Agricoltura non sostenibile: la sete del mondo, il grido della Terra
di Antonio Bruno
C’è una mappa invisibile che racconta meglio di qualunque altra la tragedia silenziosa del nostro tempo. Non è disegnata dai confini politici, né dai fiumi o dalle montagne. È la carta dei vuoti lasciati dall’acqua che se ne va. Una sottrazione lenta, inesorabile, che un grande studio internazionale, guidato da Jay Famiglietti dell’Arizona State University, ha appena messo nero su bianco dopo ventidue anni di osservazioni satellitari, dal 2002 al 2024, con le missioni GRACE e GRACE-FO.
La scoperta è sconvolgente: la Terra sta perdendo acqua dolce a ritmi accelerati. Non si tratta solo di un problema per l’agricoltura o per l’approvvigionamento umano: è una minaccia globale, perché questo trasferimento di massa dalle falde continentali agli oceani contribuisce direttamente all’innalzamento del livello del mare. Dal 2015, l’acqua prosciugata dalle nostre falde sotterranee ha inciso più delle colossali calotte glaciali di Groenlandia e Antartide. Un millimetro in più l’anno, solo per colpa della nostra sete.
Le aree critiche individuate dallo studio parlano da sole. Nord America e America Centrale, dissanguate da un pompaggio intensivo per irrigare i campi. L’Europa occidentale, il Nord Africa, l’India, la Cina settentrionale: un’unica fascia continua di esaurimento idrico che corre come una cicatrice attraverso il pianeta. Ancora: il Canada e la Russia, dove i ghiacciai si ritirano, il permafrost si scioglie e le nevicate si riducono. Infine l’Asia centrale e il Medio Oriente, regioni già aride che diventano sempre più desertiche.
La causa principale è chiara: il 68% della perdita dipende dallo sfruttamento intensivo delle falde acquifere, soprattutto a fini agricoli. La “mega-essiccazione” non è dunque un destino naturale, ma il frutto avvelenato di un modello di sviluppo insostenibile. Lo spiega bene M. Shirzaei, della Virginia Tech: «Non stiamo creando né distruggendo acqua, la stiamo semplicemente spostando — ma nella direzione sbagliata».
Ed è proprio qui che la scienza ci impone un salto politico e culturale. Come ammonisce B. Cook della Columbia University, è fondamentale distinguere fra gli effetti del cambiamento climatico e quelli dell’azione antropica. Ma alla fine, entrambi concorrono allo stesso risultato: una Terra più calda, più arida, più fragile. «Questo è il messaggio più drammatico sull’impatto del cambiamento climatico fino ad oggi», avverte Famiglietti.
Di fronte a questa evidenza, la politica non può più voltarsi dall’altra parte. La perdita d’acqua dolce è una crisi che interseca sicurezza alimentare, stabilità economica, equilibri geopolitici. Dove non c’è acqua, non c’è vita. E dove manca la vita, arrivano guerre, migrazioni, conflitti. Non è allarmismo: è realismo.
La sete del mondo è la sete del futuro. Tocca a noi decidere se vogliamo continuare a prosciugarlo, o se siamo ancora in tempo per restituirgli ciò che gli abbiamo tolto.
Ecco il link diretto al PDF dello studio recentemente pubblicato da un gruppo guidato da Jay Famiglietti sull’allarmante riduzione delle risorse di acqua dolce a scala continentale, apparso su Science Advances:
"Unprecedented continental drying, shrinking freshwater availability, and increasing land contributions to sea level rise" – PDF disponibile qui: science.org
In particolare, i materiali supplementari (Supplementary Materials) sono accessibili a questo link: science.org
Riepilogo dello studio
Si tratta di una ricerca condotta dall’Università dell’Arizona (ASU), con Famiglietti come principale investigatore, pubblicata su Science Advances il 25 luglio 2025 news.asu.edu.
Analizzando oltre due decenni di dati satellitari (GRACE e GRACE-FO), i ricercatori hanno scoperto che i continenti stanno perdendo acqua dolce a una velocità tale da generare quattro regioni di “mega-dissecamento” nel Nord emisfero news.asu.edu+1Phys.org.
La superficie in via di dissecamento terrestre cresce ogni anno al ritmo di circa il doppio della California news.asu.edu+1Phys.org.
Il 75 % della popolazione mondiale vive in paesi che stanno perdendo acqua dolce da almeno 22 anni news.asu.edu+1Phys.org.
Il 68 % di questa perdita deriva da falde acquifere sotterranee non rinnovabili, le quali stanno contribuendo all’innalzamento del livello del mare più di ghiacciai o calotte glaciali news.asu.eduPhys.org.
È stato individuato un punto di svolta climatico attorno al 2014–15 (associato al fenomeno El Niño), dove il dissecamento dei continenti ha superato il tasso di fusione dei ghiacciai e delle calotte di ghiaccio news.asu.edu+1.