. Una colonna sonora perfetta per una notte di identità, memoria e orgoglio salentino.
Un ringraziamento sincero va a tutti coloro che hanno contribuito: all’amministrazione comunale, agli sponsor, ai volontari e, soprattutto, alle famiglie sponganesi, che con la loro generosità e presenza hanno dimostrato ancora una volta cosa significhi davvero essere comunità. Ognuno ha fatto la propria parte, e proprio questa somma di piccoli gesti ha reso la serata così grande.
In un tempo che corre veloce e dimentica in fretta, Spongano ha scelto di fermarsi.
Ha scelto di guardarsi negli occhi, di ritrovarsi attorno al fuoco, di resistere anche sotto la pioggia. Ha scelto di custodire le proprie tradizioni non come nostalgia, ma come un atto d’amore verso il futuro.
Ora lo sguardo è già rivolto alla festa di agosto, con la certezza che solo restando uniti, con la stessa dedizione e la stessa partecipazione, si potranno continuare a scrivere pagine così belle della storia del paese.
Perché le Panare non sono solo legna che brucia.
Sono bambini che imparano, famiglie che si ritrovano, un paese che non si arrende.
E finché quel fuoco continuerà ad ardere, Spongano continuerà a vivere, a riconoscersi, a raccontarsi.