Due Giorni di Gusto e Identità: la “Sagra degli Antichi Sapori”
A Vignacastrisi celebra la tradizione salentina tra memoria, musica e nuovi linguaggi
di Davide Tommasi
Nel profondo sud del Salento, dove l’eco della storia si mescola con il profumo della terra rossa e il vento del mare, la comunità di Vignacastrisi — frazione del comune di Ortelle, nel cuore della provincia di Lecce — ha celebrato il 24 e 25 agosto 2025 una nuova edizione della “Sagra degli Antichi Sapori”. Due serate intense, pulsanti, in cui la cultura popolare ha preso forma attraverso il cibo, la musica e la bellezza dei gesti tramandati.
La manifestazione, curata dalla Pro Loco “Ippocampo” di Ortelle sotto la guida del presidente Luigi Guglielmo — storico promotore delle tradizioni locali e figura di riferimento nel panorama delle Pro Loco pugliesi — ha rappresentato molto più di una semplice festa gastronomica: è stata un atto d’amore collettivo verso la propria terra, un momento di riconnessione comunitaria, e un’esperienza multisensoriale che ha saputo coniugare memoria e contemporaneità.
Dalle origini alla rinascita: la forza di una comunità che custodisce il passato
La sagra affonda le proprie radici nella tradizione locale della “Carne e Piperussi” (carne e peperoni), un evento nato per celebrare i prodotti più genuini del territorio in un tempo in cui la stagionalità e la condivisione erano parte integrante del vivere quotidiano. Dopo una breve interruzione, imposta da necessità logistiche e trasformazioni del tessuto sociale, l’iniziativa è stata ripensata e rilanciata, assumendo un nuovo nome ma mantenendo intatta la sua anima: “Sagra degli Antichi Sapori”.
Un cambio di nome che non è stato solo formale, ma anche concettuale: oggi l’obiettivo è abbracciare e valorizzare un patrimonio culinario più ampio, che va oltre il singolo piatto per abbracciare una vera filosofia del gusto, basata su autenticità, rispetto della terra e sostenibilità.
In piazza, i visitatori hanno potuto degustare una selezione di piatti simbolo della cultura salentina: i celebri pezzetti di cavallo stufati in salsa piccante, la massa di San Giuseppe — antichissimo piatto rituale a base di pasta, cavoli e ceci — il capocollo di produzione artigianale, servito in panini fragranti, insieme a contorni popolari come le patatine rustiche e le immancabili pittule, frittelle dorate che raccontano le sere d’inverno e le vigilie di festa.
Questi sapori, tramandati oralmente da generazioni di donne e uomini di campagna, sono oggi riproposti con una consapevolezza nuova: quella della cultura gastronomica come patrimonio immateriale, da difendere e valorizzare non solo per la sua bontà, ma per il suo profondo significato identitario.
La voce della tradizione: Consuelo Alfieri e il “Sirocco” della memoria
La prima serata, il 24 agosto, è stata interamente dedicata alla musica popolare salentina, grazie alla straordinaria partecipazione di Consuelo Alfieri, voce ufficiale dell’Orchestra della Notte della Taranta, considerata tra le più autentiche interpreti della nuova generazione di artisti del folk. Con il suo nuovo progetto discografico, Sirocco, Alfieri ha portato sul palco non solo un repertorio musicale, ma un universo culturale.
Le sue interpretazioni, cariche di passione e rigore filologico, hanno fatto vibrare la piazza. Ogni brano era un racconto, una carezza alla memoria collettiva: dalla pizzica dei cortili alle nenie d’amore, dai canti di lavoro alle preghiere laiche della terra. Il pubblico, composto da turisti e residenti, ha risposto con entusiasmo, trasformando lo spazio pubblico in una danza corale che ha unito generazioni e provenienze diverse.ù
Un omaggio alla contemporaneità: il “Crazy Nation Dance Party”
La seconda serata, il 25 agosto, ha segnato un cambio di registro senza perdere coerenza narrativa: protagonista il format spettacolare “Crazy Nation Dance Party”, prodotto da Casciaro Eventi, un progetto artistico che guarda alla cultura degli anni ’90 con occhi creativi e irriverenti. Trampolieri, sputafuoco, giochi di luce, performer in costume e scenografie dinamiche hanno dato vita a uno show avvolgente e coinvolgente.
Ad arricchire ulteriormente l’evento è stata la partecipazione straordinaria di Ester Del Popolo, artista salentina che sta conquistando l’attenzione del web e dei social network con performance magnetiche e video mozzafiato. Dotata di una voce potente e di una presenza scenica incisiva, Ester ha saputo fondere pop ed elettronica, ritmo e melodia, tradizione e innovazione. Il suo carisma ha letteralmente infiammato il pubblico, offrendo una chiusura di altissimo livello alla due giorni di festa.
L’esibizione dell’artista è stata accolta da applausi scroscianti e ha generato una significativa eco digitale: numerosi video dell’evento stanno circolando virali sui social, contribuendo a diffondere l’immagine di una sagra che sa parlare sia ai cuori che agli algoritmi, coniugando la potenza delle radici con la forza della contemporaneità
Gusto, territorio e cultura: una visione integrata
La “Sagra degli Antichi Sapori” si configura oggi come un modello di evento territoriale intelligente e sostenibile, capace di integrare le esigenze della promozione turistica con quelle della tutela identitaria. In un’epoca in cui il cibo rischia di essere ridotto a intrattenimento superficiale, questa manifestazione ha saputo ribadire con forza che il gusto è anche — e soprattutto — cultura.
Ogni piatto servito, ogni nota musicale, ogni incontro tra persone ha rappresentato un tassello di un mosaico più ampio: quello della costruzione e della narrazione di un territorio che non ha paura di guardare al futuro senza dimenticare da dove viene. E così, tra un boccone di pezzetti e una nota di pizzica, si è compiuto qualcosa di prezioso: un piccolo miracolo collettivo in cui la comunità si è ritrovata, riconosciuta e celebrata.
In un Salento spesso raccontato solo per le sue spiagge o i suoi festival estivi, iniziative come questa riportano l’attenzione sul valore vero del luogo: quello delle sue persone, della sua terra e dei suoi sapori. Perché il gusto, quando è autentico, diventa un linguaggio universale che parla di storia, identità e bellezza.