La musica che unisce epoche e cuori
di Antonio Bruno
C’è una confessione che ogni musicista, prima o poi, si trova a fare: la musica che amiamo di più, quella che ci ha cresciuti, resta per sempre con noi. Ma la sorpresa più grande arriva quando scopri che quella stessa musica è amata anche da chi non c’era, da chi è nato decenni dopo.
Lo sa bene chi da anni canta con “La differenza”, un gruppo che porta in scena le canzoni degli anni Ottanta, rivestendole di nuovi colori, con l’energia di chi non vuole solo ricordare, ma farle vivere di nuovo. «Mi hanno chiesto di fare una serata», racconta, «e mi hanno detto: guarda che i giovani adorano le canzoni dei tuoi tempi, quelle di più di 40 anni fa». E lui ha sorriso: «È vero, ma amano anche Alfa, Sal da Vinci, Achille Lauro… la musica di oggi».
Perché la musica, quella vera, non conosce confini né epoche. Non è un museo dove si conservano cimeli, ma una piazza viva, in cui Sinatra può camminare accanto a Lauro, e un riff di chitarra degli anni Ottanta può far ballare la stessa generazione che si emoziona per un beat elettronico nato ieri.
Lo vediamo ovunque: nelle feste di maturità, dove Don’t Stop Me Now dei Queen esplode con la stessa potenza di una volta; nelle playlist di Spotify, dove Vasco Rossi e gli 883 viaggiano accanto alle hit del momento; nelle serate live, dove i ragazzi cantano a squarciagola Albachiara come se fosse uscita ieri.
È il segreto della musica: quando è autentica, ti prende per mano e ti porta ovunque, senza chiederti quanti anni hai. E allora, in un concerto, può accadere di passare da My Way di Sinatra a un brano di Achille Lauro senza che nessuno percepisca un salto: tutto diventa un unico filo che unisce epoche, emozioni e persone.
Forse, la verità è che certe canzoni non appartengono più al passato o al presente. Appartengono a chi le canta, a chi le ascolta, a chi si lascia attraversare. E questa è la vera, straordinaria forza della musica: renderci tutti contemporanei, per sempre.