AGRICOLTURA AL COLLASSO

Movimento spontaneo agricoltori salento

CI UNIAMO ALL'ESASPERAZIONE DEGLI AGRICOLTORI PUGLIESI



Ci uniamo con forza all’esasperazione e alla rabbia di quegli agricoltori che, con dignità e coraggio, hanno presidiato il Consiglio regionale della Puglia in attesa, l’ennesima, di risposte concrete alle vessazioni subite.
Al centro della protesta, ancora una volta, il famigerato tributo 630, una truffa legalizzata che, più che una tassa, è ormai una tangente: è inammissibile che, dopo 10 lunghi anni, si continui ad imporre agli agricoltori di pagare per opere e servizi mai realizzati, mai visti e nemmeno lontanamente avviati in tutti questi lunghi anni.
Una pretesa indegna e inaccettabile che pesa come un macigno su un settore già devastato dal disastro della Xylella, da anni di assenza di reddito, schiacciato da una burocrazia paralizzata, dal conseguente abbandono delle campagne, dal silenzio di una politica sorda, che ha completamente abbandonato il mondo agricolo, una politica totalmente incapace perfino di ascoltare, figuriamoci di intervenire!
Non è esagerazione, né vittimismo. È la cruda verità.
È un grido comprensibile, disperato, giustificato, troppo a lungo ignorato. È una realtà confermata e documentata da numeri inconfutabili: centinaia di aziende agricole fallite che hanno chiuso battenti nel silenzio di una classe dirigente che ha lasciato marcire non solo gli ulivi, ma la dignità e il lavoro di intere generazioni.
E diventa ancora più amaro scoprire che, mentre il mondo agricolo salentino è al collasso, il Consiglio Regionale discute l’aumento del numero dei consiglieri da 50 a 60, con l’introduzione del “consigliere supplente”.
Vergognoso. Inaccettabile. Uno schiaffo in faccia a chi lavora e a chi per anni ha dato lustro ad un paesaggio a forte vocazione paesaggistica, agricola, turistica.
Questa sarebbe la priorità per la Puglia? Davvero si pensa che il problema della Puglia da risolvere oggi sia quello delle poltrone, dei seggi e non la sopravvivenza di un intero settore che per anni è stato la nostra economia?
È una provocazione indegna.
Dedicare tempo e risorse a moltiplicare i seggi mentre il primo settore muore è un insulto all’intelligenza, al buonsenso e alla dignità di chi ogni giorno lavora duramente.
Chi oggi siede in Consiglio regionale deve capire, una volta per tutte, che l’agricoltura pugliese non è una questione secondaria.
Ignorarla ancora equivale ad assumerne la responsabilità del collasso. E non sorprendetevi poi della reazione di chi, abbandonato da anni, ora dice basta!
A tutto questo si aggiunge l’amara beffa di chi continua a inscenare marce mediatiche, passerelle colorate su prodotti che, fortunatamente, oggi hanno ripreso valore sui mercati, ignorando e minimizzando i drammi veri!
L'assenza di una filiera olivicola , l'assenza di una progettazione strutturale dell’olivicoltura, l’abbandono delle terre, le aziende chiuse, lo sdegno di un'intera categoria.
Non serve sventolare bandiere nelle piazze se poi si è assenti dove davvero si decide.
E a chi governa e gestisce questo disastro diciamo chiaramente:avete giocato usando il nostro dramma come passerella politica ad uso e consumo dei vostri interessi. Cambiate il vostro modo di fare politica, se ci riuscite.
L’Articolo 6, bloccato da 5 anni in graduatoria, è la fotografia perfetta del vostro IMMOBILISMO. Della vostra incapacità di gestire una situazione emergenziale, ignorando la necessaria urgenza di interventi tempestivi e non procrastinabili. Nessuna preoccupazione per il primo settore di questa regione, per chi attende una risposta da troppi anni.
Ci avete tenuti bloccati per 15 anni, impedendoci di eradicare in tempo utile, lasciandoci senza possibilità di accedere a futuri bandi, negando ogni possibilità di utilizzo delle nostre terre!
Richieste precise, legittime, ripetute, ignorate sistematicamente!
In questo quadro di totale inerzia e assenza di visione , è tornata con forza la richiesta, avanzata da agricoltori e da alcune associazioni di categoria, di nominare un commissario straordinario con pieni poteri, capace di gestire una situazione che, nei fatti, non ha mai smesso di essere EMERGENZIALE. Una proposta che, però, incontra la netta opposizione di un’altra parte del mondo associativo, diviso su una scelta che alcuni considerano necessaria e altri temono possa scavalcare le vostre strumentali e spregiudicate dinamiche istituzionali.
Ma una cosa è certa: l’attuale stallo non è più tollerabile. Serve una guida autorevole, autonoma e svincolata da logiche partitiche e capace di decidere in tempi certi, assumendosi la responsabilità che la politica ha finora colpevolmente evitato di esercitare. Non ci sono più margini per rinvii, tavoli inconcludenti, promesse vuote.
Ora basta.
Chi lavora la terra ha perso troppo: ulivi, reddito, dignità. Ma non la voce.
E oggi, quella voce, pretende rispetto.

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