Francesco Milizia e le “Memorie degli architetti antichi e moderni”
Il visionario che cambiò per sempre il modo di raccontare l’architettura
di Davide Tommasi
Le giornate del 14 e 15 novembre 2025 hanno segnato un momento di particolare rilievo per la storia culturale del Salento e per gli studi sull’architettura italiana. In occasione del tricentenario della nascita di Francesco Milizia, uno dei principali teorici del neoclassicismo europeo, il territorio che gli diede i natali ha scelto di celebrarlo con un programma articolato di incontri, letture critiche e approfondimenti scientifici tra Lecce, Erchie e Oria.
L’iniziativa, dal titolo “1725–2025. Trecentesimo anniversario della nascita di Francesco Milizia. Un teorico neoclassico dell’Architettura”, è stata promossa dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, dalle sezioni Messapia e Sud Salento di Italia Nostra APS, e dalla Società di Storia Patria per la Puglia – sezione di Oria, con il patrocinio dei Comuni di Lecce, Erchie e Oria.
Fondamentale il contributo del DiSDRA – Dipartimento di Storia, Rilievo e Restauro dell’Architettura della Sapienza Università di Roma, che ha curato i contenuti scientifici della manifestazione.
In questo contesto, l’opera più rivoluzionaria del teorico oritano, le “Memorie degli architetti antichi e moderni”, è tornata al centro dell’attenzione nazionale, riaffermando la propria attualità in un momento in cui il dibattito architettonico contemporaneo chiede sempre più metodo, misura e responsabilità.
Un evento sostenuto anche dalla Regione Puglia
Tra le presenze istituzionali più significative, quella dell’Assessore alla Cultura della Regione Puglia, Viviana Metrangolo, che ha partecipato alla giornata conclusiva sottolineando l’importanza di riportare al centro del dibattito una figura che la Puglia ha consegnato alla storia europea della critica architettonica.
Metrangolo ha definito Milizia «un intellettuale che ha insegnato a guardare l’architettura non come ornamento, ma come responsabilità pubblica».
Ha poi aggiunto:
«Celebrare Milizia significa riconoscere che la nostra terra ha prodotto un pensatore capace di dialogare con l’Europa del suo tempo e, ancora oggi, con le sfide della contemporaneità. La Puglia deve continuare a investire sulla valorizzazione dei suoi patrimoni intellettuali, perché la cultura è un motore di identità, sviluppo e cittadinanza attiva».
Nel suo intervento ha inoltre ribadito il sostegno della Regione alle iniziative che mettono in relazione ricerca, tutela e partecipazione, evidenziando come la riscoperta di figure come Milizia contribuisca a rafforzare la consapevolezza collettiva sul valore del paesaggio e del patrimonio costruito.La frattura critica di un illuminista pugliese
Nel vasto panorama della trattatistica del Settecento, ancora segnato da compilazioni celebrative e da un lessico intriso di retorica barocca, Milizia introdusse una frattura metodologica senza precedenti. Le Memorie rappresentano una svolta per almeno due ragioni.
Da un lato, la loro struttura: non semplici elenchi, ma analisi, valutazioni, criteri argomentati. Milizia non teme il giudizio; lo rivendica come strumento conoscitivo.
Dall’altro, una concezione illuminista dell’architettura: un fatto civile, non ornamentale; un’arte che deve rispondere al bene collettivo, non alla vanità del committente o all’estro privo di ragione. Da qui le critiche ai virtuosismi del barocco, alle decorazioni superflue, agli eccessi che tradiscono l’essenza stessa del costruire.
È questo approccio – razionale, etico, moderno – che rese Milizia una figura centrale nel dibattito europeo.
Un libro circolato in tutta Europa
Le Memorie non restarono confinate all’Italia. L’opera fu letta nelle accademie francesi e britanniche e penetrò nei circoli visionari della Francia prerivoluzionaria.
Boullée e Ledoux, pur distanti dal rigore formale miliziano, riconobbero nella lucidità del teorico pugliese una sensibilità affine: la volontà di fondare l’architettura sulla chiarezza, sulla logica, sulla forza del pensiero.
Si può dire, senza esagerare, che Milizia inaugurò un nuovo modo di raccontare la storia dell’architettura: non più sommatoria di grandi nomi, ma costruzione critica di un sapere.
I Relatori: contributi e prospettive
Le celebrazioni per il tricentenario di Francesco Milizia hanno dato voce a studiosi provenienti da diverse aree della ricerca – tutela, restauro, ingegneria, storia dell’architettura – componendo un quadro critico ricco e dinamico. Gli interventi non si sono limitati a commemorare il teorico oritano, ma ne hanno messo alla prova la vitalità concettuale, confrontandone il pensiero con le urgenze culturali e progettuali del presente.
Antonio Zunno
Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto – Introduzione e moderazione
Nel suo intervento introduttivo, Zunno ha offerto un inquadramento interpretativo che ha orientato la discussione dell’intera due giorni. Ha sottolineato come Milizia, pur scrivendo nel Settecento, anticipi temi oggi centrali nella tutela: il radicamento dell’architettura nell’identità dei luoghi, il valore del paesaggio come matrice culturale, la necessità della conoscenza come premessa di qualsiasi intervento.
