La Notte Bianca di Patù: quando il Sud diventa un palco
di Antonio Bruno
Ci sono luoghi che sembrano inventati per la musica. Patù, piccolo borgo del Salento, è uno di quelli. Le sue stradine di pietra, la luce calda dei lampioni e quell’odore di mare che arriva anche se il mare non lo vedi. Giovedì 21 agosto il paese diventa un’unica, grande cassa armonica: è la Notte Bianca, e chi c’è sa che non è solo un evento, ma un rito collettivo.
Ho visto tante notti bianche in giro per l’Italia, ma qui c’è qualcosa di diverso: il pubblico non è “pubblico”, è parte della scena. Bambini che ballano davanti ai palchi, anziani seduti sulle sedie di casa che annuiscono a ritmo, ragazzi che girano con le chitarre e si uniscono alle band come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Dietro questa magia c’è il lavoro del Comune di Patù, del Circolo Arci “Patù Terra di Mezzo” e dell’Avis comunale. Ma soprattutto c’è un’idea: che la musica e l’arte possano ancora creare comunità, senza filtri, senza ticket VIP, senza distanze.
Quello che mi colpisce è che ogni artista qui suona “per il momento”, non per la carriera. Non c’è ansia da classifica o algoritmo di streaming. C’è l’urgenza di condividere. E quando l’urgenza è vera, il pubblico la sente.
Quindi, se il 21 agosto vi trovate nel Salento, lasciate perdere i locali modaioli e venite a Patù. Non è uno spettacolo: è un incontro. E forse, in un’epoca in cui tutti parlano di connessioni digitali, la vera connessione è quella che senti quando mille persone cantano insieme sotto un cielo di stelle.