Festa dell’Unità di Aradeo 2025: un laboratorio politico tra tecnologia, diritti e futuro della democrazia
di Davide Tommasi
Aradeo, 22 settembre 2025 — Nel solco di una tradizione politica che ha segnato la storia italiana, la Festa dell’Unità di Aradeo si conferma anche quest’anno come un momento di confronto politico e culturale di grande rilievo, capace di riflettere le tensioni, le sfide e le speranze di una società in trasformazione. L’edizione 2025, articolata intorno a numerosi appuntamenti, ha visto in particolare due panel catalizzare l’attenzione, riunendo esperti, attivisti, e cittadini attorno a temi di straordinaria attualità: la governance democratica dell’intelligenza artificiale e il diritto all’educazione affettiva e sessuale nelle scuole italiane.
Questi due momenti di dibattito hanno saputo intrecciare questioni tecnologiche, etiche, politiche e sociali, evidenziando come le sfide del nostro tempo siano interconnesse e richiedano risposte integrate, fondate su un rinnovato protagonismo politico e su una visione inclusiva e lungimirante.
Primo panel:Sfide e Opportunità dell’Intelligenza Artificiale” . Un confronto tra docenti, ingegneri, avvocati e professionisti su come l’IA possa migliorare le nostre vite, nel rispetto dell’etica e dei diritti umani .
Il futuro si scrive ora. L’intelligenza artificiale tra potere, democrazia e responsabilità
A moderare il dibattito è stata Valentia Chetta, che ha guidato con rigore e profondità una conversazione densa e plurale, capace di connettere riflessioni politiche, giuridiche e culturali sulle sfide poste dall’intelligenza artificiale (IA). Il panel ha esplorato il rapporto tra innovazione tecnologica, diritti e responsabilità democratica, offrendo spunti critici e proposte concrete per il presente e il futuro.
L’apertura è stata affidata a Franco Papadia, che ha tracciato il quadro di un’epoca in cui l’IA rischia di sfuggire al controllo democratico. Secondo Papadia, consegnare questa tecnologia al solo mercato o a regimi autoritari significherebbe abdicare a ogni possibilità di guidarne l’evoluzione, con effetti devastanti su sovranità politica, libertà individuale e giustizia sociale. Ha lanciato un appello per una cornice normativa forte e condivisa, che restituisca alla politica il ruolo di guida e non di osservatrice passiva.
Giulia Pellegrino ha spostato la riflessione sul piano esperienziale, mostrando come l’IA permei ormai ogni aspetto della vita quotidiana, dalle diagnosi mediche alla selezione dei contenuti online. Ha denunciato il pericolo di decisioni automatizzate opache, prese senza alcuna trasparenza e spesso fuori da ogni controllo umano, con rischi reali per la privacy, la libertà e l’equità. Il suo appello è stato per una governance trasparente, partecipata e comprensibile, che restituisca ai cittadini il diritto di conoscere e di decidere.
Con forza analitica, Alessandro Valenti ha smascherato il mito della neutralità tecnologica, ricordando che l’IA non è mai neutrale: riflette valori, priorità e intenzioni di chi la progetta. Ha citato l’esempio dell’Ungheria di Orbán per mostrare come una tecnologia senza regole possa diventare strumento di sorveglianza e controllo, anziché di libertà. Il suo messaggio: la democrazia deve anticipare, non rincorrere l’innovazione.
Durissima la critica di Stefanazzi verso la superficialità della politica italiana, troppo spesso incapace di cogliere la complessità della sfida tecnologica. “Meno slogan, più competenza” il suo monito, per promuovere un dibattito maturo che investa davvero in formazione e in consapevolezza collettiva.
Franca Leone ha posto l’accento sul rischio di una regolazione tardiva, che arrivi solo dopo che i danni sono già stati fatti. Ha invocato un quadro normativo preventivo, chiaro e lungimirante. Accanto a lei, l’avvocato Caprioli ha illustrato le potenzialità dell’AI Act europeo, definendolo un esempio virtuoso di equilibrio tra sviluppo tecnologico e tutela dei diritti fondamentali, da cui l’Italia dovrebbe trarre ispirazione per colmare il proprio vuoto legislativo.