Secondo Zunno, la forza attuale del teorico pugliese risiede nel suo richiamo costante alla responsabilità: l’architettura non è un atto individuale, ma una componente essenziale della costruzione di una comunità. In questo senso, Milizia diventa un riferimento per leggere il patrimonio con lo sguardo della contemporaneità, senza cedimenti estetizzanti ma con rigore civico.
Ilaria Pecoraro
Docente a contratto di Structural Engineering, Sapienza Università di Roma
Nascita e declino del mito nell’architettura palazziata neoclassica in Ostuni
Pecoraro ha portato nel dibattito un’analisi puntuale del caso di Ostuni, trasformando la città bianca in un osservatorio privilegiato per comprendere la costruzione – e la successiva dissoluzione – di un linguaggio neoclassico locale.
Il suo contributo ha mostrato come l’architettura palazziata ostunese non fu un semplice esercizio stilistico, ma il tentativo di costruire un mito urbano coerente con i mutamenti sociali della borghesia emergente.
Il confronto con Milizia è stato di grande interesse: se il teorico invocava misura, razionalità e proporzione, Ostuni sperimentò un neoclassicismo talvolta scenografico, presto sostituito dall’eclettismo. Questo contrasto ha permesso a Pecoraro di evidenziare quanto i criteri miliziani restino validi nel leggere le dinamiche attraverso cui i linguaggi architettonici nascono, si affermano e decadono.
Alessandra Ponzetta
Dottore di Ricerca in Storia e Teoria dell’Architettura, Sapienza Università di Roma
Architetture di vice-lettura del Salento: quali le influenze del Milizia?
Ponzetta ha offerto un contributo teorico di grande originalità, spostando l’attenzione dal piano materiale a quello concettuale.
La sua tesi centrale è che l’eredità miliziana nel Salento non debba essere cercata negli edifici, bensì nelle categorie interpretative attraverso cui il territorio ha imparato a leggere sé stesso.
Milizia – ha sostenuto – ha fornito al Sud una grammatica critica: i suoi concetti di decorum, funzione e chiarezza sono entrati nella cultura locale, non come modelli formali da imitare ma come criteri per valutare, descrivere e giudicare l’architettura.
Una presenza indiretta, sotterranea, ma profondamente influente: un “filtro cognitivo” che ha contribuito a costruire la cultura architettonica salentina.
Andrea Mantovano
Architettura e Arte dei giardini nei “Principi di Architettura Civile”
Mantovano ha riportato alla luce un tema spesso sottovalutato negli studi su Milizia: l’arte dei giardini.
Nel suo intervento, ha mostrato come il teorico, nei Principi di Architettura Civile, affronti il tema degli spazi verdi con un equilibrio sorprendentemente moderno: integrazione tra natura e progetto, attenzione alla fruibilità, rapporto tra funzione e percezione.
L’argomentazione di Mantovano ha evidenziato una visione anticipatrice delle sensibilità contemporanee: l’idea del giardino come dispositivo culturale, come luogo in cui estetica e funzione dialogano, e non come semplice decorazione vegetale.
Un Milizia insospettabilmente vicino ai temi della sostenibilità e del paesaggio contemporaneo.
Maurizio Delli Santi
Francesco Milizia e le Memorie degli architetti antichi e moderni
Delli Santi ha dedicato il suo intervento all’opera più influente del teorico oritano, mettendo in luce il carattere rivoluzionario delle Memorie.
Ha ricordato come Milizia abbia scardinato la tradizione delle biografie encomiastiche, imponendo una scrittura fondata su analisi delle fonti, selezione critica e giudizi motivati.
Il relatore ha evidenziato che il valore delle Memorie non consiste soltanto nella loro ricchezza informativa, ma nella loro capacità di definire un metodo: una storia dell’architettura che non esalta, ma interpreta; che non registra, ma valuta.
Un approccio destinato a influenzare la storiografia europea tra Sette e Ottocento.
Daniela Esposito
Professore Ordinario di Restauro Architettonico, Sapienza Università di Roma – Conclusioni
La chiusura dei lavori è stata affidata a Daniela Esposito, che ha ricondotto l’intero dibattito ai principi che Milizia riteneva essenziali: decoro, proporzione, funzione, chiarezza.
Esposito ha spiegato come questi criteri, se assunti oggi con consapevolezza critica, possano guidare interventi sul patrimonio capaci di rispettare l’identità dei luoghi senza rinunciare alle esigenze della contemporaneità.
Il suo contributo ha collocato Milizia nel cuore dell’attuale discussione sul restauro e sul paesaggio culturale, confermando che il teorico oritano non appartiene al passato, ma al futuro dell’architettura italiana.
Un’eredità che continua a parlare
Le celebrazioni del tricentenario non hanno rappresentato solo un omaggio doveroso, ma un vero e proprio rilancio del pensiero di Milizia nel dibattito contemporaneo.
Il Salento ha ritrovato uno dei suoi intellettuali più influenti, scoprendo quanto il suo messaggio sia ancora in grado di illuminare le responsabilità civili, estetiche e culturali dell’architettura.
La lezione più forte che Milizia consegna al presente è forse questa:
non esiste buona architettura senza una buona critica.
E per comprendere il futuro, occorre tornare alle sue pagine: nitide, essenziali, straordinariamente moderne.