Calimera, capitale del dono: un convegno AIDO per parlare di vita, scienza e solidarietà
Calimera (LE) – Una sala gremita, occhi attenti, emozione palpabile.
Nella rinnovata sala convegni del Comune di Calimera si è svolto uno degli incontri più significativi dell’anno sul tema della donazione di organi, organizzato dal Gruppo Comunale AIDO di Calimera, in collaborazione con la presidenza provinciale AIDO Lecce.
Il convegno, dal titolo emblematico “Donare è vivere due volte”, ha saputo unire il linguaggio della scienza a quello del cuore, affrontando con rigore e sensibilità un tema che tocca da vicino la vita di migliaia di persone: la donazione di organi e la cultura della solidarietà.
Ada Corlianò: “Informare per donare, donare per vivere”
Ad introdurre la serata è stata Ada Corlianò, presidente del Gruppo Comunale AIDO di Calimera, che ha posto al centro del suo intervento l’importanza dell’informazione come strumento di consapevolezza e solidarietà. La sua riflessione parte da un dato concreto: molte persone non rifiutano la donazione di organi per convinzione, ma per mancanza di conoscenza. Da qui nasce l’impegno dell’AIDO, che non si limita a promuovere la cultura della donazione, ma si configura come un presidio di educazione civica e sanitaria.
Corlianò ha sottolineato che donare non è solo un gesto d’amore verso il prossimo, ma anche un atto di responsabilità verso se stessi: prendersi cura della propria salute è il primo passo per poter aiutare gli altri. Il messaggio che ne emerge è fortemente etico e sociale: la solidarietà nasce dalla conoscenza e dalla partecipazione attiva alla comunità.
“Il nostro impegno è quotidiano e silenzioso: informare, spiegare, far capire. Troppo spesso le persone non dicono no alla donazione per convinzione, ma per mancanza di conoscenza. Il nostro compito è colmare quel vuoto informativo”, ha dichiarato Corlianò.
Ha poi ricordato come AIDO non si limiti a promuovere la donazione di organi, ma rappresenti un punto di riferimento educativo e sanitario, impegnato anche nella prevenzione e nella promozione di stili di vita sani. “Donare un organo significa amare la vita, ma anche prendersi cura della propria salute per poterlo fare. La solidarietà nasce da una buona salute e da una cittadinanza attiva.”
Il Sindaco di Calimera: “Una comunità che crede nella vita”
Il Sindaco di Calimera Ing. Gianluca Tommasi ha ribadito con convinzione il ruolo fondamentale delle istituzioni nel promuovere e sostenere la cultura del dono, evidenziando come tale impegno non sia solo formale, ma rappresenti una vera e propria missione civica. La manifestazione organizzata da AIDO è stata definita dal primo cittadino una lezione di civiltà, capace di trasmettere valori essenziali come la solidarietà, la responsabilità sociale e la consapevolezza della propria identità comunitaria. Dichiarando pubblicamente:
“Quando AIDO mi ha proposto di ospitare questa manifestazione non ho avuto esitazioni. Non è solo un evento, ma una lezione di civiltà. Donare è un atto che definisce chi siamo come comunità: persone capaci di guardare oltre se stesse.”
Con queste parole, il Sindaco ha voluto sottolineare che la donazione non è semplicemente un gesto individuale, ma un atto collettivo che rafforza il senso di appartenenza a una comunità solidale. L’impegno delle istituzioni si unisce così a quello dei cittadini e delle associazioni, creando un circuito virtuoso di educazione, prevenzione e partecipazione attiva.
Il primo cittadino ha poi espresso sincera gratitudine verso la presidente Ada Corlianò e tutti i volontari AIDO, evidenziando come il loro lavoro quotidiano nelle scuole e tra i cittadini contribuisca a diffondere la conoscenza, superare le resistenze legate alla mancanza di informazione e promuovere stili di vita sani. Questa collaborazione tra amministrazione comunale e associazionismo viene così riconosciuta come un pilastro della crescita civica del territorio, un esempio concreto di come istituzioni e comunità possano costruire insieme una società più giusta, solidale e attenta al valore della vita.
Brizio Maggiore: “Dietro ogni sì, una storia di fiducia e di appartenenza”
L’intervento dell’Assessore all’Associazionismo, dott. Brizio Maggiore, mette in luce un aspetto fondamentale della donazione di organi: essa non è solo un gesto medico o individuale, ma un vero e proprio atto di cittadinanza. Come ha dichiarato pubblicamente, “La donazione non è solo un gesto sanitario, ma un atto politico e sociale: è la prova che una comunità può crescere in solidarietà e consapevolezza.” Ogni sì espresso dai cittadini di Calimera si inserisce in un contesto di fiducia reciproca e di appartenenza alla comunità, diventando un indicatore concreto di coesione sociale, responsabilità civica e consapevolezza collettiva.
