Mostra Falling dell'artista visivo albanese Driant Zeneli

Fino al 7 gennaio | LECCE | La mostra Falling dell'artista visivo albanese Driant Zeneli nel complesso di San Francesco della Scarpa

IL COMPLESSO DI SAN FRANCESCO DELLA SCARPA OSPITA LA MOSTRA FALLING DI  DRIANT ZENELI: IL PERCORSO ESPOSITIVO, PROMOSSO DAL POLO BIBLIO-MUSEALE DI LECCE E DAL MUSEO CASTROMEDIANO, CURATO DA LAURA LAMONEA, PROPONE DUE OPERE VIDEO E UNA INSTALLAZIONE DELL'ARTISTA VISIVO ALBANESE.

Fino al 7 gennaio (dal lunedì al sabato, ore 10:00–13:00 e 16:00–19:00; chiuso il 25, 26 e 28 dicembre, 1 e 4 gennaio | ingresso libero), negli spazi del Complesso di San Francesco della Scarpa, in Piazzetta Giosuè Carducci a Lecce, è visitabile Falling di Driant Zeneli. Curata da Laura Lamonea e promossa dal Polo Biblio-Museale di Lecce e dal Museo Castromediano, la mostra riunisce i video When Winds in Monsoon Play, the White Peacock Will Sweep Away e Those Who Tried to Put the Rainbow Back in the Sky, insieme all’installazione La coccinella e lo struzzo del progetto Short Fairytales for Adults. La caduta, intesa come occasione di trasformazione: tra immaginazione, politica e realismo magico, il percorso espositivo restituisce alcuni momenti significativi della ricerca dell’artista, che indaga l’istante in cui corpi, sistemi e istituzioni perdono equilibrio, aprendo a nuove possibilità immaginative.

IL PERCORSO DI VISITA

La mostra si apre con il film When Winds in Monsoon Play, the White Peacock Will Sweep Away, ambientato in Bangladesh e realizzato nell’ambito di The Six Seasons of the White Peacock, progetto promosso dalla Regione Puglia – Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio – attraverso il Polo Biblio-Museale di Lecce e il Museo Castromediano, e cofinanziato dalla tredicesima edizione del programma Italian Council della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. L’opera nasce dal coinvolgimento di una rete internazionale di istituzioni culturali attive in quattro Paesi: la Samdani Art Foundation (Bangladesh), l’EMST – Museo Nazionale d’Arte Contemporanea di Atene (Grecia), la Fondazione Art House di Adrian Paci e Melisa Paci a Scutari (Albania) e il Museo Civico di Castelbuono (Italia) che accoglierà questa nuova opera. Scandito dalle sei stagioni bengalesi, il video racconta un viaggio politico e interiore che ruota attorno all’innamoramento di un pavone bianco per la propria lacrima. Attraverso diversi livelli di lettura, affronta questioni esistenziali, ecologiche e politiche — tra cui le proteste della cosiddetta Rivoluzione di luglio 2024, in cui hanno perso la vita oltre mille persone. La narrazione è attraversata dal Khonar Bachan, antichi proverbi della tradizione orale bengalese, mentre l’architettura brutalista di Louis Kahn assume una presenza fisica e metaforica. Gli elementi visivi sono stati realizzati in collaborazione con giovani artisti locali; la partitura sonora, rielaborata dal maestro Francesco Aliberti, intreccia barocco e musica bengalese in una composizione ibrida.

Al centro della chiesa La coccinella e lo struzzo, favola ideata con lo studioso lacaniano Mimmo Pesare, docente dell’Università del Salento, nell’ambito del progetto Short Fairytales for Adults. Attraverso un dialogo a due, l’artista e lo psicoanalista costruiscono una narrazione speculativa che fa emergere nuclei simbolici, immagini dell’inconscio e tensioni latenti. L’incontro accidentale tra i due animali si trasforma in una convivenza forzata, segnata dall’impossibilità di fuga e da un istinto primario di sopravvivenza, diventando metafora dell’essere insieme, del limite e del desiderio. In mostra, la grande scultura in cartapesta realizzata da Driant Zeneli in collaborazione con artigiani locali occupa lo spazio sacro come un corpo estraneo e vulnerabile, sospeso tra immaginario fiabesco e tensione drammatica. A completare l’opera, una traccia sonora in riproduzione continua, con la voce narrante di Giulia Maria Falzea, amplifica la dimensione intima e perturbante del racconto.

In un'altra piccola sala, infine, in loop Those Who Tried to Put the Rainbow Back in the Sky. Tre persone e un’anatra, ferme su una misteriosa nave di cemento, ritrovano casualmente un frammento caduto a terra e decidono di tentare l’impossibile: rimetterlo al suo posto. Girato in un solo giorno nel villaggio albanese di Velmisht, il lavoro nasce dall’incontro fortuito dell’artista con un emigrato rientrato dalla Grecia che, spinto da un profondo desiderio di ritorno, ha costruito la nave in cemento come gesto di radicamento e di attesa. L’azione sospende ogni giudizio razionale e riconduce lo spettatore a un’idea originaria di possibilità e di tensione verso l’altrove, dove l’utopia si manifesta come atto ostinato dell’immaginazione.

In tutto il progetto, Zeneli afferma che la caduta non è fine, ma passaggio: uno spazio aperto in cui realtà e invenzione convivono e l’immaginazione diventa strumento per leggere – e superare – le nostre rovine.

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