Gli alberi ci guardano

di Antonio Bruno

C’è un angolo d’Italia dove il clima sembra aver deciso di fare gli straordinari. È il Salento, che nonostante il mare, i cieli e il vento, si ritrova addosso una crisi climatica più intensa del resto della penisola.

Come se non bastasse, c’è la ferita mai rimarginata della Xylella, che ha portato via milioni di ulivi e con loro un pezzo d’identità. Non solo del paesaggio: dell’anima.

E mentre affrontiamo tutto questo, litighiamo sugli alberi come su una partita di calcio.

Da una parte i tifosi del “piantiamoli ovunque”, dall’altra quelli del “toglieteli tutti che sporcano”.

In mezzo, gli alberi: esseri silenziosi che non capiscono perché per noi siano diventati argomento da curva sud.

Il paradosso è che gli alberi non hanno bisogno di noi: siamo noi ad avere bisogno di loro.

Ma appena un ramo entra in competizione con la nostra finestra o col parcheggio sotto casa, lo trattiamo come un intruso.

Eppure, come un cagnolino o un gatto, anche un albero va conosciuto, rispettato, scelto con cura. Soprattutto in città, dove lo costringiamo a vivere in un habitat che non è il suo.

Nel frattempo i comuni salentini spendono una fortuna in potature, spesso inutili, mentre si investe pochissimo nei nuovi impianti.

Gli amministratori decidono “a occhio” che specie mettere in una piazza.

Un po’ come se, con il mal di schiena, ci sostituissimo al medico perché “tanto che ci vuole”.

La verità è che gli alberi non offrono caffè gratis, né bollette più basse a fine mese.

I loro benefici non sono immediati: sono medi, lunghi, profondi.

E noi – cittadini e politici – siamo diventati allergici a tutto ciò che non si misura in click, voti o selfie inaugurali.

Eppure la scienza lo dice da anni: gli alberi raffreddano le città, migliorano l’aria, proteggono il suolo.

E dopo la Xylella ne servirebbero più che mai: venti milioni di ulivi non si possono sostituire con un post indignato sui social.

Però qualcosa si muove.

Esperti, associazioni, amministratori coraggiosi e cittadini consapevoli hanno iniziato a fare rete.

Si progettano osservatori, piani del verde, collaborazioni con università e ordini professionali.

Ci si mette insieme, finalmente, senza gelosie e senza rivalità da comitato di quartiere.

L’idea – bellissima – è trasformare il Salento in un laboratorio internazionale di rinascita verde.

Un luogo simbolo non solo del disastro, ma anche della rinascita.

Per dimostrare che l’uomo, quando vuole, sa rimettere insieme ciò che ha distrutto.

Il problema è che per farlo bisogna capire una cosa molto semplice:

un albero non è un ostacolo. È un alleato.

E nessuno, davvero nessuno, in buona fede direbbe mai di no a un albero.

Bisogna solo creare le condizioni perché possa crescere. E perché possiamo crescere anche noi.

La buona notizia è che il tempo c’è.

La cattiva è che non ne abbiamo più da perdere.

Programma del 22 novembre 2025

Lecce, ore 18,00 Chiesa Santa Maria della Nova Via Idomeneo A cura di Italia Nostra sezione di Lecce per info +39 328 818 9662

Saluti del Sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone Introduzione

Luca Maestoso

Presidente della Sezione Italia Nostra di Lecce Interventi

Thomas Invidia

La responsabilità per i reati ambientali

Antonio Bruno

L'osservatorio del Verde Pubblico e Privato

Francesco Tarantino

Puglia: terra di alberi, boschi e foreste

 

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