Il dato riportato da Maggiore — il 73% dei cittadini calimeresi donatori di organi — non è solo impressionante per la percentuale, ma testimonia il successo di un lungo percorso educativo e culturale. Questo risultato non è frutto del caso, ma nasce da anni di lavoro condiviso tra amministrazione comunale e associazioni locali, come AIDO, capaci di informare correttamente, sensibilizzare e guidare i cittadini nel prendere decisioni consapevoli. Ogni scelta positiva è il frutto di un dialogo fatto di ascolto, spiegazioni chiare e fiducia reciproca.
Il Comune di Calimera ha scelto da anni di aderire al progetto “Una scelta in Comune”, che permette ai cittadini di esprimere la propria volontà alla donazione al momento del rilascio o del rinnovo della carta d’identità grazie proprio ad un mio progetto per i giovani. In questo modo la cultura del dono entra nella quotidianità dei cittadini, integrandosi nel normale percorso amministrativo e rafforzando il tessuto civico.
Maggiore ha sottolineato come la donazione sia anche un atto politico: scegliere di donare significa partecipare attivamente al bene comune, contribuire al rafforzamento della comunità e costruire legami di solidarietà che vanno oltre la sfera individuale. Dietro ogni sì c’è un percorso di conoscenza, fiducia e ascolto, e AIDO a Calimera rappresenta la voce di questo percorso, promuovendo informazione corretta e contrastando pregiudizi.
In definitiva, l’esperienza di Calimera è un modello virtuoso: dimostra che la responsabilità civica non è un concetto astratto, ma un insieme di pratiche concrete che si traducono in solidarietà reale, in comunità coesa e in consapevolezza diffusa. L’impegno dell’amministrazione, unito a quello delle associazioni, trasforma la donazione in un gesto che parla di fiducia, appartenenza e costruzione di una società più attenta ai bisogni degli altri .
“Corlianò e Cagnazzo: la vita che rinasce grazie alla fiducia nella scienza e nel dono”
Uno dei momenti più significativi della serata è stato l’intervento del Dott. Domenico Corlianò Coordinatore Locale Donazione e Trapianti U.O.C. Anestesia e Rianimazione P.O. Scorrano, medico anestesista-rianimatore, che ha affrontato con rigore scientifico e chiarezza un tema spesso frainteso: la morte cerebrale. Troppe volte vittima di falsi miti e disinformazione, la morte encefalica è in realtà un concetto ben definito e normato, fondamentale per la donazione di organi.
Attraverso slide esplicative e riferimenti legislativi, Corlianò ha illustrato le fasi della diagnosi di morte cerebrale, regolata in Italia dalla Legge 578/1993 e dal Decreto Ministeriale dell’11 aprile 2008. La morte cerebrale corrisponde alla cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo, compreso il tronco cerebrale. La sua accertamento avviene tramite una commissione di tre medici indipendenti, secondo protocolli rigorosissimi. Nessun organo può essere prelevato finché la morte non sia certificata con assoluta certezza.
Il medico ha sottolineato la trasparenza dell’intero processo: ogni fase è tracciata e vigilata dal Centro Nazionale Trapianti, a garanzia della correttezza e della sicurezza della procedura.
Infine, il Dott. Corlianò ha voluto ribadire un concetto fondamentale: “La medicina moderna non ruba la vita, la restituisce”. La scienza, se sostenuta dalla fiducia dei cittadini, può trasformarsi in uno strumento concreto di salvataggio delle vite. La donazione di organi, spiegata e compresa, diventa così un gesto di solidarietà che dà speranza e vita ad altri pazienti.Dott.ssa Milena Cagnazzo, Presidente Provinciale AIDO Lecce
L’intervento della Dott.ssa Milena Cagnazzo Dott.ssa Milena Cagnazzo, Presidente Provinciale AIDO Lecce ha colpito profondamente la platea, soprattutto grazie alla proiezione dello spot ufficiale dell’AIDO con la voce di Vasco Rossi, simbolo di libertà e rinascita.
Cagnazzo ha sottolineato l’impatto concreto dell’attività dell’associazione: in cinquant’anni, AIDO ha raccolto oltre un milione e mezzo di adesioni. Ma questi numeri non sono semplici statistiche: rappresentano persone, famiglie, vite salvate. Da un singolo donatore possono rinascere sette vite, grazie ai sette organi vitali che possono essere trapiantati, ognuno portatore di speranza e futuro.
Ha poi evidenziato come la donazione sia prima di tutto una scelta etica e di coscienza, e non solo un atto sanitario. La vera emergenza, secondo la Cagnazzo, non è la scarsità di organi, ma la mancanza di informazione:
“AIDO nasce per trasformare la paura in conoscenza, l’indifferenza in consapevolezza.”
Infine, ha ringraziato il Comune di Calimera per la collaborazione e per l’adesione al progetto “Una scelta in Comune”, citando il dato significativo che il 73% dei cittadini sono donatori, segno che la cultura del dono è diventata parte integrante dell’identità collettiva.
In sintesi, il messaggio della Dott.ssa Cagnazzo ha unito emozione e responsabilità civica, dimostrando come la consapevolezza e l’informazione possano tradursi in gesti concreti di solidarietà e salvezza di vite umane.
