ELEZIONI REGIONALI PUGLIA - COSA MORMORA LA RETE
La politica si gioca sempre di più anche sul terreno digitale e le opinioni viaggiano in rete. Ragnar Analytics, network che studia consenso, campagne e dinamiche politiche – tra le esperienze recenti le campagne elettorali di Adriana Poli Bortone a Lecce, di Antonio Nicoletti a Matera e di Giancarla Zaccaro a Massafra – ha diffuso sui propri canali META un’analisi sul sentiment online dei cittadini pugliesi in vista delle Regionali 2025.
In uno scenario con dieci possibili candidati presidenti – cinque di area centrosinistra-Cinque Stelle e cinque di centrodestra-civici – la testa di serie rimane Antonio Decaro (centrosinistra), che guida con il 24% delle preferenze (36% nel campo), seguito da Pippi Mellone (centrodestra) al 20% (34% nel campo). Più distanti Nichi Vendola (10%) e Francesco Boccia (8%), mentre altri nomi restano tra il 4% e il 7%.
In un confronto ristretto a quattro candidati, Decaro raggiunge il 41%, Mellone il 33%. Nei duelli diretti emerge una frattura netta e “bipolare”, con lo scontro frontale tra Campo Largo e centrodestra: tra Boccia e Mellone è quasi parità (48% a 46%), mentre nel testa a testa tra Decaro e Mellone il primo allunga sul secondo di dieci punti (52% a 42%).
L’indagine si basa su metodologie di digital intelligence system, social listening e analisi semantica, con focus su Facebook e sui commenti pubblici ad articoli di stampa. I sentiment rilevati (positivo, negativo, neutro) sono stati normalizzati per provincia e fasce demografiche, escludendo troll e attività coordinate non organiche.
Il sentiment online fotografa un quadro di forte polarizzazione: da una parte Decaro, dall’altra Mellone. Due figure che dominano la conversazione digitale, mentre le alternative restano più deboli. La spaccatura è evidente anche nei territori: Decaro più radicato nell’area barese, Mellone più conosciuto nel Salento. Due geografie politiche e due stili di comunicazione differenti.
L’elettorato degli indecisi rappresenta un 6% swing: una fascia ridotta ma mobile, caratterizzata da scetticismo attivo e disincanto politico, che può spostarsi rapidamente da un blocco all’altro, incidendo in modo determinante sugli equilibri in una sfida dove la rete amplifica – e talvolta anticipa – ciò che potrebbe accadere nelle urne.