Casarano, pietre e memorie: la nobile stirpe dei De Donatis

di Antonio Bruno


Nel cuore del Salento, dove l’ulivo incontra la pietra e il tempo pare scorrere più lento, c’è un paese che custodisce una memoria antica e sorprendente. Casarano non è solo un borgo della provincia leccese: è un archivio vivente, fatto di epigrafi, palazzi, chiese e storie familiari intrecciate con la grande Storia.

Tra le famiglie che hanno lasciato il segno più profondo c’è quella dei De Donatis. Non un casato qualunque, ma una stirpe colta e impegnata, nata tra Napoli e la Terra d’Otranto, che ha attraversato secoli di potere spirituale e civile. Paolo De Donatis, arciprete, nel XVII secolo donò tutti i suoi beni per fondare un ospedale intitolato a San Giovanni Elemosiniere. E se oggi quella struttura è scomparsa, rimane l’esempio di una carità illuminata e concreta, tipica di un certo Sud che troppo spesso viene dimenticato.

Nel Settecento, Domenico De Donatis, teologo e filosofo, firmava trattati in latino che circolavano nelle università italiane: Elementa metaphisicae, De sensibus internis. Una famiglia non solo nobile di nome, ma anche di pensiero.

Il tempo, però, passa anche per le grandi famiglie. Il maestoso palazzo De Donatis, nel centro storico, è stato demolito nel secolo scorso. Resistono le epigrafi scolpite nei muri delle dimore patrizie e delle chiese. Come quella che ammonisce, con semplicità latina: “Invidia invidenti nocet” — “l’invidia nuoce all’invidioso”. Moniti che sembrano scolpiti più nella coscienza che nella pietra.

La chiesa della Madonna della Croce, con i suoi affreschi bizantini, testimonia come Casarano sia stata anche un crocevia religioso e culturale. E ancora: le iscrizioni sui palazzi dei D’Aquino, le ville dei Capozza, le memorie dei D’Elia. Tutto parla di un passato che non vuole essere dimenticato.

Emblematica, in questo senso, è la vicenda della Villa Capozza, costruita su una masseria dei De Donatis e restaurata all’inizio del Novecento con mosaici liberty. Una dimora aristocratica diventata simbolo di rinascita, di quel passaggio dal patriziato rurale alla borghesia moderna, che ha segnato la storia del Sud postunitario.

Il matrimonio tra Francesca De Donatis e Luigi Capozza, imprenditore molfettese, sancì proprio quella transizione: una nuova classe dirigente si affacciava all’alba del XX secolo. E la villa, oggi restaurata, racconta anche questo: che si può tornare a vivere e a creare bellezza, anche dopo il declino.

Camminando per Casarano, ci si accorge che la memoria non abita solo nei musei o nei libri: vive sui muri, nelle lapidi, nei simboli. E racconta una storia che vale la pena ascoltare. Soprattutto oggi, in un Paese che ha bisogno di ritrovare se stesso partendo proprio dalla sua storia migliore.

Fonti e bibliografia

  • Guide DocArtis – Famiglia De Donatis: guidedocartis.it

  • Cultura Salentina – Villa Capozza, la fenice del terzo millennio

  • Associazione Archès – Epigrafi civiche di Casarano

  • Wikipedia – Casarano (Storia)

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