Il Salento dei rosati fra tradizione e nuovi riconoscimenti internazionali
Autore: Antonio Bruno
Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce
Il Salento e i vini rosati: tradizione, innovazione e riconoscimenti internazionali. Il caso Spinello dei Falconi e le prospettive del settore vitivinicolo leccese
Il recente riconoscimento assegnato al rosato Spinello dei Falconi Salento IGT – prodotto dalla Cantina Cupertinum di Copertino – da parte della Guida SlowWine di SlowFood, rappresenta un ulteriore tassello di un percorso di valorizzazione che coniuga tradizione enologica salentina e qualità internazionale. Il premio, noto come “TopWine”, sottolinea non solo l’eccellenza del prodotto, ma anche la capacità di un territorio di proporsi con autorevolezza sullo scenario globale.
Il Negroamaro, vitigno autoctono a bacca nera, è da secoli il cuore pulsante della viticoltura salentina. La sua versatilità consente di produrre non solo rossi strutturati, ma anche rosati di elevatissima qualità, ottenuti attraverso una vinificazione in purezza che esalta profumi, freschezza e sapidità. Come sottolineato dall’enologo Giuseppe Pizzolante Leuzzi, il rosato salentino affonda le sue radici nell'antica tecnica della “vinificazione in lacrima” o per “alzata di cappello”, un metodo che garantisce una estrazione di colore delicata e profumi fini.
Un contesto internazionale: il rosato nel mondo
Il successo dei rosati salentini va inquadrato in un trend mondiale che vede questo stile di vino in costante crescita. Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV), il consumo di vino rosato rappresenta oltre il 10% del consumo mondiale di vino, con una produzione concentrata in particolare in Francia (specie in Provenza, regione simbolo per eccellenza), seguita da Spagna, Stati Uniti e Italia.
La Provenza, in particolare, ha costruito un intero ecosistema economico e turistico attorno al proprio rosato, diventando un case study di successo per marketing territoriale e wine tourism. Tuttavia, il modello provenzale, sebbene iconico, si basa su uvaggi e stili diversi (principalmente a base di Grenache, Cinsault e Syrah). Il Salento, con il suo Negroamaro, propone invece un’identità unica: vini più strutturati, sapidi e adatti all’invecchiamento breve, che si distinguono per personalità e capacità di accompagnare la ricca gastronomia locale.
Altri casi internazionali di successo includono i rosati delle regioni spagnole della Navarra (a base di Garnacha) e della California (dove spesso si utilizzano blend internazionali). Ciò che accomuna questi territori è la capacità di aver investito sulla qualità, sulla ricerca enologica e su una comunicazione coerente che lega il vino al suo terroir.
La prospettiva del Salento: tra opportunità e sfide
Il premio a Spinello dei Falconi non è un caso isolato. Negli ultimi anni, il Salento e più in generale la Puglia hanno collezionato punte di eccellenza riconosciute da guide internazionali come Wine Spectator, Decanter e critici del calibro di Joe Bastianich. Questo dimostra come la viticoltura locale abbia intrapreso con successo un percorso di ammodernamento, senza tradire la propria anima tradizionale.
Le cantine salentine, da quelle cooperative storiche a quelle private più innovative, hanno investito sulla sostenibilità, sulla riscoperta di vitigni autoctoni e su tecniche di vinificazione all’avanguardia. L’obiettivo “buono, pulito e giusto” di SlowFood si sposa perfettamente con una regione che punta sempre di più su agricoltura biologica, basso impatto ambientale e valorizzazione del paesaggio rurale.
Tuttavia, le sfide restano aperte:
Climate change: l’aumento delle temperature e la siccità rappresentano una minaccia concreta. Diventa cruciale investire su viticoltura resiliente e uso sostenibile dell’acqua.
Mercato globale: la competizione è agguerrita. È necessario differenziarsi ulteriormente, puntando su storytelling autentico e sulla qualità assoluta, per evitare di competere sul solo prezzo.
Integrazione con il turismo: seguire l’esempio della Provenza sviluppando un’offerta di wine tourism strutturata (strade del vino, wine bar, esperienze enogastronomiche) può moltiplicare il valore del brand “Salento”.
Conclusioni
Il riconoscimento di SlowFood alla Cantina Cupertinum è il segnale che la strada intrapresa è quella giusta. Il rosato salentino, e il Negroamaro in particolare, hanno tutte le carte in regola per ritagliarsi uno spazio di prestigio nell’olimpo dei grandi rosati mondiali. Il futuro del settore nella provincia di Lecce passerà attraverso la capacità di coniugare sempre di più sostenibilità, qualità e promozione di un territorio unico, trasformando ogni bottiglia in un ambasciatore del Salento nel mondo.
Bibliografia
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