MEMORIA TARANTELIO – IL NOSTRO PASOLINI: MEMORIA, LINGUA E IDENTITÀ NEL CUORE DEL SALENTO
di Davide Tommasi
Calimera torna a essere crocevia di memoria, arte e identità con “Il nostro Pasolini”, due giornate – venerdì 24 e sabato 25 ottobre – dedicate a Pier Paolo Pasolini, l’intellettuale che nel Sud, e in particolare nel Salento, trovò una delle più forti risonanze della propria visione poetica e civile.
L’appuntamento, inserito nel progetto TARANTELIO, si è articolato tra via Montinari 32 e la Community Library di Calimera, costruendo un itinerario di parole, immagini, suoni e testimonianze: un atto collettivo di restituzione e di riflessione sul valore della lingua, della memoria e dell’appartenenza.
VENERDÌ 24 OTTOBRE – TRA IMMAGINI E MEMORIA
La prima giornata si è aperta alle 19:00 con la proiezione dell’archivio fotografico di Antonio Tommasi, autentico viaggio nella memoria visiva del Salento. Le immagini in bianco e nero hanno restituito frammenti di vita quotidiana e cultura popolare, accompagnate da racconti e riflessioni di studiosi e testimoni.
Sono intervenuti:
Luigi De Luca, Direttore del Polo Biblio-Museale della Regione Puglia;
Prof. Marcello Aprile, linguista e filologo, che ha ricordato i giorni in cui Pasolini visitò il Salento, appena dodici giorni prima della sua tragica scomparsa;
Prof. Francesco Giannachi, storico delle arti, che ha tracciato un ritratto critico dell’autore e del suo impatto sulla letteratura italiana e internazionale;
Prof. Rocco Nichil, studioso delle culture popolari, che ha condiviso il suo percorso di ricerca su Pasolini e la memoria del padre, figura di cultura e umanità spesso dimenticata nel suo paese natale, Miggiano;
Don Giuseppe Guido, testimone diretto della visita pasoliniana a Calimera cinquant’anni fa, che ha ricordato con emozione lo sguardo e la voce del poeta tra la gente semplice;
e il Dirigente scolastico Prof. Paolo Aprile, che ha riportato il ricordo di quando, bambino, assistette a quella giornata destinata a entrare nella storia del paese.
Alle 21:00, la serata è proseguita con “Festa, ronde e tradizione salentina”, a cura di Giancarlo Paglialunga: un omaggio sonoro alle radici musicali del territorio. Il ritmo ancestrale della pizzica, rito di guarigione e appartenenza, ha dialogato idealmente con la parola pasoliniana, che ancora oggi vibra come un canto di libertà e di verità.
SABATO 25 OTTOBRE – IL NOSTRO PASOLINI
La seconda giornata del progetto, ospitata nella Community Library di Calimera, ha rappresentato il cuore pulsante dell’intero percorso. Dalle 18:30, la sala si è riempita di voci, immagini e suoni in un intreccio profondo tra memoria, linguaggio e identità, nel segno di un dialogo continuo tra il pensiero pasoliniano e il territorio salentino.
Saluti istituzionali e introduzione
La serata si è aperta con i saluti istituzionali del Sindaco di Calimera, ing. Gianluca Tommasi, che ha ricordato come il legame tra Pasolini e il Salento rappresenti una pagina essenziale della storia culturale italiana:
“Pasolini vide in queste terre un Sud autentico, capace di custodire la propria anima popolare e il senso della comunità,” – ha dichiarato il Sindaco Tommasi – “un luogo in cui la povertà materiale non coincideva con miseria spirituale, ma con la ricchezza dei legami umani e della parola.
Oggi, a distanza di cinquant’anni, il suo messaggio ci invita a riflettere su chi siamo e su cosa vogliamo custodire del nostro essere comunità. Difendere la lingua, la memoria, la solidarietà, significa anche difendere la libertà e la dignità di ogni persona.
Questa iniziativa dimostra che Calimera continua a essere un centro vivo di cultura, dove la tradizione non è nostalgia, ma forza generatrice di futuro.”
Sono intervenuti anche Leo Palumbo, presidente del Consiglio Comunale con delega alla Cultura, e Andrea Aprile, tra i promotori del progetto Tarantelio. Entrambi hanno ribadito il valore dell’iniziativa come atto di partecipazione civile, un modo per restituire alla cittadinanza una memoria viva e condivisa, capace di connettere generazioni diverse.
Un ringraziamento particolare è andato a Raffaella Aprile, figlia del grande cultore griko Rocco Aprile, il cui impegno e la cui collaborazione hanno reso possibile la realizzazione della manifestazione.
“Mio padre – ha dichiarato Raffaella Aprile – ha dedicato tutta la vita alla lingua grika e alla sua gente, convinto che il dialetto fosse un ponte tra le generazioni e un segno di libertà culturale.
Questo evento su Pasolini è anche un omaggio a quella visione: il poeta e il cultore del Griko si sarebbero certamente riconosciuti, entrambi mossi dall’amore per la parola viva e per l’autenticità dei popoli del Sud.”
