12 agosto 1480: Come si diventa carne da cappella

di Antonio Bruno

Dicono che il 12 agosto 1480 sia stato un giorno “storico”. Certo, come no. Storico per chi aveva il coltello in mano. Per gli altri, quelli con la testa ancora attaccata al collo al mattino e posata a terra la sera, è stato solo un giorno idiota.

Gli Otrantini non si erano arresi subito: hanno risposto con un colpo di cannone a un’ambasceria. Ah, il genio! Il colpo di cannone, la grande mossa tattica. In un mondo dove sparare a un messo era considerato più o meno come sputare sul tappeto del padrone di casa. Ma vuoi mettere la soddisfazione? Un secondo di orgoglio e, in cambio, una strage “spettacolarizzata” come in una recita di quart’ordine. Solo che il sangue era vero, e i corpi senza testa non erano comparse.

Poi, la selezione. I belli e i giovani? A Istanbul, schiavi di lusso. Le ragazze? A fare il pane e a “uso loro” — un’espressione che dovrebbe essere stampata sui manuali di storia come sinonimo di “benvenuti all’età adulta”. Gli altri, quelli senza denti, senza soldi e senza speranza, finiscono santi. A distanza di cinque secoli, naturalmente. Perché da vivi erano solo ingombro.

E intanto i grandi strateghi della penisola, tutti presi dai loro intrighi: Venezia che fa la neutrale per salvare i commerci, Lorenzo il Magnifico che pensa a liberare la Toscana, Ferrante d’Aragona che vuole tutta l’Italia, il Papa che si occupa di dare feudi ai nipoti, e Gedik che vuole farsi perdonare dal capo. Una tavolata di famelici che si spartiscono il pasto. Indovinate chi era l’antipasto.

Alla fine, l’eccidio di Otranto è stato questo: una dimostrazione di quanto valga la vita di un cittadino normale quando il potere ha fame. Un richiamo alla realtà: non sei un eroe, non sei un protagonista, sei un corpo di scorta, pronto per la cappella, meglio se ottagonale.

E il più grande insulto? Dopo tutto questo, ci raccontano che è stato un “conflitto di civiltà”. Civiltà. Sì, quella parola che serve a coprire il tanfo dei cadaveri e il rumore delle porte che si chiudono alle tue spalle.



  • Data: 12 agosto 1480

  • Fatto: Eccidio degli Otrantini

  • Luogo: Colle della Minerva, Otranto (Regno aragonese)

  • Esecutore: Ahmed Pascià “Gedik” (detto “lo Sdentato”), comandante ottomano.

Cause immediate dell’eccidio

  • Gli Otrantini non si arresero subito all’esercito ottomano.

  • Risposero con un colpo di cannone all’ambasceria turca che offriva una resa vantaggiosa.

  • Nelle tradizioni turche, colpire chi arrivava per trattare era sacrilego.

Modalità dell’esecuzione

  • Strage spettacolarizzata con ritualità e teatralità, per sottolineare:

    • l’inevitabilità della sconfitta

    • la fama terrifica degli Ottomani

  • Strategia di “deterrenza terroristica” per intimorire altre città da conquistare.

  • Centinaia di corpi decapitati.

Destino degli abitanti

  • Massacrati:

    • Uomini umili, non più giovani, non utili alla schiavitù o incapaci di pagare il riscatto.

  • Schiavizzati e deportati a Istanbul:

    • Bambini, adolescenti migliori, ragazze più belle.

  • Schiave rimaste nel Salento:

    • Impiegate a fare pane per l’esercito turco e “ritenute per uso loro”.

  • Liberati dietro pagamento (300 ducati a testa):

    • Circa 20 abbienti, es. Gabriele Memmo, Ladislao De Marco.

Eredità e memoria

  • Vittime considerate “gli ultimi, gli inutili, gli inservibili”, oggetto di pietosa devozione.

  • Canonizzazione: Santi Martiri di Otranto (2013).

  • Opere ispirate:

    • L’ora di tutti di Maria Corti

    • Nostra signora dei Turchi di Carmelo Bene (teatro).

Cause storiche e geopolitiche più ampie

  • Espansione ottomana verso l’Europa.

  • Italia frammentata da lotte tra signorie rinascimentali.

  • Attori e interessi:

    • Sultano Maometto II: progetto di riunificare l’Impero romano conquistando Roma.

    • Repubblica di Venezia: neutrale per preservare basi commerciali già sotto controllo ottomano.

    • Lorenzo il Magnifico: interessato a far ritirare i Turchi per liberare la Toscana dall’assedio aragonese.

    • Ferrante d’Aragona: mirava a dominare tutta la Penisola italiana.

    • Ahmed Pascià: ex gran visir in disgrazia, voleva riabilitarsi.

    • Papa Sisto IV: intento a favorire i nipoti, anche a scapito dei Fiorentini.

    • Condottieri mercenari come Federico da Montefeltro, al soldo del miglior offerente.

Conseguenze e fine del conflitto

  • Peste dilagante e morte di Maometto II → guerra tra i suoi eredi.

  • Armistizio tra Turchi e Aragonesi.

  • Resti dei martiri custoditi nella cattedrale di Otranto (sacello ottagonale simile al Santo Sepolcro di Gerusalemme).



  • L’eccidio non fu solo frutto di conflitti religiosi o di “scontro di civiltà”, ma dell’indifferenza e dei giochi di potere dei potenti.

  • Le vittime furono soprattutto innocenti e inermi, sacrificati per interessi politici e militari lontani.

Fonti storiche e storiografiche sull’eccidio di Otranto

  1. Abulafia, David. Il grande mare. Storia del Mediterraneo. Milano: Mondadori, 2014.

  2. Bruni, Luigi. Otranto 1480. Il martirio di una città cristiana. Lecce: Milella, 2007.

  3. Cazzato, Vincenzo. Otranto e i Martiri. Storia, tradizioni, immagini. Lecce: Capone Editore, 2013.

  4. De Rosa, Luigi. Storia economica e sociale dell’Italia. Bari: Laterza, 1997.

  5. Nicol, Donald M. The Last Centuries of Byzantium. Cambridge: Cambridge University Press, 1993.

Fonti letterarie e opere ispirate

  1. Corti, Maria. L’ora di tutti. Milano: Feltrinelli, 1962.

  2. Bene, Carmelo. Nostra signora dei Turchi. Milano: Bompiani, 1966.

  3. Machiavelli, Niccolò. Istorie fiorentine. Roma: Newton Compton, 2000 [ed. orig. 1525].

Studi sull’Impero ottomano e la politica mediterranea del XV secolo

  1. Imber, Colin. The Ottoman Empire, 1300-1650: The Structure of Power. New York: Palgrave Macmillan, 2009.

  2. Setton, Kenneth M. The Papacy and the Levant (1204–1571). Philadelphia: American Philosophical Society, 1984.

  3. Hess, Andrew C. The Forgotten Frontier: A History of the Sixteenth-Century Ibero-African Frontier. Chicago: University of Chicago Press, 1978.


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