Antropocene Salentino
Di Antonio Bruno
Un viaggio nella Lecce che reagisce
Dove ti trovavi quando il clima è cambiato?
Ci sono domande che non hanno bisogno di punti interrogativi, perché sono già ferite. «Tu dov’eri quando il clima è cambiato?». È la domanda che Ferdinando Cotugno pone, raccontando il clima non come un fenomeno atmosferico, ma come un trauma collettivo, una storia di famiglia.
Ma c’è un luogo, nel cuore del Mediterraneo, dove questa storia si scrive in modo quasi invisibile. È la provincia di Lecce, in Puglia, un territorio di oltre 800.000 abitanti che oggi rappresenta un laboratorio vivente di resistenza climatica. Qui, tra il sole abbacinante e i venti africani, la transizione ecologica non è un piano istituzionale, ma una scelta quotidiana.
In questo reportage ho cercato di capire: cosa fanno davvero i leccesi? La transizione dal basso funziona? E come si posiziona Lecce nel grande racconto globale del clima?
Lecce: un laboratorio climatico del Mezzogiorno
Lecce è una terra agricola, turistica e fragile. Secondo ISPRA (2024), è tra le province italiane più vulnerabili al cambiamento climatico: desertificazione, perdita di biodiversità, salinizzazione delle falde e incendi sempre più frequenti. Ma proprio qui si concentra una delle reti civiche più attive del Sud Europa in campo ambientale.
La risposta dal basso: comunità e innovazione
A Tuglie, Cutrofiano, Aradeo e nei comuni limitrofi, centinaia di contadini hanno abbandonato pesticidi e fertilizzanti chimici, tornando a pratiche di permacultura e agroecologia. Associazioni come Salento Km0 mettono in connessione produttori e consumatori attraverso filiere etiche. A Tricase è nata una cooperativa energetica che produce energia solare condivisa, con impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo accessibili anche alle famiglie più fragili.
A Castiglione d’Otranto, la Casa delle Agricolture Tullia e Gino è diventata un simbolo internazionale di resistenza climatica. Qui, terreni abbandonati sono tornati a vivere grazie a un modello che unisce agricoltura, inclusione sociale e tutela della biodiversità. È una piccola Vaia al contrario: dove il disastro aveva distrutto, qui si ricostruisce, una semina alla volta.
Lecce nella rete globale del clima
Le connessioni sono sorprendenti. A Mathare, in Kenya, le piogge torrenziali devastano le comunità. Nel Salento, le bombe d’acqua e le trombe d’aria del 2023 hanno avuto effetti simili, anche se meno noti. A differenza delle Svalbard, dove gli scienziati osservano i ghiacci che si ritirano, a Lecce i contadini osservano le falde che si prosciugano.
Secondo uno studio del Politecnico di Milano (2023), la provincia di Lecce condivide con il Sahel africano un indice di vulnerabilità climatica elevato. Lecce è un Sud globale dentro l’Europa, con dinamiche simili a quelle delle comunità di adattamento climatico in Kenya, Bangladesh e Brasile.
Quando la transizione dall’alto fallisce
La lezione di Lecce è chiara: la transizione ecologica imposta dall’alto rischia di fallire. Progetti come impianti eolici industriali nei parchi naturali o distese di pannelli solari sui terreni agricoli hanno sollevato proteste. Al contrario, le iniziative partecipate dal basso – comunità energetiche, agricoltura rigenerativa, recupero dei terreni – hanno prodotto risultati concreti e duraturi. L’UNEP (2022) lo conferma: l’efficacia climatica aumenta dove le comunità hanno un ruolo attivo.
Un tempo di ritorno
Il “tempo di ritorno”, in statistica, indica la frequenza di un evento estremo. In Salento, l’estremo è già routine: tra il 2021 e il 2024, le temperature hanno superato i 40°C in media per 22 giorni l’anno, tre volte rispetto agli anni ’90 (fonte: ARPA Puglia). È un trauma climatico collettivo che ha cambiato la psicologia delle comunità.
Ma è anche un tempo di ritorno alla terra, al senso di comunità, alla riscoperta dei limiti. Come scrive Cotugno, la storia del clima è anche la storia delle famiglie. In Salento, molte famiglie – con nonni braccianti e figli emigrati – ora tornano, rifondano, reinventano.
Lecce, la piccola nazione che resiste
Lecce è una “piccola nazione fondata sul combustibile fossile”, proprio come la famiglia di Cotugno. Ma è anche una delle prime a cercare un’alternativa concreta. Non è perfetta, ma è reale.
La lezione più grande? Il futuro non è più il tempo della minaccia. È il tempo dell’azione. In Salento, ogni ulivo piantato, ogni parola che resiste alla rassegnazione, ogni gesto di solidarietà è un atto di ecologia umana. Lecce è un laboratorio di resistenza che parla al mondo.