Calimera, il paese dove la lettura trasforma la vita

di Davide Tommasi

Quando la lettura diventa futuro: storie, amicizie e incontri indimenticabili

Calimera non è soltanto un luogo geografico del Salento, né semplicemente un punto sulla mappa delle iniziative culturali del Sud. Da oltre vent’anni, nel mese di dicembre, questo piccolo comune griko diventa una geografia dell’anima: uno spazio simbolico in cui il tempo rallenta e le generazioni si riconoscono. Qui si incontrano l’infanzia e la maturità, chi apre un libro per la prima volta e chi continua a farlo per restare umano. Non si tratta di un semplice festival: Calimera diventa un laboratorio di esperienze condivise, un luogo dove la cultura non è solo trasmissione, ma partecipazione attiva, relazionale e affettiva.

Con l’evento Off del 17 dicembre 2025, ospitato presso la Library Community di via Màiro, nel centro storico del comune, si è conclusa la 24ª edizione del Festival “La Lettura ti fa Grande”. Una manifestazione che ha superato da tempo la dimensione dell’evento culturale per assumere quella, più rara e necessaria, di rito collettivo e civile, capace di tenere insieme educazione, identità e futuro. La lettura, qui, non è mai un gesto solitario, ma un atto di comunione. Ogni pagina sfogliata, ogni parola pronunciata diventa occasione di incontro e di dialogo tra generazioni.

La lettura come esperienza condivisa

In un’epoca dominata dalla velocità, dall’effimero e dalla dispersione dell’attenzione, Calimera sceglie la strada opposta: quella della cura, della continuità, della relazione. La lettura non viene celebrata come pratica astratta o gesto elitario, ma vissuta come esperienza concreta, capace di generare legami reali. È in questo scarto rispetto al rumore del presente che il festival trova la sua forza più autentica.

Le parole si intrecciano alla musica, le storie prendono forma nei colori, i laboratori trasformano l’immaginazione in gesto. Bambini e adulti attraversano insieme percorsi fatti di libri, pittura, ascolto e scoperta, dimostrando che la cultura, quando è autentica, non divide per età, ma connette per senso. Il libro diventa così un oggetto vivo, capace di abitare il corpo, lo spazio e il tempo condiviso, trasformandosi in esperienza immersiva.

Un’idea che resiste al tempo

Il festival resiste perché fondato su un’idea semplice ma radicale: i lettori non si formano per decreto, ma per esempio. I bambini osservano prima di comprendere, ascoltano prima di sapere, imitano prima di scegliere. In questo contesto, gli adulti non spiegano: testimoniano. Mostrano che leggere è un gesto naturale, necessario, quotidiano. È in questo passaggio silenzioso che la lettura diventa futuro, radicando nei più giovani non solo conoscenza, ma attitudine al pensiero critico, empatia e cura per la comunità.

La continuità del festival è un altro punto di forza raro nel panorama culturale italiano. Merito della Libreria Il Giardino delle Nuvole e della direzione tecnica e artistica di Stefania Sicuro e Marco Tommasi, che hanno costruito negli anni una manifestazione solida, riconoscibile, mai autoreferenziale. Un lavoro paziente, spesso invisibile, fatto di relazioni, ascolto e progettualità, che ha trasformato Calimera in una piccola capitale culturale del Sud, capace di parlare un linguaggio nazionale senza perdere la propria identità.

Voci autorevoli, pensiero plurale

La 24ª edizione ha confermato la qualità della proposta culturale attraverso la presenza di scrittori, studiosi e artisti di primo piano, chiamati non a esibirsi, ma a dialogare. Tra loro Massimo Bray, presidente dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, figura simbolo di una cultura concepita come bene pubblico; Michele Bray, cantautore; Salvatore Tommasi, studioso di cultura popolare; e numerosi autori di letteratura per ragazzi.

Significativa è stata la presenza di Emanuela De Ros, vincitrice del Festival dei Piccoli Lettori 2025, protagonista di laboratori in cui tradizione e innovazione si sono fuse: dalla stampa 3D alle attività ispirate a Pippi Calzelunghe, simbolo di libertà, autonomia e immaginazione. Il festival ha così dimostrato che la cultura per l’infanzia non deve essere semplificata, ma resa abitabile, capace di stimolare curiosità e pensiero critico.

Le istituzioni come presidio culturale

Nel momento conclusivo dell’evento Off, la Presidente del Consiglio Comunale e Consigliere con delega alla Cultura, Leo Palumbo, ha ricordato come ogni edizione sia il frutto di scelte complesse e sacrifici concreti. La cultura non è un costo accessorio, ma un investimento emotivo, educativo e civile.