Le testimonianze: la vita che rinasce nella vita degli altri
La parte più intensa e toccante della serata è stata quella dedicata alle testimonianze dirette, in cui la donazione ha preso voce e volto. Non più solo numeri o procedure, ma vite reali che si intrecciano attraverso il dono: chi ha ricevuto una seconda possibilità e chi ha scelto di offrirla.
Un cuore che batte due volte
A parlare per primo è stato Brizio Durante, cittadino di Calimera, trapiantato di cuore da un anno. Con voce emozionata ma ferma, ha condiviso la propria esperienza con una lucidità che ha commosso tutti i presenti:
“Da un anno vivo con un nuovo cuore. Tra pochi giorni festeggerò il mio primo compleanno dopo il trapianto, il mio ‘compleanno della rinascita’. Ogni battito è un grazie. Donare è un gesto che non si dimentica: chi mi ha dato la vita è un angelo che continua a vivere attraverso me.”
Il suo racconto ha riempito la sala di un silenzio carico di emozione. Durante ha poi rivolto un pensiero profondo alla famiglia del suo donatore:
“Non conosco il nome di chi mi ha salvato, ma lo sento ogni giorno. Il mio cuore è doppio: batte per me e per lui.”
Le sue parole hanno reso visibile ciò che spesso rimane invisibile: il legame invisibile e potente tra chi dona e chi riceve, un legame che supera la morte e si traduce in continuità di vita.
Il dono di una madre
A seguire, una madre donatrice vivente ha raccontato il suo percorso di amore e coraggio: la decisione di donare un rene al figlio. Un gesto che per lei è stato naturale, istintivo, privo di esitazioni.
“Quando i medici mi hanno detto che potevo donare un rene, non ho avuto dubbi. Era la cosa più naturale del mondo. Non ho mai avuto paura. Ho visto mio figlio rinascere, e questo è il dono più grande.”
Con serenità e orgoglio ha ripercorso i momenti prima dell’intervento, la fase operatoria e la ripresa:
“È un percorso impegnativo, ma non impossibile. Dopo l’intervento mi sono sentita più forte. La donazione non toglie nulla: restituisce la gioia di vedere la vita continuare.”
Il suo racconto ha ricordato a tutti che la donazione non appartiene solo al dolore, ma anche alla speranza e alla quotidianità. È un atto che unisce scienza e umanità, razionalità e sentimento, e che trasforma un gesto medico in un atto d’amore assoluto.
La cultura del dono come modello di civiltà
Il convegno si è concluso tra applausi e silenzi carichi di riflessione. A Calimera, piccolo centro del Salento, la cultura del dono non è solo un tema da discutere, ma un valore vissuto e condiviso, segno di una comunità che ha scelto la solidarietà come parte della propria identità. In questo senso, Calimera si conferma un laboratorio civico di grande valore morale, dove la scienza e la coscienza camminano insieme.
Come ha ricordato la dott.ssa Milena Cagnazzo, presidente provinciale AIDO Lecce:
“Donare non significa rinunciare, ma moltiplicare. Il sì è un moltiplicatore di vita, un atto d’amore che si trasforma in scienza, in medicina, in futuro.”
Queste parole sintetizzano perfettamente lo spirito dell’iniziativa: la donazione come atto di fiducia nella scienza e nella vita, un gesto che unisce etica, conoscenza e responsabilità sociale.
L’Italia che dona: numeri, leggi e speranze
Secondo i dati più recenti del Centro Nazionale Trapianti (CNT), nel 2024 l’Italia ha raggiunto un tasso di consenso alla donazione del 71%, con la Puglia in costante crescita e un aumento del 6% negli ultimi due anni. In questo contesto, Calimera si distingue con un dato ancora più significativo: il 73% dei cittadini ha espresso la propria volontà di donare, superando la media nazionale e regionale.
Dietro ogni trapianto non c’è solo un atto medico, ma un percorso di alta professionalità e profonda umanità, regolato da norme chiare e trasparenti. La Legge n. 91 del 1999 tutela la libertà della scelta, garantendo la gratuità, la tracciabilità e la trasparenza di ogni donazione. Ogni organo trapiantato è, al tempo stesso, un risultato della scienza e una testimonianza d’amore, che unisce chi dona e chi riceve in un legame invisibile ma eterno.
Il battito di una comunità solidale
AIDO Calimera è riuscita a trasformare un convegno in una lezione di vita, di scienza e di civiltà. Le parole dei medici, le testimonianze dei pazienti, le emozioni condivise hanno composto un messaggio chiaro: donare significa credere nella vita e nella forza della comunità.
Come ha detto uno dei protagonisti della serata:
“Un cuore donato non smette mai di battere. Cambia solo corpo, ma continua a vivere in un altro mondo, dentro un’altra vita.”
In quella frase semplice e potente si racchiude il senso profondo dell’incontro — e forse della vita stessa:
donare significa vivere due volte, perché ogni gesto di altruismo lascia un segno che continua a pulsare nel tempo, dentro gli altri e dentro di noi.