L’albero, il Sindaco e il Big Bang di provincia

di Antonio Bruno

Ogni anno, puntuale come un referendum non dichiarato, accade nelle piazze d’Italia un evento che nessun sociologo osa più sottovalutare: la comparsa dell’albero di Natale. Non è solo un addobbo. È una dichiarazione politica. È un manifesto urbano. È un test di resistenza per Sindaci e pubbliche amministrazioni.

Perché quando il Comune pianta il suo albero al centro della piazza, non sta solo offrendo un simbolo. Sta scegliendo una posizione nel mondo. Alto o basso? Vero o finto? Tagliato di fresco o di plastica immortale? In quel tronco si annidano più divisioni che in un’assemblea parlamentare.

E mentre una maggioranza silenziosa di cittadini non va a votare alle elezioni, sugli alberi di Natale non abdica: discute, protesta, osserva, giudica. Lì sì che la partecipazione è assoluta. Lì sì che la democrazia torna ad essere una faccenda personale.

C’è chi lo vuole maestoso, a sfiorare i balconi, come una promessa verticale in un Paese che spesso guarda in orizzontale. E c’è chi lo preferisce modesto, umano, quasi domestico.
C’è chi difende il sintetico, per non dover poi “buttare nel camino” la festa. E chi pretende il profumo del bosco, la verità della resina, il sacrificio rituale della natura in nome della magia.

Perché l’albero di Natale è questo: il più grande spettacolo dopo il Big Bang.
Un’esplosione di luci che tenta di raccogliere il senso del mondo in una piazza.

E poi c’è Bari. Bari dove qualcuno, stanco di aspettare, ha fatto da sé.
Fai da te.
Il gesto più politico che esista.

Fai da te perché il Comune non c’è. O c’è ma non basta. O c’è, ma ha altro da fare.

E allora un cittadino prende una scala, una manciata di luci, un po’ di coraggio e rifà Dio in miniatura. Ricrea il Natale con le proprie mani. Si sostituisce all’Amministrazione. Accende la città quando la città è spenta.

Fai da te?
No, sarebbe troppo poco.

È autogoverno poetico.
È disobbedienza luminosa.
È democrazia elettrica.

E intanto il sindaco osserva, l’assessore promette, l’ufficio tecnico misura, il consigliere commenta. Ma la piazza ha già parlato.

Ahi ahi ahi.

Perché in Italia puoi anche non costruire strade, puoi rimandare i lavori, puoi ignorare le periferie.
Ma se sbagli l’albero di Natale,
se non lo metti,
se lo metti storto,
se lo metti brutto…

la storia non ti assolve.

Indietro
Indietro

Calimera inaugura il Festival dei Piccoli Lettori 2025

Avanti
Avanti

Nasce “Corato Cultivar Bellezza”