De Morsu Tarantulae: il libro che racconta il legame tra musica, medicina e mito nel Salento
di Davide Tommasi
Renato Giordano e Giorgio Baglivi esplorano il tarantismo tra scienza seicentesca e tradizione popolare. Il volume sarà presentato questa sera il 20 luglio a Otranto, durante il Festival del Jazz.
“De Morsu Tarantulae” è il nuovo libro firmato da Renato Giordano e Giorgio Baglivi, pubblicato da Compagnia Nuove Indye, che sarà presentato questa sera il 20 luglio 2025 presso il Convento dei Cappuccini di Otranto, all’interno di una serata speciale del Festival del Jazz di Otranto. L’opera rappresenta un punto d’incontro raro e affascinante tra scienza, storia della medicina, tradizione popolare e pratica musicale, restituendo al lettore un affresco colto e coinvolgente sul fenomeno del tarantismo e sulle sue molteplici implicazioni culturali.
Renato Giordano, autore e regista, è da anni studioso della letteratura e della storia legate alla città di Otranto. A questo territorio ha dedicato già due romanzi di successo, “I labirinti di Otranto” e “I principi di Serendib”, nei quali ha saputo intrecciare racconto, mistero e memoria storica. La sua presenza all’interno del festival jazzistico otrantino non è casuale: la serata del 20 luglio vuole essere anche un riconoscimento alla sua lunga attività di valorizzazione culturale e narrativa della città e del Salento.
Il nuovo volume nasce attorno a un testo classico della medicina barocca: il “De anatome, morsu ed effectibus tarantulae” di Giorgio Baglivi (1668–1707), medico e scienziato di origini dalmate, tra le figure più significative del pensiero medico del XVII secolo. Baglivi fu tra i primi a osservare con rigore scientifico il fenomeno del morso della tarantola, noto già in epoca pre-cristiana e carico di elementi mitici, religiosi e simbolici. La sua indagine sul ragno, sul veleno e sugli effetti che esso produce sul corpo umano segna un passaggio fondamentale: la distinzione tra il mito popolare e la realtà clinica.
Lo studio della tarantola, animale comune nelle campagne del Sud Italia, diventa per Baglivi anche un’occasione per rendere omaggio alla Puglia, e in particolare al Salento, terra nella quale aveva vissuto e che aveva potuto osservare da vicino. In queste terre si concentravano infatti i casi più eclatanti di tarantismo, e proprio in questi luoghi si era sviluppata una forma di terapia unica nel suo genere: la musica. Il ballo e i ritmi frenetici della pizzica rappresentavano una risposta culturale, rituale e terapeutica agli stati di melanconia, convulsione e sofferenza causati, secondo la tradizione, dal morso del ragno. La musica si faceva medicina, e l’elemento sonoro diventava strumento di cura in mancanza di alternative farmacologiche.
Renato Giordano arricchisce e completa questa analisi storica e scientifica con un contributo originale e sorprendente. Nella seconda parte del volume racconta l’esperienza dell’Ospedale del Santo Spirito in Saxia a Roma, il più antico ospedale della città e tra i primi, nel Seicento, a introdurre in maniera strutturata l’uso della musica come supporto terapeutico. È una storia poco conosciuta, ma di straordinaria rilevanza: in un’epoca dominata da pratiche mediche ancora primitive, l’impiego della musica come mezzo di sollievo per il corpo e per la mente anticipava di secoli le moderne pratiche di musicoterapia.
L’approccio dell’Ospedale del Santo Spirito, nel cuore della Roma papale, rappresenta un’esperienza unica, frutto di una visione avanzata e innovativa, capace di riconoscere nel linguaggio musicale un codice capace di agire sul sistema nervoso, sull’umore e persino sul comportamento dei pazienti. Il racconto di questa esperienza, inserito in dialogo con la riflessione di Baglivi, restituisce al lettore una visione ampia e multidisciplinare del rapporto tra suono, psiche e cura, rendendo il volume non solo un’opera di divulgazione storica, ma anche una riflessione attualissima sulla medicina umanistica.
“De Morsu Tarantulae” si propone dunque come un libro dal forte valore culturale, capace di unire mondi solo in apparenza distanti: la medicina antica, la musica popolare, la spiritualità del rito, la storia del territorio, la ricerca scientifica e la letteratura. La presentazione del 20 luglio a Otranto, in un luogo ricco di storia e suggestione come il Convento dei Cappuccini, si preannuncia come un evento di grande fascino e intensità, in cui il passato e il presente dialogano attraverso le parole, i suoni e la memoria.