Pier Luigi Bersani a Calimera con “Chiedimi chi erano i Beatles”
di Davide Tommasi
Tappa partecipata nella piazza del Sole: dibattito acceso su politica, memoria e attualità. Provenzano: “Serve riconoscere la Palestina”. Marrocco: “I giovani sono il futuro del nostro partito”. A condurre l’incontro, la giornalista Paola Ancora
CALIMERA (LE) – Una serata densa di contenuti, memoria e passione politica ha preso vita nella suggestiva cornice di piazza del Sole a Calimera, nel cuore della Grecia Salentina, dove l’onorevole Pier Luigi Bersani ha fatto tappa per la presentazione del suo ultimo libro, “Chiedimi chi erano i Beatles”.
Non una semplice presentazione editoriale, ma un appuntamento carico di significato per quella che in molti definiscono la “sinistra di piazza”, che ha voluto ritrovarsi in Salento per confrontarsi, ascoltare, riflettere e riaccendere un dibattito politico che negli ultimi tempi sembra sempre più relegato alle arene televisive. L’evento è stato promosso dai circoli territoriali del Partito Democratico, con il coinvolgimento attivo di militanti, simpatizzanti, cittadini e rappresentanti del mondo culturale e associativo locale.
Una piazza che ascolta, partecipa, dialoga
Il pubblico – composto da giovani attivisti, storici militanti, amministratori locali e cittadini di tutte le età – ha accolto Bersani con calore e rispetto, consapevole di trovarsi di fronte a una delle figure più riconoscibili e radicate della sinistra italiana. Già ministro, segretario del Partito Democratico e presidente del Consiglio incaricato, Bersani ha rappresentato negli anni un punto di riferimento per chi ha cercato una politica fatta di concretezza, sobrietà e senso delle istituzioni.
L’incontro si è svolto in un clima partecipato, vivo, ma allo stesso tempo riflessivo: un raro esempio di confronto civile in uno spazio pubblico, dove si è tornati a discutere dei grandi temi che attraversano il nostro tempo.
A introdurre la serata è stato Luciano Marrocco, coordinatore del Partito Democratico Salento, che ha aperto con un breve ma incisivo saluto, indirizzato in particolare alle nuove generazioni:
“I giovani devono essere al centro del nostro progetto politico. Sono loro il presente e il futuro del partito. Senza il loro coinvolgimento attivo, rischiamo di smarrire il legame con la società reale.”
Parole che sono risuonate come un invito a ricostruire una connessione autentica tra politica e territori, tra istituzioni e bisogni reali.
Provenzano: “Europa, diritti e Palestina. Non possiamo voltarci dall’altra parte”
A seguire ha preso la parola l’onorevole Peppe Provenzano, già ministro per il Sud e attualmente tra le voci più autorevoli della sinistra interna al PD. Il suo intervento ha toccato con chiarezza e passione numerosi nodi dell’attualità politica, a partire dal futuro dell’Europa.
“Serve un’Europa dei popoli, dei diritti, della giustizia sociale. Un’Europa che non stia solo dalla parte dei mercati, ma che si prenda cura delle persone e delle comunità.”
Ma il momento più denso del suo intervento è stato quello dedicato al conflitto israelo-palestinese, con un richiamo forte alla necessità di un riconoscimento pieno dello Stato di Palestina e di una posizione netta da parte delle istituzioni italiane:
“Non possiamo continuare a voltare lo sguardo altrove. Il riconoscimento della Palestina non è una concessione, ma un dovere. Gaza è in stato di emergenza umanitaria e l’Italia, come comunità democratica, deve prendere una posizione chiara.”
Parole accompagnate simbolicamente dalle tre bandiere presenti sul palco: italiana, europea e palestinese. Un gesto forte e coerente, che ha suscitato l’applauso convinto del pubblico presente.
Paola Ancora guida il dialogo con rigore e sensibilità
Il dialogo è stato condotto con equilibrio dalla giornalista Paola Ancora, volto noto del giornalismo pugliese, che ha moderato l’incontro con competenza, stimolando una riflessione profonda e articolata su tutti i principali temi emersi. Le sue domande, mai banali, hanno permesso ai relatori di affrontare argomenti complessi con chiarezza, senza mai perdere il contatto con la realtà concreta.
