Aradeo accende la passione politica e culturale: il primo giorno
Primo giorno 20 SETTEMBRE 2025 della Festa de l’Unità tra memoria, impegno e futuro
di Davide Tommasi
In un tempo storico segnato dalla sfiducia generalizzata verso la politica, dalla frammentazione sociale e da una crescente solitudine civica, eventi come la Festa de l’Unità di Aradeo assumono un significato che va ben oltre la tradizione o l’appartenenza di partito. Non si tratta più solo di celebrare la memoria di una sinistra storica, ma di ritrovare senso, connessioni, impegno concreto. In un contesto in cui le istituzioni appaiono spesso lontane e autoreferenziali, la festa diventa un laboratorio politico e culturale, un luogo fisico e simbolico dove rimettere insieme i pezzi di una comunità dispersa.
La scelta di tornare nel cuore del paese – tra via SS. Annunziata e Piazzetta Grassi – è essa stessa una dichiarazione politica: la politica deve tornare nelle piazze, nei luoghi vissuti, dove le contraddizioni si toccano con mano. La prima giornata della Festa de l’Unità 2025 ha mostrato una sinistra che prova a interrogarsi, a mettersi in discussione, a riaprire un dialogo con la realtà. Lo fa affrontando i grandi temi – pace, giustizia sociale, ambiente, giovani – non con slogan vuoti, ma con parole radicate nell’esperienza e nella concretezza quotidiana.
È da qui che può rinascere la politica: da chi ascolta senza arroganza, da chi si espone senza calcoli, da chi agisce senza aspettare il consenso. La Festa de l’Unità di Aradeo non è (più) una celebrazione rituale, ma una possibilità reale: quella di trasformare la nostalgia in progetto, e la militanza in costruzione collettiva.
La Festa de l’Unità di Aradeo 2025 emerge come un evento capace di restituire valore e profondità alla parola “festa”, trasformandola da semplice momento di svago in un vero e proprio luogo di costruzione collettiva e partecipata del futuro. Il sindaco Giovanni Mauro ha sottolineato come questa manifestazione sia radicata nella storia e nell’identità del territorio, non un richiamo nostalgico fine a sé stesso, ma una base solida da cui partire per costruire una comunità più coesa e inclusiva. Questo approccio pone al centro la dimensione della partecipazione, quel “riaccendere” la cittadinanza in un contesto che non è affatto semplice, fatto di sfide economiche, sociali e demografiche. Il richiamo a temi concreti come la casa, i giovani, la solidarietà internazionale e il ruolo dei Comuni non lascia spazio a retoriche o a politiche di facciata: si parla di interventi tangibili, di risposte efficaci che devono nascere dal basso e coinvolgere attivamente la popolazione.
La vice sindaca di Aradeo Georgia Tramacere va oltre, ribadendo che la militanza non è un’attività da palco, ma un impegno quotidiano, fatto di presenza nei “luoghi della fatica”, dove si percepiscono concretamente le difficoltà e i bisogni reali. Questo messaggio è potente perché sfida l’immagine spesso distorta di una politica distante, autoreferenziale, e invita invece a una politica del contatto, dell’ascolto e della solidarietà attiva.
Luciano Marrocco, coordinatore provinciale, richiama l’attenzione sull’urgenza di combattere le disuguaglianze sociali attraverso un PD che sappia ascoltare e agire in modo coeso, mettendo al centro chi rischia di rimanere ai margini della società. L’unità diventa così non un semplice valore formale, ma una responsabilità concreta verso la giustizia sociale.
La cultura, come ricorda Franca Leo, è vista non come ornamento, ma come motore stesso del cambiamento sociale. Educare alla cittadinanza attiva fin dalla giovane età significa formare cittadini consapevoli, capaci di partecipare in modo critico e propositivo alla vita democratica. Questo mette in luce una visione della cultura come strumento di empowerment, indispensabile per una politica veramente inclusiva.
Tra i temi centrali del dibattito spicca il diritto alla casa, con l’intervento di Sandra Zappatore che ne sottolinea la centralità come fondamento della dignità umana. La casa non è solo un tetto, ma la base da cui si sviluppano tutte le altre condizioni di vita: lavoro, salute, istruzione. La necessità di un impegno strutturale, non di soluzioni temporanee, evidenzia la richiesta di politiche abitative solide e sostenibili.
I giovani amministratori Rebecca Santoro e Giacomo Cazzato focalizzano l’attenzione sul ruolo cruciale dei Comuni come “palestre della democrazia”, sottolineando come la voce e il potere ai territori siano essenziali per fermare lo spopolamento e rigenerare le comunità. Questo implica una visione politica decentralizzata e partecipata, capace di valorizzare le realtà locali come motore di sviluppo.
Il collegamento con l’onorevole Arturo Scotto e il richiamo alla questione palestinese conferiscono un respiro internazionale all’evento, con una solidarietà concreta che va oltre il semplice slogan, richiamando a un impegno morale e politico profondo.
Le voci dal territorio, come quella di Fabio Manta, Dina Manti e Davide De Ramundo, ci riportano alla quotidianità e ai problemi reali: dalla necessità di una politica non autoreferenziale e vicina alle persone, al problema della denatalità legata a precarietà e mancanza di servizi, fino all’idea di consigli comunali come presidi di democrazia attraverso strumenti partecipativi concreti.
L’intervento di Annalisa Martinucci aggiunge una dimensione etica e coraggiosa, denunciando la neutralità come un privilegio che chi non soffre può permettersi, mentre la pace richiede impegno e responsabilità, anche quando ciò comporta rischi.
Gli interventi di rappresentanti dell’ANPI, giovani attivisti e intellettuali come Roberta Bruno mettono in risalto la lotta per la giustizia ambientale, il disagio giovanile, e la cultura come forma di giustizia sociale, evidenziando quanto questi temi siano intrecciati e fondamentali per una sinistra che voglia essere credibile e rilevante.
Il richiamo di Andrea Cesario dei Giovani Democratici a un PD più aperto e inclusivo ribadisce l’urgenza di non lasciare spazio ai giovani solo come ospiti, ma di farli diventare protagonisti attivi nel costruire il futuro.
Infine, le parole di Sergio Blasi e Loredana Capone chiudono il cerchio richiamando l’attenzione sulle emergenze concrete di sanità, lavoro e trasporti, e sulla necessità di una politica che sia relazione, ascolto e concretezza, non autoritarismo o chiusura.
In sintesi, la Festa de l’Unità di Aradeo 2025 non è semplicemente un momento di ritrovo, ma una vera e propria piattaforma politica e sociale che rilancia una visione di comunità basata sulla partecipazione, la responsabilità collettiva e la costruzione di un futuro più giusto. In un’epoca in cui la politica spesso appare distante e inefficace, questo evento rappresenta una speranza concreta per una sinistra capace di essere “utile” e non inutile, di rispondere ai bisogni reali con coraggio e concretezza.