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QUELLE VITE MERAVIGLIOSE

Corigliano d’Otranto, Maglie, Tricase, Alessano, Gagliano… non sono solo i nomi delle stazioni della “linea 6”, ma un alfabeto di incontri, persone, racconti, tutti al femminile, narrati da Manuela Iannetti nel suo libro QUELLE VITE MERAVIGLIOSE. Storie di donne a Sud Est (Kurumuny, 2021). Un viaggio di sole donne a bordo della mitica Sud Est, la ferrovia che percorre il Tacco d’Italia fino quasi al Capo di Leuca. Ogni tappa una storia, ogni storia la voce di una donna: giovane, anziana, adulta, emigrata, immigrata; generazioni e identità, raccontando l’emancipazione e la lingua antica, il futuro e la memoria.

Il libro verrò presentato dalla stessa autrice e dalla psicologa Simona Negro, autrice della postfazione

–        Mercoledì 29 giugno alle ore 21.00 al Salento Fun Park di Mesagne BR, in occasione del Festival del Libro emergente

–        venerdì 1 luglio alle ore 19.00 a Bibliò-Biblioteca di Comunità a Trepuzzi LE

 

Il Salento è un viaggio. E nelle pagine di questo libro corre su un filo di binari che uniscono un territorio diffuso e coeso in un passato che traguarda con orgoglio nel presente.

Ogni pugliese e ogni salentino ha nel proprio passato un’avventura percorsa lungo quella ferrovia, come in bilico tra sogno e realtà. Ogni lettore troverà nei racconti di Manuela Iannetti, autrice e manager culturale con esperienza nell’editoria e nella progettazione di eventi (dal 2018 si occupa della direzione di Archivissima, il primo Festival italiano dedicato agli archivi storici), il più profondo e tenace spirito del Sud.

 

Al centro della narrazione, sullo sfondo di un paesaggio di ulivi e di terra rossa, ci sono le figlie partite e quelle rimaste, le madri per forza e le madri mancate, le ribelli, le tenaci, le resilienti. Ci sono i mariti e il lavoro, il futuro e le tradizioni. Come quelle rimosse, riscoperte o tramandate da questo mondo femminile operoso e capace, che è evoluto ed evolve in un tempo che cambia, senza rinunciare alla memoria.

Un viaggio vissuto, prima di tutto, dentro la storia di ognuno. Che muta anche, e soprattutto, quando – e quanto più – sembra immobile.

«Perché ho scritto questo libro?

Perché è un atto d’amore verso il Salento, la terra in cui mi sento a casa e a cui penso tutte le volte in cui sento di dovermi ritrovare. Farlo sulla sua terra rossa bruciata dal sole, davanti a un orizzonte liquido di azzurri e cobalti, dentro la luce ambrata che avvolge la pietra leccese di cui sono ornati i suoi palazzi, spazzata dal vento sferzante dei suoi inverni e delle primavere rosse di papaveri, è quello che io associo semplicemente all’immagine della gioia.

Ma ho scritto questo libro anche per le donne che abitano questa terra. Perché hanno preso il mio cuore, lo hanno accolto, e ci hanno scritto dentro parole di affetto e cura, di lotta e di speranza, di futuro e di memoria. Raccontandomi le loro storie e accettando che io potessi narrarle ad altri, in particolare alle donne che verranno.

Così mi è venuto naturale unire queste due affetti e per farlo ho scelto di dargli l’unica forma di cui sono capace. Quella della narrazione, quello della parola scritta, che è poi il mio modo di stare al mondo». [Manuela Iannetti]

Dal libro:

«Erano trentasette i chilometri che dividevano – o meglio collegavano – Maglie e Gagliano del Capo, ultima propaggine urbana raggiunta dai binari della Sud Est, la ferrovia del tacco d’Italia.

A governare il movimento, un’automotrice diesel Ad-34, con il nome impresso a lettere bianche sulla livrea rossa del frontale e tutto intorno un quieto blu.

Un vagone, due vagoni, tre vagoni accompagnavano con lenta compostezza il viaggio dei passeggeri, ondulando bagagli e corpi lungo i binari che correvano per massicciate e campi d’ulivo.

Sessantotto sedili nell’automotrice, settantotto nelle rimorchiate, come con precisione desueta si indicavano le sedute in questo mondo semovibile e sferragliante.

Le diciassette file bifronti accoglievano i passeggeri con sedili di pelle bruna – oggi si direbbe marrone Rocky Road o Emperador. Inferno estivo per chi ci si appoggiava, rifugio rigido per chi ci si accoccolava d’inverno».

L’autrice

Manuela Iannetti (Torino, 1976). Dalla carta al digitale, dall’editoria alla progettazione culturale, il suo mestiere è sempre stato dalla parte delle parole, a contatto con la produzione di contenuti, l’elaborazione di progetti e la gestione di prodotti culturali.

Dal 2018 si occupa della direzione di Archivissima, il primo Festival italiano dedicato agli archivi storici, che coinvolge ogni anno – grazie al format nazionale La Notte degli Archivi – centinaia di realtà culturali dislocate nelle diverse regioni italiane.

In passato è stata la coordinatrice del settore editoriale dell’agenzia di comunicazione Alicubi, collaborando con le principali case editrici italiane nel confezionamento di prodotti editoriali di reference e non. In seguito, come consulente free lance, ha collaborato con diverse realtà associative legate al mondo della cultura (Sapori Reclusi, Artifizio) e della promozione sociale (Next Level) divenendo poi consulente aziendale di diverse realtà per la produzione di contenuti specializzati (A Capo Agency, Promemoria).

I suoi articoli sono comparsi su «Globalist.it», la syndication di siti e giornalisti indipendenti che fa capo al «Sole 24Ore», sulla rivista letteraria «Il colophon», sul blog di viaggio The Travelogue e su «Enne», il magazine del Polo del ‘900 di Torino.

Oltre a Quelle vite meravigliose. Storie di donne a Sud Est (Kurumuny Edizioni, 2021) ha pubblicato la raccolta di racconti Boris e lo strano caso del maiale giallo (2016) e il reportage narrativo Claroquesí. Cartoline dalla rivoluzione (2018), entrambi per Antonio Tombolini Editore.

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