CASTELLO DI TUTINO: UN SIMBOLO DI COMUNITÀ E STORIA
di Antonio Bruno
Signore e signori, questa è la storia di un piccolo borgo del Salento, e di un castello che ha saputo resistere al tempo, mutando volto insieme alla comunità che lo circonda. Siamo a Tutino, frazione di Tricase, il cui nome – “Tutti per uno” – è più di un toponimo: è un manifesto di identità collettiva.
Il cuore pulsante di questo luogo è il Castello di Tutino. Un tempo proprietà della famiglia principesca Gallone di Tricase, passò alla famiglia Caputo alla fine dell’Ottocento, in un periodo in cui la nobiltà terriera salentina cominciava a cedere residenze e feudi a imprenditori locali. I Caputo, già attivi in un frantoio e in una manifattura di tabacchi, compresero il potenziale di questa struttura non solo come bene economico, ma come centro di gravitazione sociale.
Fino agli anni ’60, le sue sale ospitarono una manifattura tabacchi: qui, tra profumi di essiccazione e il ritmo cadenzato della lavorazione manuale, lavorava buona parte della popolazione di Tutino. Il declino del settore lasciò il castello in silenzio per anni. Poi, negli ultimi decenni, un gruppo di amici e visionari – tra cui Gustavo Caputo – lo riaprì alla vita pubblica, restituendolo al territorio come spazio per concerti, mostre e letteratura.
ARCHITETTURA E DECORAZIONI
Il piano nobile custodisce una volta affrescata con motivi a mattoncini dipinti, tipici del tardo Cinquecento salentino. Lo stesso stile si ritrova nella chiesa di Sant’Angelo a Tricase, segno di un gusto decorativo diffuso nella Terra d’Otranto tra il manierismo e il primo barocco. Nel primo Novecento, interventi pittorici ricoprirono gli affreschi originali con tinte pastello, tra cui l’attuale rosa delle pareti.
La cappella interna, arricchita anch’essa da affreschi, ospitava un’opera pittorica sottratta prima che gli studiosi potessero analizzarla. Fortunatamente, Cosimo De Giorgi – medico, scienziato e cronista del Salento ottocentesco – ne lasciò una descrizione scritta, oggi unica testimonianza iconografica.
FORTIFICAZIONI E STEMMI
Il castello non fu solo dimora, ma anche presidio difensivo. Mura, fossato, torri e torrione centrale rientravano nello schema delle fortificazioni della provincia di Lecce tra XV e XVI secolo, pensate per contrastare le incursioni ottomane. Sulla facciata, lo stemma angolare raffigura un grifone che stringe nella zampa destra la testa di un toro – emblema di forza – e nella sinistra un libro – simbolo di cultura. Era il blasone della famiglia Trani, segno di una nobiltà che univa vigore e sapienza.
IL GIOCO INCISO
Sul balcone, una lastra reca inciso un antico gioco da tavolo, simile agli scacchi medievali. Era un passatempo inciso nella pietra, forse per partite improvvisate tra soldati o ospiti, segno di come la vita quotidiana e il divertimento convivessero con la funzione difensiva.
UN CASTELLO CHE RINASCE
Oggi il Castello di Tutino non è solo un monumento: è un laboratorio di cultura. La sua storia dimostra come i luoghi possano essere reinventati, mantenendo vivo il legame con il passato e aprendosi a nuove generazioni.
E questo, signore e signori, è il modo in cui un antico presidio difensivo si è trasformato in un faro di comunità.
BIBLIOGRAFIA
De Giorgi, Cosimo. La Provincia di Lecce: Bozzetti di Viaggio. Lecce: Tip. Salentina, 1882.
Winspeare, Edoardo. Il Salento nel Cinema: Tradizione e Modernità. Bari: Laterza, 2010.
Archivio Storico Caputo. Documenti legali e mappe (XIX-XX secolo).
Cazzato, Mario. Castelli e Architetture Fortificate di Terra d’Otranto. Congedo Editore, 1994.
Pagliara, Pierluigi. Architettura e Pittura in Terra d’Otranto tra XVI e XVII secolo. Congedo Editore, 2002.