Agricoltura vs burocrazia: il tempo che i contadini perdono
Cari amici,
oggi vorrei parlarvi di una storia che, come spesso accade in questo Paese, unisce la fatica della terra alla complessità della burocrazia. È la storia degli agricoltori pugliesi, di chi lavora sotto il sole per far crescere i frutti della nostra terra, e che oggi si trova a dover combattere non solo con la siccità o con la Xylella, ma con qualcosa di altrettanto insidioso: il tempo che scorre inesorabile, scandito da scadenze, proroghe e regolamenti europei.
La Regione Puglia, con la determina n. 43 del 23 giugno 2025, ha cercato di mettere una pezza a un problema annoso: migrare i fondi del vecchio Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2022 al nuovo Complemento Regionale (CSR) 2023-2027. Un atto necessario, dettato dalle difficoltà di chi, per cause di forza maggiore – crisi economiche, ritardi nei finanziamenti, calamità naturali – non è riuscito a completare i progetti in tempo.
Ma, come sempre, il diavolo si nasconde nei dettagli.
Da una parte, c’è la buona notizia: le proroghe ci sono. Chi non ha finito i lavori entro la scadenza originale può chiedere più tempo, fino al 2026 o addirittura al 2027. Dall’altra, però, ci sono condizioni stringenti: dimostrare di aver speso almeno il 70% dei fondi, presentare domande in formati prestabiliti, rispettare nuove scadenze, con penalità che vanno dal 3% al 10% in caso di ritardo.
E qui mi chiedo: ma un agricoltore che lotta ogni giorno per tenere in vita la sua azienda, che magari ha visto i suoi ulivi morire per la Xylella o ha faticato a ottenere un mutuo, ha davvero la possibilità di districarsi in questo labirinto di adempimenti?
La risposta, purtroppo, la conosciamo tutti.
L’Europa chiede trasparenza, la Regione cerca di adeguarsi, ma nel mezzo rimane sempre lo stesso problema: chi paga il prezzo di questa macchina complessa sono i piccoli imprenditori agricoli, quelli che non hanno un ufficio legale a disposizione, quelli che se perdono un contributo rischiano di chiudere bottega.
E allora, vorrei dire alle istituzioni: sì, le regole servono, ma servono anche pragmatismo e umanità. Perché se un contadino non riesce a piantare un vigneto in tempo non è per pigrizia, ma perché magari la banca non gli ha dato il finanziamento, o perché il Comune ha impiegato due anni a rilasciare un permesso.
Forse, invece di moltiplicare scadenze e sanzioni, sarebbe il caso di semplificare. Di ascoltare chi la terra la lavora davvero. Di ricordare che, senza di loro, non ci sarebbe né cibo né futuro.
Perché, come diceva un vecchio proverbio contadino: "Il grano cresce con la pioggia, ma muore con la troppa burocrazia."
E noi, in questo momento, stiamo annaffiando più carte che campi.
———- Antonio Bruno
per approfondire: https://centrostudiagronomi.blogspot.com/2025/06/agricoltura-vs-burocrazia-il-tempo-che.html