Acque reflue depurate in Puglia: tra normativa nazionale e sfide locali, il futuro irriguo della provincia di Lecce
di Antonio Bruno
In un Paese segnato da stagioni sempre più secche e falde in difficoltà, il Consiglio dei Ministri ha compiuto un passo decisivo: il via libera all’utilizzo delle acque reflue trattate per irrigare i campi, senza costi aggiuntivi per gli agricoltori. Una misura che non è più emergenziale, ma strategica: trasformare quello che fino a ieri era uno “scarto” in una risorsa preziosa.
La normativa, proposta dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e approvata in esame preliminare, definisce criteri, modalità e condizioni per l’uso sicuro di tali acque, prevedendo un Piano di gestione dei rischi che assegna ruoli chiari a gestori e utilizzatori. L’obiettivo è duplice: proteggere la salute pubblica e animale e garantire standard di qualità elevati per l’agricoltura italiana.
«Un grande passo avanti per rendere il settore agricolo resiliente al cambiamento climatico», commenta Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura. «Ora possiamo irrigare con acque depurate rispettando la sicurezza e senza gravare sul bilancio degli agricoltori».
Ma tra le pieghe della norma nazionale, la realtà locale racconta una storia più complessa. Nella provincia di Lecce, nonostante il potenziale stimato di oltre 3.500 ettari irrigabili con acque reflue affinate, gran parte delle risorse rimane inutilizzata. Gli impianti già esistenti – a Gallipoli, Corsano e Carpignano Salentino – dispongono di sistemi di affinamento, ma le reti di adduzione ai terreni agricoli sono spesso incomplete, e buona parte delle acque depurate finisce ancora in mare.
AQP, il gestore idrico regionale, ha predisposto piani di gestione per i primi impianti e sottoscritto protocolli con le amministrazioni locali per progetti pilota, ma l’attuazione concreta resta limitata. Gli agricoltori del Salento pur avendo a disposizione infrastrutture efficienti e continuità nella distribuzione, e ci sia la crisi idrica che ogni anno si più acuta inspiegabilmente non utilizzano le acque reflue affinate a loro disposizone.
Questa contraddizione mette in luce una sfida chiave: lo Stato ha aperto la strada normativa, ma il successo dipenderà dalla capacità degli Imprenditori Agricoli Professionali della provincia di Lecce di tradurre le opere concrete, le reti funzionanti e gli incentivi efficaci in irrigazione per i loro campi. Solo così il riuso delle acque reflue potrà diventare una leva per l’economia circolare, ridurre gli sprechi e rendere l’agricoltura italiana davvero resiliente.
In provincia di Lecce, gli Imprenditori Agricoli Professionali letteralmente, si stanno giocando il futuro della gestione dell’acqua. Se le acque affinate, come succede oggi per loro responsabilità resteranno solo sulla carta, il potenziale rimarrà inespresso. Le infrastrutture e le reti agricole della provincia di Lecce sanno già intercettare questa risorsa; allora come è possibile che per responsabilità degli Imprenditori Agricoli Professionali la scarsità idrica non può trasformarsi in opportunità? Impediscono una provincia di Lecce che risulti quella che ha imparato a risparmiare, riutilizzare e rigenerare, coltivando sostenibilità insieme a grano, vino e olio.
Bibliografia
Acquedotto Pugliese (AQP) – “Riuso delle acque in agricoltura”. (aqp.it)
Acquedotto Pugliese – Comunicato stampa “Riuso delle acque in agricoltura in Puglia: i primi Piani di gestione”. Bari, 27 gennaio 2024. (aqp.it)
Acquedotto Pugliese – “Gallipoli: le acque affinate del depuratore irrigheranno la zona boschiva”. (aqp.it)
Antonio Bruno, “L’uso delle acque reflue depurate a fini irrigui potrebbe aiutare interi territori agricoli”, teatronaturale.it, 01 settembre 2007. (teatronaturale.it)
Watergas.it – “Interreg Re Water. A Gallipoli il workshop sul futuro delle acque reflue”. (watergas.it)
Il Grande Salento – “Recuperare le acque reflue per realizzare un grande acquedotto rurale della Puglia”. (ilgrandesalento.it)