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Sideralgia di Marta Vigneri

PRIMO APPUNTAMENTO DOMANI 1 MARZO 2017

Sideralgia di Marta Vigneri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) sarà presentato da Marcella Rizzo il 1 marzo 2017 ore 19,00 presso la Libreria La Bambola di Kafka in Via Giuseppe Palmieri, 37. Interverrà l’editore Stefano Donno

DALLA PREFAZIONE di FRANCESCA TUSCANO – “Che poesia è dunque LA poesia di Sideralgìa? Ma sarebbe meglio dire cosa non è: non è poesia del sentimento, inteso come necessità espressiva di un’intimità non mediata, ingenua (…) La poesia di questa raccolta è invece densa di sottotesto, mediata, e se di sentimento parla lo fa con evidente consapevolezza formale, oltre che tematica. Non è poesia per signore con cagnolino da grembo (come avrebbe detto Majakovskij). La poesia di Marta (qui il nome non è dell’autrice, ma della voce che agisce, nella raccolta) è poesia dell’urlo (comunicativo), che nasce dal suo opposto, l’afasia che ha conosciuto, carnalmente, l’Ospite, e la sua distruzione. E perciò la scelta linguistica diventa discrimine (come sempre è nella poesia, peraltro, quando è poesia). La scelta (ideologica) di Marta è quella di chi avverte il dovere, oltre che la necessità, di definire il reale attraverso un sistema di indagine non semplicemente percettivo. Esistono molte lenti per mezzo delle quali si assume il reale (…). Marta usa lenti che non riproducono in nettezza, ma in profondità.”

DALLA POSTFAZIONE di MARCELLO BUTTAZZO – “La sua è poesia filosofica, d’un progressivo incedere, d’un elegante procedere. Filosofica perché va a fondo dell’essere, scava intimamente nelle scaturigini dell’esistente, rivelando e mostrando sempre tracce consistenti di vita vissuta. Quella di Marta Vigneri è poesia di fisica ponderatezza. Il corpo balena, respira, parla, declama, evoca, echeggia. “Il corpo violato è padrone miserabile del tempo fortuito, trafitto dal ferro azzurro e affilato”. . Versi dell’alterità quelli di Marta, perché l’Autrice non si rinchiude mai in uno sterile fortino di egocentrismo: tutt’altro. Con le sue parole d’amore, di gioia e di dolore, getta un ponte conoscitivo e prolifico con l’altro da sé. I suoi versi non sono uno specchio di vacuo egotismo, ma un veemente e intenso treno in corsa, con cui la poetessa ci invita al viaggio.”

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