I robot nei campi: quando la tecnologia semina il futuro
di Antonio Bruno
C’è un luogo, alle porte di Padova, dove il futuro dell’agricoltura ha già messo radici. È l’Azienda Agraria Sperimentale “Lucio Toniolo” dell’Università di Padova, dove il 15 ottobre scorso si è svolta una giornata di studio dedicata a un tema che unisce due mondi solo in apparenza lontani: la robotica e l’agricoltura.
Il convegno, intitolato “Integrazione della robotica nelle aziende agricole: prime esperienze di applicazione in Veneto”, ha riunito ricercatori, docenti e aziende per capire fin dove le macchine intelligenti possano spingersi nel lavoro dei campi. L’iniziativa, promossa dai dipartimenti universitari Dafnae e Tesaf con il patrocinio di FederUnacoma, rientra nel progetto nazionale Agritech, sostenuto dai fondi del PNRR, che mira a rendere l’agricoltura più efficiente e sostenibile grazie alle nuove tecnologie.
Durante l’incontro, i ricercatori hanno presentato i risultati dei primi test sul campo dei robot portattrezzi acquistati dall’università. Queste macchine sono in grado di svolgere, in modo autonomo, molte operazioni agricole: dalla semina al diserbo, fino alla lavorazione del terreno. I dati raccolti mostrano che, sebbene i robot siano ancora più lenti rispetto ai trattori tradizionali, la loro capacità di lavorare fino a diciotto ore al giorno li rende particolarmente adatti per attività ripetitive e a bassa velocità. Inoltre, l’impatto sul suolo risulta inferiore e le rese produttive, in alcuni casi, addirittura superiori.
Un aspetto molto discusso è stato quello normativo. Come ha spiegato Alessio Bolognesi di FederUnacoma, la legislazione europea non sempre riesce a tenere il passo dell’innovazione. Le regole che riguardano l’intelligenza artificiale, la sicurezza delle macchine e la protezione dei dati stanno evolvendo, ma serve ancora un coordinamento più stretto tra le diverse norme per permettere una diffusione sicura e omogenea di queste tecnologie.
Anche il tema economico rimane centrale: i costi iniziali sono ancora elevati e mancano studi approfonditi sui tempi di ritorno dell’investimento. Tuttavia, la crescente carenza di manodopera agricola e la necessità di ottimizzare l’uso delle risorse spingono verso l’adozione di soluzioni automatizzate.
In questo scenario, l’agricoltura del futuro appare sempre più come un laboratorio a cielo aperto, dove uomini e macchine collaborano per produrre cibo in modo più intelligente e sostenibile. Come avrebbe detto il mio Magister Mario De Nitto Personè, “la tecnologia non sostituisce l’uomo, ma lo libera dalle fatiche per permettergli di fare ciò che solo lui sa fare: pensare, inventare, migliorare”.
E nei campi di Legnaro, tra un solco e un sensore, questa collaborazione ha già cominciato a germogliare.