Apicoltura nel Salento

Di Antonio Bruno

Tradizione e Innovazione – Progetto di Sviluppo nella Provincia di Lecce


1. Un Patrimonio Millenario tra Pietra e Miele

Nel cuore del Salento, dove la pietra incontra il sole e le erbe mediterranee si intrecciano con il vento, l’apicoltura ha radici profonde. Melendugno, Melissano: nomi che evocano l’oro dolce prodotto dalle api, e che raccontano di un’antica civiltà dell’alveare. Fino al Novecento, l’apicoltura salentina era stanziale, fondata su “vucche”, arnie di pietra scavate nel tufo, e su saperi tramandati oralmente, legati a riti propiziatori e cicli naturali.

Tuttavia, l’equilibrio si è spezzato: il paesaggio è mutato, le colture intensive hanno sostituito la biodiversità, e l’arrivo dell’acaro Varroa ha messo in ginocchio le colonie. Nonostante tutto, il Salento mantiene un potenziale nettarifero elevato, grazie a fioriture spontanee di timo, rosmarino e altre specie autoctone, oggi minacciate da incendi e monocolture.

2. Innovazione Apistica: Il Caso Ambrosoli e il Divario Salentino

Ambrosoli, storica azienda italiana del miele, ha saputo trasformarsi in una realtà internazionale, con un fatturato di 24,6 milioni di euro nel 2024. Tre i pilastri della sua strategia: esportazione (25% del fatturato), diversificazione (come la linea “Mielness” a base di miele e piante officinali), e sostenibilità (solo miele italiano, anche per il settore HORECA).

Nel Salento, invece, il 70% delle aziende apistiche è a conduzione familiare, con fatturati modesti (mediamente 20.000 euro annui). La concorrenza del miele estero a basso costo, unita a difficoltà strutturali, rende difficile per queste imprese sopravvivere e innovare. Ma le potenzialità ci sono, e un progetto di sviluppo strutturato può trasformare le debolezze in punti di forza.

3. Apicoltura e Scienza: Una Sfida Ambientale

L’apicoltura salentina oggi si confronta con tre grandi problemi:

  • Declino dei pascoli nettariferi: la perdita del 40% della macchia mediterranea e l’uso di pesticidi (specie quelli anti-Xylella) compromettono la disponibilità di fiori.

  • Effetti della Varroa e del clima instabile: come evidenziato anche negli USA, la produttività per colonia cala drasticamente.

  • Frammentazione produttiva: senza un coordinamento efficace, gli apicoltori non accedono ai mercati premium né alle risorse per innovare.

Studi recenti (Quinlan et al., 2023; Floris et al., 2020) sottolineano l’impatto delle monocolture e del glifosato sulla qualità del miele e la salute degli impollinatori, ribadendo l’urgenza di una riconversione agroecologica.

4. Il Progetto: Rilanciare l’Apicoltura Salentina

Il progetto “Apicoltura nel Salento tra Tradizione e Innovazione” propone un modello integrato di sviluppo, articolato su cinque assi strategici:

1. Valorizzazione culturale

  • Restauro delle “vucche” e musealizzazione a Melendugno.

  • Percorsi educativi in masserie storiche e aziende apistiche.

2. Rigenerazione ambientale

  • Rimboschimento con specie mellifere e corridoi ecologici.

  • Agricoltura bee-friendly in collaborazione con aziende locali.

3. Formazione e tecnologia

  • Corsi tecnici su apicoltura razionale e controllo Varroa (con APIS Puglia).

  • Introduzione di sensori IoT, certificazioni bio, e software di tracciabilità.

4. Rafforzamento della filiera

  • Costituzione del Consorzio Apis Salentina per aggregare la produzione, standardizzare la qualità e sviluppare mercati esteri.

  • Nuove linee di prodotto: mieli monofloreali, cosmetici naturali, propoli per farmaceutica.

5. Promozione turistica

  • Pacchetti Api-Tourism e degustazioni guidate in aziende come Sciglio.

  • Eventi culturali come la “Festa del Miele Salentino”.

5. Un Business Plan per il Futuro

Il piano operativo prevede:

  • Raddoppio degli alveari in 5 anni (da 15.000 a 30.000).

  • 5 milioni di euro di fatturato aggregato, con il 20% destinato all’export.

  • Creazione di 10 esperienze Api-Tourism e 1 museo tematico.

I finanziamenti provengono da fondi europei (FEASR), credito d’imposta e crowdfunding locale. I rischi (clima, adesione al consorzio, concorrenza) saranno mitigati con innovazioni tecniche, incentivi e campagne di branding.

Conclusione: Un Salento Apistico del XXI Secolo

Come scriveva Alfonso Castriota Scander-Begh nel 1876, “il decadimento apistico ha fatto ovunque il suo tempo”. Oggi, grazie a un approccio integrato tra memoria storica e spirito imprenditoriale, il Salento ha l’occasione di diventare un modello europeo di apicoltura sostenibile. Un alveare di idee, che unisce biodiversità, cultura e innovazione.

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