Decisivo e fortemente educativo è stato l’intervento di Fiorella Battaglia, che ha sottolineato l’importanza strategica della ricerca universitaria come fondamento per uno sviluppo etico, sostenibile e democratico dell’intelligenza artificiale. Battaglia ha ricordato che l’università non può limitarsi a rincorrere il mercato, ma deve esercitare un ruolo critico e propositivo, capace di formare nuove generazioni di studiosi, ingegneri, filosofi e giuristi in grado di progettare tecnologie nel rispetto dei valori costituzionali e dei diritti umani. La conoscenza, ha affermato, è il vero argine contro l’uso distorto della tecnologia. E proprio attraverso studio, ricerca interdisciplinare e dialogo accademico si può costruire un’IA al servizio delle persone, e non viceversa.
Secondo panel: Educazione affettiva e sessuale tra realtà scolastiche disomogenee e diritti negati
Il secondo panel ha acceso i riflettori su un tema che da troppo tempo rimane marginale nel dibattito pubblico italiano: la mancanza di una normativa nazionale che disciplini in modo organico e uniforme l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Questa assenza legislativa genera un panorama frammentato, caratterizzato da profonde disuguaglianze territoriali e da disparità significative nella qualità e nella diffusione dei percorsi educativi dedicati a un aspetto fondamentale della crescita umana.
Salvatore e Giulia hanno illustrato con chiarezza come questa frammentazione non sia solo un problema formale, ma una vera e propria ferita per la giustizia sociale: i giovani che vivono in aree più avanzate o in scuole con una maggiore sensibilità sul tema ricevono un’educazione più completa e rispettosa della loro individualità, mentre molti altri rimangono esclusi da conoscenze essenziali per il loro sviluppo psicofisico e per la formazione di relazioni sane e consapevoli.
Il racconto di Marianeve Arcuti ha restituito una testimonianza diretta e concreta. Insegnante e attivista, Arcuti ha descritto la difficile situazione in cui si trovano docenti e studenti, spesso abbandonati a se stessi, privi di linee guida precise e di una preparazione specifica che li renda capaci di affrontare temi complessi come il consenso, l’identità di genere, la sessualità, le emozioni e i rapporti interpersonali. Ha inoltre messo in guardia contro il ruolo ambivalente e spesso deleterio dei social media, che veicolano modelli ipersessualizzati, stereotipi distorti e informazioni parziali o false, contribuendo a costruire una cultura dell’insicurezza, del pregiudizio e della discriminazione. Per superare questa emergenza educativa, Arcuti ha proposto una vera e propria alleanza tra scuola e famiglia, un patto di corresponsabilità che possa favorire un’educazione affettiva basata su rispetto, inclusione, consapevolezza e valorizzazione della diversità.
Sul piano pedagogico e politico, Lorenzo Giancane ha rilanciato il tema dell’ascolto autentico, definendolo un “atto politico” imprescindibile. Solo mettendo al centro le domande, i bisogni e le fragilità dei giovani si può costruire un percorso educativo che vada oltre la semplice trasmissione di nozioni, per diventare un’esperienza di crescita condivisa, capace di superare barriere culturali, tabù e stereotipi radicati. Giancane ha posto l’accento sull’importanza di una cultura dell’inclusione e della responsabilità collettiva, che coinvolga non solo le istituzioni scolastiche, ma tutta la comunità educante.
Anna Toma ha presentato un modello innovativo e profondamente umano: la “scuola d’amore”, un’idea ispirata all’esperienza di Donato Metallo, simbolo di una scuola che insegna non solo contenuti, ma soprattutto emozioni, relazioni e solidarietà. Una scuola senza moralismi, senza esclusioni, in cui ogni ragazzo possa sentirsi accolto, riconosciuto e protetto, capace di diventare un luogo di crescita integrale e di comunità educativa inclusiva.
Il discorso si è fatto più duro con l’intervento di Stefano Minerva Sindaco di Gallipoli e Presidente Provincia di Lecce , che ha denunciato la persistente “doppia morale” delle istituzioni e della società italiana. Nonostante le dichiarazioni di principio, spesso si assiste a una pratica che ignora o minimizza le violazioni dei diritti dei giovani, in particolare di quelli più vulnerabili. Minerva ha chiesto un impegno strutturale e stabile, lontano da interventi emergenziali o episodici, per garantire politiche pubbliche che mettano al centro la protezione, i diritti e l’inclusione delle nuove generazioni.
