Toti Calò: lo sguardo in viaggio

di Antonio Bruno

Toti me l’ha presentato Alberto, che conosco dal 2008, ai tempi del Forum per la Pace nel Mediterraneo di Acaia.
È stato un incontro immediato: scattò subito un interesse reciproco – o almeno così, con un po’ di presunzione, mi piace pensare.

Ci vediamo soltanto nelle conversazioni che Alberto promuove, quei momenti che radunano i suoi amici, sempre interessanti, sempre densi di scambi vivi.
Di casa in casa, di chiacchiera in chiacchiera, il piacere inspiegabile di parlare con Toti si è trasformato in una curiosità che nasce ogni volta sul momento, nell’“adesso” dell’incontro. Non parliamo mai del passato né facciamo grandi progetti per il futuro: ci interessano solo l’attimo e il pensiero che lo attraversa.

Il viaggio, però, arriva quando qualcuno racconta un’idea, un’intenzione. Allora Toti si anima, regala indicazioni, suggestioni, scorci affascinanti: i luoghi che ha visitato, visti attraverso il suo sguardo.
In una di queste conversazioni gli è scappato di aver costruito un sito: fotografie, le sue, quello che lui vede nei viaggi.

Solo dopo il mio concerto del 25 mi è arrivato un suo messaggio:

Antonio, mentre aspetto un tuo commento sulle mie foto, leggo un articolo lusinghiero sul tuo concerto. Ne traggo il postulato che i concerti siano sempre meglio dei concetti. BRAVO!!

Era Toti.
Mi sono scusato con lui, ma poi ci ho pensato: tra noi, negli incontri, non c’è mai stato un prima o un dopo. Ci siamo sempre frequentati dentro l’istante.

Per questo suo occuparsi di me, in un momento in cui non eravamo nello stesso luogo né nello stesso tempo, il nostro rapporto è cambiato. Mi ha fatto riflettere.
Così ho pensato alle sue foto, al suo sguardo, e sono andato a cercare il suo sito: https://www.toticalo.com/index.html.

Comincio a scorrere le immagini e mi accorgo che non ho bisogno di spiegazioni: mi basta guardare. Mi tuffo dentro quello che ha visto lui, in ciò che probabilmente solo lui ha saputo cogliere.
Ed è un dono, il suo sguardo. Un regalo fatto a me e a chiunque voglia sapere dove posa i suoi occhi, cosa lo emoziona, cosa lo incuriosisce.
E poi lui lo mette in rete: tutto il mondo può vedere ciò che vede Toti.

In Turchia, ad esempio, c’è Istanbul e un’unica foto di Edirne.
La guardo, mi abbandono alle emozioni e mi pare di sentire la struggente voglia di riflettere con calma, appoggiati su una gamba sola e l’altra a cavalcioni, in piedi, con la punta del piede appena a terra. E quella manona stilizzata con il mignolo alzato…
Così vedo Toti: viaggiatore scanzonato e rilassato, lo sguardo pronto a tuffarsi.

Questo sguardo cade su luoghi, persone, oggetti. A Istanbul è bellissimo ciò che coglie, come in Bulgaria – dove fotografa prima Nesebar e poi Sofia – e in Grecia, che immagina come un luogo che non è più, ma che respira ancora sotto la pelle delle mappe.

E qui arriva la Jugosfera: non un Paese, non un confine, ma un sentire.
Un nome inventato, certo, ma che profuma di ritorno, di un legame che non si è mai davvero spezzato. Come quando guardi una vecchia foto e scopri che, nonostante le rughe, il sorriso è sempre quello.
Nel 2009 Tim Judah l’ha chiamata così: Jugosfera, come un pianeta che continua a ruotare anche dopo l’esplosione della sua stella.
Non è nostalgia: è un filo ostinato che lega i frammenti di un vaso rotto, che dice “possiamo essere diversi, ma sappiamo ancora danzare allo stesso ritmo”.

La Romania, Toti la racconta come un mosaico: tanti pezzi che compongono l’intero.
L’Ungheria per lui è Budapest, la Slovacchia è Bratislava, la Polonia è divisa tra Varsavia e Cracovia, con un’ombra di spiritualità nello sguardo.
La Repubblica Ceca non è solo Praga e l’Austria non è solo Vienna; l’Italia, per lui, è Lecce; la Germania sorprendentemente senza Berlino; la Danimarca lo porta verso il mare, così come l’Olanda.
Del Belgio ama Bruges e Bruxelles, la Francia per lui non è Parigi, l’Inghilterra non è Londra, la Spagna non è Madrid.
E in Portogallo, ovunque posi gli occhi, trova appagamento.

Questo è un viaggio che ho fatto insieme a voi che state leggendo, seguendo Toti e ciò che ha restituito al mondo.
Ma per davvero entrare nel suo universo dovete andare a guardarle, quelle foto.

È un mondo pieno di umanità, quello che vede Toti. Proprio come quello che vedo io.
E adesso capisco perché, con lui, è stata amicizia a prima vista.

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