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ROCKALIVE, OSPITE IL MUSICISTA MASSIMO ZAMBONI

ROCKALIVE, OSPITE IL MUSICISTA MASSIMO ZAMBONI

Prosegue anche a dicembre l’articolata programmazione di Officine della Musica, progetto dell’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Lecce, realizzato in collaborazione con CoolClub, Officine Cantelmo e Sum e sostenuto da Puglia Sounds. Giovedì 10 dicembre (ore 21 – ingresso gratuito) nella nuova sede dell’associazione ShotAlive (in via Paisiello 26) a Lecce, nuovo appuntamento con RockAlive. Ospite della serata il musicista e scrittore Massimo Zamboni, storico chitarrista e fondatore di CCCP Fedeli alla linea e CSI, a Lecce per la promozione del suo libro “L’eco di uno sparo”. Accompagnato dal professore Daniele De Luca (docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’università del Salento), Zamboni ripercorrerà la sua storia musicale, tra Berlino e Reggio Emilia, dalla guerra fredda alla caduta del muro fino alla nascita dei CSI dalle ceneri dei CCCP, alla sua carriera solista e al ritorno di una delle band che ha fatto la storia del rock italiano. Il tutto con l’ausilio di contributi audio/video nella collaudata formula degli incontri Rockalive. La serata sarà accompagnata da un live painting di Massimo Pasca aka PapaMassi e da una mostra delle nostre foto realizzate in occasione dell’ultima esibizione degli Ex-CSI a Melpignano.

il giorno dopo, venerdì 11 dicembre, dalle 10 nel Padiglione Chirico dell’Ex Convento degli Olivetani di Lecce, Zamboni presenterà “L’eco di uno sparo”, libro vincitore del Premio Manzoni come Romanzo Storico 2015 e del Premio Letterario ‘Della Resistenza’ Omegna 2015. «Questa è la storia di mio nonno Ulisse e dei suoi sparatori che si spararono tra loro. Il racconto di ciò che ha innescato quei colpi in canna, e di ciò che è stato dopo. L’eco di uno sparo non si quieta mai», sottolinea l’autore. Il 29 febbraio 1944 Ulisse, squadrista, membro di un direttorio del fascio, viene ucciso dai Gruppi di Azione Patriottica. Pochi mesi prima erano morti i sette fratelli Cervi, fucilati dai fascisti. Il 16 marzo 1961, diciassette anni dopo, il gappista Soragni, nome di battaglia Muso, sarà vittima dell’odio covato nel tempo da un compagno militante e amico, assieme a lui responsabile dell’uccisione di Ulisse. La storia è lineare solo quando scegliamo di raccontarla cosí, ma gli eventi si affastellano in un ordine che, quando ti riguarda da vicino, non è necessariamente quello cronologico. Cosí è per chi cerca di capire le ragioni del sangue, quando il sangue degli oppressori si mescola a quello degli oppressi. E l’eco di quegli spari accompagna Massimo Zamboni nella sua indagine attraverso due secoli per ricostruire una storia che lo riguarda molto da vicino, anche se gli è stata sempre taciuta. «Di mio nonno, due sole cose possedevo: il nome, Ulisse, che io porto come secondo, e che sempre ho dovuto considerare come un intruso, una parte sconosciuta di me; e una giacca, un tessuto ruvido di lana, il nero orbace della sua divisa autarchica. Niente di piú, prima di questo libro». Questa indagine lo porta a respirare polvere negli archivi cercando di decifrare le calligrafie ostili dei registri parrocchiali; lo porta sulle colline reggiane a intervistare i superstiti; lo porta sulla tomba dei fratelli Cervi – sette, come sette erano i fratelli B*, l’agiata famiglia a cui apparteneva il bisnonno Massimo. Una storia che chiedeva di essere raccontata, rimasta sepolta insieme alle tante storie rimosse di questo Paese. Un libro sofferto, inconsueto, che è insieme una presa d’atto, un amaro bilancio e una terrestre ballata incantatrice. La memoria va trasmessa, ci dice Massimo Zamboni, e «tocca ai nipoti tramandare, sottraendo ai genitori un compito che non avrebbero potuto svolgere con giustezza».

Sabato 26 dicembre (ore 22 – ingresso 7 euro) appuntamento con l’atteso live del Management del dolore post-operatorio. La band presenterà – tra gli altri – i brani dell’ultimo cd “I love you”, uscito in primavera per La Tempesta Dischi con la produzione artistica di Giulio Ragno Favero (Teatro degli Orrori). Il Management del dolore post-operatorio esordisce ufficialmente nel 2012 con “Auff!!”, affidando la produzione artistica dell’album a Max Stirner Fusaroli. Senza prendere fiato calcano centinaia di palchi in Italia e oltre frontiera, comparendo come guest al Popkomm di Berlino e lo Sziget Festival di Budapest fino ad arrivare al Concertone del Primo Maggio di Roma nel 2013, dove vengono censurati e denunciati per la loro esibizione. Nel 2014 esce “McMAO”. Anche questo disco si avvale della produzione artistica di Manuele Fusaroli, nonchè dell’opera omonima di Giuseppe Veneziano per la copertina. Per il tour 2013 e il secondo album ufficiale del 2014 ricevono dal M.E.I. rispettivamente il premio come ‘Miglior Band Live’ e ‘Miglior Indie Band italiana’. In apertura La13 e Noon.

 

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