L’Ultima Frontiera del Salento: Quando la Burocrazia Diventa Scienza (e Forse Salvezza)
Autore: Antonio Bruno
Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Scienze Forestali della Provincia di Lecce
LECCE – Siamo nel settembre del 2025, e il Salento non è più solo una cartolina da spiagge dorate e ulivi secolari. È un laboratorio a cielo aperto, un campo di battaglia fitosanitario dove la guerra contro Xylella fastidiosa si combatte non più solo con tronchi abbattuti e lacrime contadine, ma con codici CIFRA, passaporti vegetali e allegati B firmati in triplice copia.
L’ho letto, quel documento. La Determina Dirigenziale n. 00158 del 17 settembre 2025, emessa dalla Sezione Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia. Non è un atto amministrativo qualsiasi. È un manifesto. Un tentativo disperato, meticoloso, quasi poetico, di mettere ordine nel caos biologico. È la burocrazia che, finalmente, smette di essere un intralcio e si trasforma in strumento di precisione, come un bisturi chirurgico usato per salvare un paziente in fin di vita.
Salvatore Infantino, il dirigente che l’ha firmata, non è un eroe in divisa, ma un burocrate in giacca e cravatta che ha capito una cosa fondamentale: per sconfiggere un batterio che viaggia sulle ali di un insetto, devi prima sconfiggere il caos umano. Devi tracciare ogni piantina, ogni movimento, ogni passaporto. Devi imporre regole ferree, ma anche intelligenti, che si adattino ai ritmi della natura.
Ed ecco la prima, geniale intuizione: la stagionalità del rischio. Gli esperti dell’Osservatorio hanno capito che gli adulti dei vettori di Xylella – quei piccoli insetti assassini – sono attivi solo da fine marzo a fine ottobre. Il resto dell’anno, il rischio è “nullo”. Quindi, cosa fa la Determina? Autorizza gli spostamenti di piante “autorizzate” (olivi resistenti come Leccino e FS17, mandorli, agrumi e persino il profumato rosmarino) liberamente da novembre a marzo. È una pausa d’armi con la natura, un corridoio umanitario per la ripresa economica. Un concetto semplice, ma rivoluzionario: non combattere la biologia, ma assecondarla.
Confrontiamolo con il mondo. In California, dove Xylella ha devastato i vigneti, la risposta è stata spesso brutale: eradicazione di massa, con scarsi risultati a lungo termine e un costo sociale altissimo. In Corsica, si è puntato su una strategia simile a quella pugliese, con zone cuscinetto e monitoraggi intensivi, ma senza la stessa precisione burocratica. La Puglia, invece, sta costruendo un sistema di tracciabilità degno di una supply chain farmaceutica. Ogni pianta deve avere il suo “passaporto”, ogni acquirente deve firmare una “dichiarazione sostitutiva di impegno” (Allegato B) in cui giura di non spostare la pianta fuori dalla zona infetta. È un patto di responsabilità collettiva, firmato non con il sangue, ma con la penna.
E qui sta il secondo capolavoro: la rete anti-vettore. La Determina impone che tutte le piante autorizzate siano prodotte in “siti di produzione protetti fisicamente con reti a prova di vettore”. Non è più sufficiente sperare. Bisogna costruire una fortezza. È la stessa strategia adottata con successo in alcuni vivai sperimentali in Spagna, dove le reti hanno ridotto l’incidenza del batterio del 90%. Ma mentre in Spagna si tratta di progetti pilota, in Puglia è diventata legge. È l’obbligo che trasforma l’eccezione in regola.
Certo, il documento è anche un monumento alla complessità. Rimanda a Regolamenti UE, a decreti legislativi, a precedenti determine (la n. 119 del 30 giugno 2025, la n. 48 del 3 maggio 2024…), creando un groviglio normativo che solo un ispettore fitosanitario può districare. Ma questa complessità è il prezzo da pagare per la precisione. Non si può combattere un nemico invisibile con slogan e buone intenzioni. Ci vogliono regole chiare, sanzioni (fino alla distruzione delle piante infette, articolo 55 del D.Lgs 19/2021), e un sistema di controllo che arriva fino al “portale web istituzionale: http://www.emergenzaxylella.it” , dove ogni olivo Leccino impiantato deve essere geolocalizzato con dati catastali.
La letteratura scientifica internazionale ci dice che l’eradicazione totale di Xylella fastidiosa è ormai un’utopia. L’obiettivo, oggi, è la convivenza controllata. Ed è esattamente ciò che questo atto amministrativo persegue: non la sconfitta del batterio, ma la sua contenimento, la sua gestione, la sua addomesticazione attraverso regole ferree e una conoscenza approfondita del suo ciclo vitale.
L’ultima riga del documento, quella che parla di “esiti valutazione di impatto di genere: neutro”, potrebbe far sorridere. Ma in realtà, è un segnale potente. Vuol dire che questa non è una battaglia di parte, non è un atto ideologico. È un atto tecnico, freddo, necessario. È la scienza che detta legge, e la burocrazia che la esegue.
Il Salento non sarà più come prima. Ma forse, grazie a documenti come questo, potrà essere ancora un Salento. Un luogo dove gli ulivi non sono più solo monumenti del passato, ma progetti per il futuro, piantati con un passaporto in tasca e la speranza, finalmente, regolamentata.