Antonio Bruno, emozioni e verità: la magia di “Una rotonda sul mare” a Trepuzzi

di Riki Brunori

Trepuzzi, 25 luglio 2025 – Alcuni concerti hanno il pregio di restare nel cuore, di farsi ricordare non per l’effetto speciale o per la spettacolarità scenografica, ma per la sincerità. Quello di Antonio Bruno al Geko Park di Trepuzzi è stato proprio così: un evento che ha parlato di musica, emozione e coraggio personale.

Sono andato a vederlo con curiosità – me lo avevano descritto come un “agronomo prestato alla musica”, un artista che ha scelto di rischiare tutto per la sua voce. Quello che ho trovato è stato un interprete vero, capace di emozionare e di restituire al pubblico un’idea di musica che mette al centro la persona, non il personaggio.

Un’atmosfera sospesa sotto le stelle

Il Geko Park, con il suo spazio all’aperto e il verde che circonda il palco, ha creato un’atmosfera naturale, quasi intima. Le persone sedute ai tavoli, il brusio del pubblico che si spegne appena Bruno attacca Fly Me to the Moon con voce morbida, controllata, calda. La prima parte del concerto – quella “soft”, pensata per accompagnare la cena – ha avuto un’eleganza d’altri tempi: Sinatra, Perry Como, Fred Bongusto, Paoli, Cristicchi.

Poi la svolta, con un repertorio che ha cambiato ritmo e intensità: Bocca di Rosa di De André, Now and Then dei Beatles, un Achille Lauro carico di energia e un Jovanotti dal sapore estivo. Brani scelti con intelligenza, senza mai cercare la “nota più alta” per stupire, ma costruendo un percorso narrativo.

Il suono, curato con attenzione dal Direttore Artistico Davide Tommasi, ha restituito ogni sfumatura della voce. Nessuna band roboante: basi musicali dosate con gusto dalla direzione artistica. E proprio per questo la voce di Bruno è risultata protagonista assoluta, con un timbro che sa essere caldo nei brani jazzati e incisivo nei momenti pop.

Una verità personale che arriva al pubblico

La forza di Antonio Bruno non è solo nella tecnica (ancora in crescita, certo), ma nella verità che comunica. Lo aveva scritto nei giorni precedenti sui suoi social, con un candore raro:

“Non combatto la mia fragilità, la tengo stretta, la porto con me. È parte del viaggio. È la mia verità.”

E quella fragilità l’ha portata davvero in scena, trasformandola in emozione condivisa. Ogni canzone è stata interpretata come un racconto personale, con un’intensità che ha conquistato il pubblico. Il maestro Paolo Di Sabatino lo aveva definito “bravissimo, con un’interpretazione intensa”; la cantante e vocologa Elisabetta Guido lo aveva già visto come “un grande interprete”. E in questa serata hanno avuto ragione entrambi.

Un finale da pelle d’oca

Il momento più forte? Il finale con My Way. Un classico, certo, ma Bruno lo ha cantato come fosse la prima volta che qualcuno lo portava su un palco: la voce tremava leggermente, l’emozione era palpabile. Il pubblico in piedi, silenzioso fino all’ultima nota, ha applaudito a lungo, chiedendo un bis che è arrivato con Il Pescatore di De André e Via con me di Paolo Conte, quasi un abbraccio collettivo.

Alla fine, Antonio Bruno ha salutato con gli occhi lucidi, dicendo solo: “Ce l’ho fatta.” Forse la magia della musica dal vivo è proprio questa: vedere un sogno diventare realtà davanti ai tuoi occhi.

 

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