Il Mediterraneo perde il suo riccio di mare viola
di Davide Tommasi
Nel cuore blu del Mediterraneo, una delle sue creature più iconiche è in pericolo. Il Paracentrotus lividus, conosciuto da tutti come riccio di mare viola, sta attraversando una crisi senza precedenti. A confermarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Nature – Scientific Reports, guidato da un team internazionale coordinato dal professor Stefano Piraino, direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Università del Salento.
Un crollo allarmante
I risultati dello studio parlano chiaro: le popolazioni del riccio viola sono in drammatico declino, in particolare lungo le coste di Sicilia e Puglia, dove, durante l’estate 2023, i monitoraggi hanno registrato densità inferiori a 0,2 individui per metro quadrato. Numeri mai visti prima, che mettono seriamente a rischio il futuro di questa specie. Ancora più preoccupante è che non vi sono differenze tra aree marine protette e non protette, segnalando l’insufficienza delle attuali misure di conservazione.
Un declino lungo vent’anni
Il calo del Paracentrotus lividus non è un evento improvviso, ma il risultato di un trend negativo iniziato nel 2003, anno segnato da un’ondata di calore su scala europea e da un riscaldamento anomalo delle acque del Mediterraneo. Secondo una meta-analisi dei dati raccolti negli ultimi trent’anni, il declino è stato accelerato da fattori climatici e pressioni antropiche, come il sovrasfruttamento della pesca.
«La situazione è critica – afferma Andrea Toso, primo autore dello studio – perché il riccio di mare è un ingranaggio fondamentale negli ecosistemi costieri. La sua scomparsa rappresenta una minaccia non solo per una risorsa gastronomica di valore, ma anche per l’intero equilibrio ecologico delle coste mediterranee.»
Un simbolo da proteggere
Il professor Piraino è netto: «I dati raccolti evidenziano la necessità urgente di adottare misure concrete per la gestione sostenibile della pesca, il monitoraggio costante delle popolazioni e una maggiore consapevolezza pubblica sull’impatto del cambiamento climatico sulla biodiversità marina.»
Lo studio è frutto della collaborazione tra l’Università del Salento, l’ARPA Puglia, l’Università di Palermo e l’Università di Malta, all’interno delle attività del National Biodiversity Future Center (NBFC).
Un appello chiaro: agire ora
Il messaggio degli scienziati è chiaro: è il momento di agire, prima che il Mediterraneo perda per sempre una delle sue creature più rappresentative. Il riccio di mare viola non è solo un simbolo della cucina mediterranea, ma anche un indicatore prezioso della salute del mare. La sua sopravvivenza dipende dalle scelte che facciamo oggi.