Il Palazzo Ducale di Alessano: storia, donne e identità
Il Palazzo Ducale di Alessano e la famiglia San Giovanni: Storia, Eredità e Identità del Salento
Nel nostro Paese ci sono luoghi che raccontano la storia meglio di qualsiasi libro di testo. Luoghi dove le pietre parlano, le mura conservano voci e silenzi, e i nomi delle famiglie diventano emblema di memoria collettiva. Uno di questi luoghi è certamente il Palazzo Ducale di Alessano, nel cuore del Salento, erroneamente chiamato “Castello dei Gonzaga”, ma che deve la sua identità profonda ad altri protagonisti: la famiglia San Giovanni e, in particolare, una figura femminile di raro spessore, Giovanna San Felice di Bagnoli.
Alessano non è solo un borgo suggestivo tra Santa Maria di Leuca e Otranto: è uno scrigno di storia, cultura e bellezza che ha saputo attraversare i secoli senza smarrire l’anima. Il suo Palazzo Ducale ne è il cuore pulsante. Costruito nel tardo Quattrocento dai Del Balzo, passò attraverso le mani di alcune delle più importanti famiglie nobiliari del Mezzogiorno: dai Gonzaga — la cui impronta rinascimentale ha lasciato un segno duraturo — fino ai Guarini e ai Jerbo d’Aragona. Ma è nel passaggio alla famiglia San Giovanni, a fine Ottocento, che il palazzo non solo si preserva, ma si rinnova, diventando una dimora viva, pulsante di attività culturali, memoria storica e visione.
Il nome di Giovanna San Felice di Bagnoli è indissolubilmente legato a questa rinascita. Una donna del Sud, nata nel 1920, colta, raffinata, cresciuta tra Avellino e Roma, capace di coniugare grazia e rigore, equitazione e amministrazione bancaria, sensibilità artistica e visione imprenditoriale. Quando, giovanissima, si ritrovò vedova, prese in mano le redini di un patrimonio vasto e complesso: terre, immobili, una banca. Ma non lo fece in silenzio o dietro le quinte, come spesso accadeva (e ancora accade) per le donne del Mezzogiorno. Lo fece da protagonista.
Con determinazione e intelligenza, trasformò la Banca Tamborino Sangiovanni da piccolo istituto locale in una rete efficiente di sportelli bancari al servizio del territorio. E tutto questo senza mai recidere il filo che legava l’impresa alla comunità, alla terra, alle persone. In un’epoca in cui il potere economico era quasi esclusivamente maschile, Giovanna rappresentò una straordinaria eccezione: un modello di leadership discreta ma incisiva, moderna e al contempo profondamente radicata nel tessuto culturale del Sud.
Il Palazzo Ducale oggi non è un museo polveroso. È un luogo vivo. Accoglie eventi, concerti, dibattiti, e continua a svolgere quella funzione di cerniera tra memoria e futuro che solo i grandi spazi storici riescono a mantenere intatta. Sotto la guida della famiglia San Giovanni, il palazzo è diventato simbolo di un nuovo modo di custodire il passato: non chiuderlo in una teca, ma offrirlo come ponte per il domani.
In un’Italia spesso divisa tra nostalgia e modernità, tra retorica del passato e fatica del presente, la vicenda del Palazzo di Alessano ci ricorda che il vero progresso nasce dalla capacità di conservare e trasformare. E in questo, le donne — le nostre madri, le nostre nonne — hanno avuto e continuano ad avere un ruolo silenzioso, ma fondamentale.
Giovanna San Felice di Bagnoli non è solo una nota a margine nella storia di una nobile casata. È una delle tante donne che hanno fatto grande il nostro Sud, che hanno custodito le radici senza temere il vento del cambiamento. E il Palazzo Ducale di Alessano, con la sua torre cinquecentesca e le sue terrazze aperte sul cielo del Salento, è oggi il monumento tangibile di questa eredità: nobile, sì, ma soprattutto profondamente umana.
Antonio Bruno