È stato proprio nel confronto con Paola Ancora che Bersani ha potuto raccontare la genesi e il senso del suo libro, che alterna memorie personali e collettive a riflessioni sulla politica, sul cambiamento sociale e sulle trasformazioni del Paese.
Bersani: “Il futuro ha bisogno di radici. E di memoria”
Nel suo intervento, Bersani ha saputo unire autoironia, lucidità e spirito critico, regalando alla piazza una lezione di politica umana e popolare. Il libro – ha spiegato – nasce dall’esigenza di tornare a raccontare un passato che non è nostalgia, ma strumento per comprendere il presente:
“Ho scritto questo libro per parlare di un tempo che non è solo passato, ma che ci aiuta a capire dove stiamo andando. Non c’è futuro senza radici, e non c’è sinistra senza popolo.”
“O si sta con Trump o si difendono i diritti”
Parlando di politica internazionale, Bersani ha espresso preoccupazione per la deriva degli equilibri globali e per l’uso crescente delle tecnologie militari:
“Le guerre… ohimè, ce ne sarebbe da parlare per ore. Ma qui il punto è uno: o si sta dalla parte di Trump e della destra globale, oppure si prende posizione. E riconoscere la Palestina è oggi un atto di civiltà.”
“È inaccettabile che in acque internazionali si attacchino droni con altri droni. Stiamo assistendo a qualcosa di grave, che non può lasciarci indifferenti. La politica deve tornare a guardare oltre il breve termine.”
Giovani, lavoro e senso della politica
Il dibattito ha toccato anche il tema del lavoro e della condizione giovanile, centrali nella visione politica di Bersani, che ha ribadito la necessità di tornare a una politica che ascolti il disagio e offra strumenti di emancipazione:
“I giovani non si possono cercare solo sotto elezioni. Vanno accompagnati, guidati, messi nelle condizioni di decidere. Senza giustizia sociale, non c’è democrazia.”
Perché i Beatles? Simbolo di armonia e utopia possibile
Il titolo del libro, evocativo e in apparenza leggero, è stato al centro di una riflessione culturale più ampia:
“I Beatles? Perché erano un simbolo di armonia, di qualcosa da imitare. Rappresentavano la possibilità di costruire qualcosa insieme, con talento, impegno e passione. È quello che manca oggi alla politica: l’idea di un progetto collettivo, di un sogno condiviso.”
Il cattolicesimo come orizzonte etico
Non è mancato un passaggio dedicato al ruolo del cattolicesimo progressista nella società contemporanea, che secondo Bersani dovrebbe essere parte attiva del dibattito globale:
“Il cattolicesimo è una grande dottrina, e se davvero tanti cattolici sono progressisti, devono dirlo. Non si può restare in silenzio quando i diritti vengono calpestati. Anche la Chiesa deve avere il coraggio di prendere posizione.”
Critiche al governo, ma anche autocritica
Nel corso della serata, Bersani e Provenzano non hanno risparmiato critiche al governo attuale, accusato di fare una politica “che parla solo ai forti”, dimenticando i lavoratori, i giovani e i più fragili. Ma Bersani ha anche avuto il coraggio di guardare dentro al proprio campo:
“Abbiamo commesso errori, anche noi. Ma adesso dobbiamo ricostruire con coerenza. Serve una sinistra popolare, radicata, che torni tra la gente, nei mercati, nei luoghi di lavoro.”
Una chiusura tra strette di mano e copie autografate
L’evento si è concluso con il firma copie del libro, durante il quale Bersani si è intrattenuto con il pubblico in un clima di grande umanità e rispetto reciproco. Le ultime luci della sera hanno accompagnato strette di mano, foto, sorrisi e scambi di opinioni: la politica, per una volta, ha saputo parlare il linguaggio della comunità.
Calimera riscopre il valore della piazza: politica come incontro, memoria come bussola
La tappa salentina di Pier Luigi Bersani non è stata solo una presentazione editoriale, ma una lezione di democrazia partecipata, un momento di dialogo vero, dove cultura, politica e società si sono incontrate senza filtri. Una testimonianza concreta di come, anche oggi, sia possibile fare politica fuori dai palazzi, con parole che non inseguono i sondaggi ma cercano il senso profondo delle cose.