La Motta Torricella: un castello normanno nel cuore salentino

di Antonio Bruno

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Nel cuore verde e segreto del Salento, tra gli ulivi secolari e il vento che sussurra storie mai scritte, si nasconde un luogo che sembra uscito da una saga normanna: la Motta Torricella di Supersano. Una parola, "Motta", che pochi conoscono. Eppure, dietro di essa, si cela una delle testimonianze più affascinanti del nostro Medioevo dimenticato.

Già, perché il Salento è terra di Barocco e di Roma antica, ma spesso ci dimentichiamo che tra l’anno Mille e l’arrivo degli Angioini, qui, nel profondo Sud, c’era una vita piena di torri, guerrieri e fortificazioni. I Normanni – quelli che conquistarono anche l’Inghilterra di Guglielmo il Conquistatore – arrivarono anche qui, con le loro spade, le loro strategie e il loro genio costruttivo.

La Motta Torricella, come le sue sorelle d’oltremanica, è una collinetta artificiale – un terrapieno di terra e pietre – sulla cui sommità svettava una torre, in legno o in pietra. Da lì si scrutava l’orizzonte, si comunicava con segnali visivi con le altre motte, ormai sparite o inghiottite dal tempo. Attorno, un fossato, scavato non solo per difesa, ma anche per ottenere la terra che serviva a erigere quel monte che non c’era. E un ponte, probabilmente levatoio, che portava al cuore del potere: la torre, sede del dominus, del signore locale, e dei suoi milites, i guerrieri pronti a difendere quel piccolo mondo medievale.

Il sito si trova accanto al Bosco di Belvedere – una riserva oggi ridotta ma che un tempo era una fonte inesauribile di vita: legna, animali, frutti selvatici. Non era un semplice paesaggio: era un sistema economico e strategico da controllare. Ed è proprio per questo che i Normanni impiantarono la Motta lì, in posizione dominante, strategica.

Ma c’è di più. Gli studi archeologici condotti dall’Università del Salento – sotto la guida del professor Paul Arthur, inglese d’origine ma ormai salentino d’adozione – hanno rivelato che sotto la Motta si nasconde un insediamento romano. E ancora più in basso, probabilmente, tracce messapiche o preistoriche. È la dimostrazione di come ogni strato di questa terra racconti una storia, una civiltà, una resistenza.

Una “motta” come a Hastings

Quello che colpisce è che la Motta Torricella – oggi invisibile ai più – condivide la stessa origine delle grandi motte inglesi, come quella di Oxford, o quelle ricamate nel celebre Arazzo di Bayeux che narra la conquista dell’Inghilterra nel 1066. Mentre Roberto il Guiscardo risaliva l’Italia, Guglielmo trionfava a Hastings. Due fratelli d’arme, due fronti della stessa ambizione normanna. Ed entrambe le conquiste segnarono profondamente i territori, anche nell’architettura del potere.

In Italia, le motte sono rare. Alcuni esemplari resistono in Sicilia, terra anch’essa normanna, e nel foggiano. In Puglia se ne contano ufficialmente solo due. Ma la verità, come sempre, è più ricca della narrazione: altre motte esistono, dimenticate tra le carte e le sterpaglie. Quella di Supersano è tra le meglio conservate, e forse la più suggestiva.

Un museo, un’identità da riscoprire

Il Museo del Bosco (MuBo) a Supersano – ospitato nel palazzo quattrocentesco dei Manfredi – nasce con l’ambizione di raccontare tutto questo: la storia del bosco, della Motta, dei villaggi bizantini e medievali che fiorivano tra le radici dei lecci. Uno dei ritrovamenti più affascinanti è legato alla viticoltura bizantina: da alcuni semi di vite ritrovati in un pozzo del VII secolo, è stato possibile ricavare il DNA di un’uva antica, ormai scomparsa. Forse, un giorno, potremmo persino riportarla in vita, e brindare con un vino che ha visto mille anni di storia.

Un sito da valorizzare

In Inghilterra, una motta come quella di Oxford attira ogni anno migliaia di turisti. In Italia, invece, troppo spesso luoghi come quello di Supersano restano ai margini dell’attenzione pubblica e accademica. Eppure potrebbero diventare non solo attrazione culturale, ma anche volano economico. Il Salento ha bisogno di narrare anche il suo Medioevo, non solo le chiese barocche e il mare azzurro.

Perché la Motta Torricella non è solo una collinetta di terra: è un simbolo. Un ponte tra passato e futuro. Tra archeologia e identità. Tra la Puglia nascosta e quella che possiamo ancora raccontare.

Bibliografia e riferimenti:

  • Arthur, Paul. Archeologia medievale nel Salento, Università del Salento.

  • Gravett, Christopher. Norman Stone Castles (1): The British Isles 1066–1216, Osprey Publishing, 2003.

  • Arazzo di Bayeux, Musée de la Tapisserie de Bayeux.

  • Violante, Cinzio. Normanni e Normandia: le radici dell’Europa moderna, Il Mulino, 1997.

  • D’Andria, Francesco. La Puglia nell’alto Medioevo, Edizioni del Grifo, 2001.

  • Soprintendenza Archeologica della Puglia – Scavi nella Motta di Supersano (1999–2020), rapporti tecnici.

 

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