Pasolini a Calimera – la memoria filmata
Il primo momento centrale è stato dedicato alla proiezione del video-documentario “Pasolini a Calimera”, realizzato da Elio Paiano e Davide Tommasi. Attraverso immagini d’archivio, testimonianze dirette e un accurato lavoro di ricerca, l’opera ha rievocato il giorno in cui Pier Paolo Pasolini visitò Calimera, dodici giorni prima della sua morte.
Il filmato ha restituito la figura di un Pasolini profondamente umano, curioso, empatico, immerso nel dialogo con le persone comuni. I racconti dei testimoni hanno disegnato una narrazione intima: il poeta che cammina tra le case, che ascolta e osserva, cercando nel Sud la purezza di un linguaggio originario e la verità dell’essere umano, lontano dalle maschere del potere e del progresso cieco.
Paiano e Tommasi, con sensibilità e rigore, hanno trasformato la memoria in esperienza emotiva e collettiva, restituendo una pagina che appartiene non solo a Calimera, ma alla storia della cultura italiana.
“Glossa ti’ mana” – La lingua come radice e resistenza
Dopo la proiezione, Vania Palumbo ha presentato la sua performance poetica “Glossa ti’ mana (La lingua madre)”. La voce, il gesto e il suono hanno composto una riflessione potente sulla lingua come luogo dell’anima e della memoria.
Nel suo intervento, Palumbo ha trasformato il dialetto in canto e in denuncia: la lingua come radice che unisce generazioni, ma anche come strumento di resistenza contro l’omologazione culturale che Pasolini temeva e denunciava.
“Ogni parola del nostro dialetto – ha detto – contiene il respiro di chi ci ha preceduto. Difenderla significa difendere il senso stesso dell’umano.”
Le canzoni di Pasolini e la parola che canta
La serata è poi proseguita con un momento di intensa suggestione: le canzoni scritte da Pasolini e portate al successo da Laura Betti sono state reinterpretate da Simone Giorgino ed Elisa Corliano, accompagnati da Paolo Dimitri, Corrado Aprile, Andrea Aprile e altri protagonisti del territorio.
Particolarmente significativa è stata la conversazione che ha preceduto le esecuzioni, condotta con profondità e autenticità dalla neo-dottoranda Elisa Corliano, che ha saputo intrecciare riflessione critica e testimonianza viva.
Attraverso domande e spunti di analisi, Corliano ha guidato i protagonisti di quel tempo in un dialogo denso di emozione e memoria, restituendo al pubblico un quadro umano e culturale ricco di senso e di verità.
Giorgino, poeta e studioso, ha ricordato come Pasolini seppe fare della canzone una forma letteraria popolare, capace di dare voce agli ultimi, “a chi non ha parole per dirsi”.
Le voci di Giorgino e Corliano, in equilibrio tra recitazione e canto, hanno restituito la potenza lirica e civile di testi come Canzone della rosa e Macrì Teresa detta Pazzia, dove la dolcezza del verso incontra la ferita della verità.
Il pubblico, profondamente coinvolto, ha ascoltato in silenzio, percependo la continuità tra la parola del poeta e il respiro del Sud.
Il Salento canta Pasolini – musica e memoria
A chiudere la serata, “Il Salento canta Pasolini”: un concerto poetico che ha unito Ninfa Giannuzzi, Emanuele Licci, Bruno Galeone e Francesco De Donatis in un dialogo di suoni e parole, tra tradizione e contemporaneità.
La voce potente e rituale di Ninfa Giannuzzi, il canto arcaico di Licci, le note della fisarmonica di Galeone e la chitarra di De Donatis hanno creato un paesaggio sonoro capace di restituire al pubblico la stessa energia vitale che Pasolini aveva cercato nel Sud: la verità dell’anima popolare.
Nel ritmo delle tammorre e nella vibrazione delle voci si è percepito il senso profondo della serata: la poesia come canto del popolo, la memoria come gesto condiviso.
Un finale corale, intenso e luminoso, in cui la musica si è fatta parola e la parola è tornata musica, come in un cerchio che unisce passato e presente, arte e vita, memoria e identità.
MEMORIA E APPARTENENZA
“Il nostro Pasolini” non è stata una semplice rievocazione, ma un atto di riconoscenza e rielaborazione collettiva.
Nel Salento, terra che Pasolini intuì come luogo di purezza originaria e di resistenza culturale, l’iniziativa – promossa da MenhirSalento, in collaborazione con il Comune di Calimera e le associazioni Elio, Ristretti e Gocce di Papagna, con il prezioso contributo di Raffaella Aprile – ha trasformato la memoria in laboratorio di futuro.
In un tempo che rischia di smarrire la propria lingua e le proprie radici, Calimera ritrova nella parola pasoliniana una guida e un monito: la cultura non è nostalgia, ma responsabilità del presente.
Nel segno di Pasolini, il Salento continua a interrogarsi, a parlare, a cantare se stesso — perché la memoria, quando è condivisa, non appartiene più al passato, ma diventa coscienza viva di un popolo.