Le testimonianze vibranti e coraggiose di Lorenzo Pellegrino hanno segnato uno dei momenti più toccanti del panel, dando al dibattito una potenza emotiva dirompente. Con parole sincere e dirette, Pellegrino ha raccontato le ferite lasciate da discriminazioni, solitudini imposte, violenze psicologiche subite per il solo fatto di essere percepito come “diverso”. La sua voce ha spezzato il silenzio che troppo spesso avvolge queste esperienze, trasformando il dolore in un grido collettivo di dignità. Un appello forte a rompere l’omertà, a guardare in faccia la realtà, e a costruire – insieme – percorsi di consapevolezza, solidarietà e cambiamento reale.
A chiudere il panel, in un crescendo di emozione e verità, è stato l’intervento di Alessandra Caiulo, giornalista, cantante, compagna di vita di Donato Metallo presente anche la madre , che ha parlato con il cuore e con la forza dell’esperienza vissuta. Il suo è stato un appello intenso, viscerale, urgente: creare comunità vere, accoglienti, inclusive, in cui ogni giovane possa sentirsi al sicuro, sostenuto, ascoltato. Caiulo ha denunciato con forza l’enorme costo umano dell’indifferenza, fatto di silenzi, abbandoni e tragedie che si sarebbero potute – e dovute – evitare. Con voce ferma ma carica di emozione, ha chiamato ciascuno a una responsabilità morale e civile condivisa, perché nessun ragazzo o ragazza debba mai più sentirsi invisibile, sbagliato o solo. Un intervento che ha lasciato il pubblico in silenzio, commosso, ma anche più consapevole del dovere collettivo di agire.
A dare ritmo, profondità e direzione al dibattito è stata la sapiente moderazione di Salvatore Pagliara, della segreteria GD Salento, e di Alessandra Appollonio, esperta in politiche sociali e servizi alla persona. La loro presenza non è stata solo organizzativa, ma ha rappresentato un vero e proprio ponte tra generazioni, saperi ed esperienze.
Pagliara, con la sua visione giovane e politica, ha saputo dare voce alle istanze delle nuove generazioni, ponendo domande puntuali e stimolando un confronto vivace e autentico. Appollonio, con il suo sguardo competente e sensibile, ha portato all’attenzione il ruolo cruciale dei servizi sociali e dell’intervento territoriale, ricordando quanto sia fondamentale agire in rete per tutelare davvero le persone più vulnerabili.
Insieme, hanno trasformato il panel in uno spazio di ascolto vero e confronto coraggioso, dove la politica ha potuto ritrovare il suo significato più alto: stare accanto alle persone e costruire risposte condivise alle sfide della contemporaneità.
Verso una democrazia più forte, inclusiva e consapevole
La Festa dell’Unità di Aradeo 2025 si è conclusa con un messaggio di grande portata: il futuro si costruisce oggi, con scelte politiche coraggiose e consapevoli, che tengano insieme innovazione tecnologica e diritti umani fondamentali. L’intelligenza artificiale e l’educazione affettiva non sono questioni isolate, ma due facce di una stessa sfida: quella di mettere al centro la persona, con la sua dignità, la sua libertà e le sue differenze.
In un’epoca segnata da rapidi mutamenti tecnologici e sociali, la politica deve riappropriarsi del suo ruolo di guida e di tutela, superando la retorica, la superficialità e la propaganda, e costruendo strumenti efficaci di regolazione e inclusione. La tecnologia non può essere lasciata nelle mani del mercato o dei poteri autoritari; l’educazione non può essere frammentata, disorganizzata e lasciata al caso o all’ignoranza.
Solo attraverso un impegno collettivo, una regolamentazione democratica e una cultura dell’inclusione e della partecipazione si può costruire una società giusta, equa e capace di affrontare le sfide del presente e del futuro con speranza e determinazione.
La Festa dell’Unità di Aradeo si conferma così non solo come appuntamento tradizionale, ma come un laboratorio vivo, dinamico e aperto, in cui si coltivano riflessioni profonde e si costruiscono proposte concrete per una democrazia più forte, inclusiva e consapevole, capace di mettere al centro il bene comune e la dignità di ogni individuo.