Il Sindaco di Calimera, ringraziando organizzatori e staff, ha parlato di giorni “quasi infernali” per intensità, ma capaci di restituire un risultato essenziale: bambini trasformati in lettori, cittadini resi comunità. In un contesto in cui le politiche culturali sono spesso intermittenti, questa continuità rappresenta una scelta controcorrente e di grande valore civico.

Andrea Aprile: memoria, testimonianza e impegno

Particolare rilievo ha avuto la testimonianza di Andrea Aprile, consigliere comunale e attivo promotore culturale, il cui intervento ha portato una prospettiva personale e civile alla serata. Aprile non si è limitato a lodare il festival: ha raccontato incontri, episodi e momenti condivisi con Lucio Dalla, rivelando la dimensione più intima e umana dell’artista.

Ha sottolineato come Dalla fosse capace di attraversare generazioni senza creare distanze, diventando esempio di coerenza, gentilezza e partecipazione alla comunità. Aprile ha ricordato un episodio di particolare valore simbolico: quando Dalla visitò Calimera nel 2006, durante la Notte della Taranta, non si mise in mostra, non cercò applausi, ma si sedette tra la gente, cantò, partecipò agli eventi locali, creando un contatto autentico con il territorio e le persone. Secondo Aprile, questo gesto rappresenta il nucleo della sua eredità: la cultura che non si impone dall’alto, ma si condivide e si vive insieme, come esperienza quotidiana e vicina.

Aprile ha anche raccontato della responsabilità delle istituzioni nel preservare la memoria culturale e nel promuovere eventi come “La Lettura ti fa Grande”, sottolineando che la continuità di una manifestazione non è mai garantita, ma va costruita passo dopo passo, con convinzione, dedizione e passione civile. La sua testimonianza ha messo in evidenza come la cultura non sia mai neutra: educa, forma, plasma identità collettive e crea legami tra cittadini.

Marino Bartoletti e la lezione di Lucio Dalla

Il cuore emotivo della serata è stato l’incontro con Marino Bartoletti, giornalista e scrittore, che ha presentato il libro Caro Lucio ti scrivo. 25 lettere, una grande amicizia e qualche segreto (Gallucci). Venticinque lettere mai spedite a Lucio Dalla, scritte per continuare un dialogo interrotto dalla morte. Non mito distante, ma uomo profondamente umano, capace di amicizia assoluta e di gesti discreti.

Bartoletti ha evocato canzoni che sono patrimonio collettivo — Caruso, 4/3/1943, Piazza Grande, L’anno che verrà, Futura — e momenti rimasti nella storia, come Nanì a Sanremo, quando Dalla volle dirigere l’orchestra, ricevendo simbolicamente la bacchetta da Beppe Vessicchio.

Bologna, Piazza Grande, la memoria che resta

Commovente la lettura della lettera dedicata a Bologna, città che con Dalla non ha mai smesso di dialogare. «Perché a Bologna manca Lucio, si nota e si sente nell’aria», ha ricordato Bartoletti, restituendo un sentimento collettivo, quasi fisico. Non nostalgia, ma assenza abitata: una sensazione sottile che attraversa le strade, i portici, le piazze, come se una voce familiare potesse ancora affacciarsi all’improvviso.

Piazza Grande, oggi Piazza Cavour, diventa molto più di uno spazio urbano: è un crocevia di memoria e identità. Una statua in bronzo ritrae Dalla seduto su una panchina, clarinetto accanto, sguardo lieve e ironico, come se ascoltasse ancora il rumore della città. Non monumento celebrativo, ma presenza discreta, quotidiana, coerente con l’anima dell’artista. Qui cittadini e turisti si fermano, si siedono accanto a lui in silenzio, fotografano, riconoscendo in Lucio non solo il musicista, ma la geografia emotiva di Bologna.

Aprile, presente tra il pubblico, ha evidenziato come questo tipo di memoria viva sia essenziale per le comunità: la cultura non si conserva soltanto nei libri o nei monumenti, ma negli incontri, nelle storie raccontate, nelle testimonianze condivise.

Un applauso che è promessa

La 24ª edizione si è chiusa con un lungo applauso: non come fine, ma come promessa rinnovata. La lettura, la musica e la cultura non appartengono al tempo che passa, ma a quello che resta. La storia dell’amicizia tra Bartoletti e Dalla, raccontata attraverso venticinque lettere, testimonia come la cultura possa diventare vicinanza, memoria condivisa e trasmissione di valori.

Dalla generosità di Dalla, ai gesti semplici e quotidiani, dalla sua musica che attraversa le generazioni, emerge un insegnamento chiaro: la cultura non è mai un monologo, ma dialogo continuo, presenza silenziosa, impegno emotivo e civile. Calimera, con il suo festival, conferma che leggere è diventare comunità, che l’arte e la parola abitano la vita senza chiedere applausi, ma guadagnandosi un posto nell’anima di chi le incontra.

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