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Massimo Arcangeli a Lecce

L’ITALIANO VISTO DAL BASSO E LA LINGUA DI MATTEO SALVINI: MASSIMO ARCANGELI A LECCE PER VOTARTI M’AFFATICA


Venerdì 10 maggio, con un doppio appuntamento con il linguista, sociologo della comunicazione, critico letterario, scrittore e curatore di numerosi festival Massimo Arcangeli, si conclude la seconda edizione di “Votarti m’affatica. Le parole della scelta. La scelta delle parole“. Dalle 9 alle 11 (ingresso libero) il docente di Linguistica italiana e Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Cagliari, nell’aula E5-E6 di Palazzo Codacci-Pisanelli, introdotto da Salvatore Colazzo (docente di Pedagogia Sperimentale dell’Università dal Salento), terrà un incontro dal titolo “L’italiano visto dal basso“. L’appuntamento – che rientra nell’ambito dei Seminari di Semiolinguistica a cura di Cosimo Caputo e Annarita Miglietta, organizzati dal dipartimento di Storia, Società e Studi sull’uomo dell’Università del Salento e dal Centro internazionale Scienze Semiotiche “Umberto Eco” – è valido come attività di tirocinio per gli studenti del corso di laurea in Scienze della formazione e per il rilascio dei crediti formativi dell’Ordine dei giornalisti.

Dalle 19
 (ingresso libero) We Lab in viale della Libertà ospita un approfondimento sulle parole della politica con la presentazione di due volumi curati da Arcangeli. “Sciacquati la bocca. Parole, gesti e segni dalla pancia degli italiani“, pubblicato pochi mesi fa per Il Saggiatore, e Il Salvinario, in uscita per Castelvecchi.

Il Salvinario (che arriva a un anno di distanza da Il Renziario) affronta la lingua e i modi del comunicare di Matteo Salvini, compreso il linguaggio non verbale. La struttura portante del libro è quella di un dizionario delle parole e delle espressioni adoperate dal leader della Lega nei vari contesti (istituzionali e non istituzionali), compresi quelli “socializzanti”, per un ritratto che dà puntuale conto della sua indubbia capacità di parlare alla “pancia” del paese. Perché mai come in questo caso il vocabolario posseduto da un politico è precisa espressione del pensiero che vi è a monte, veicolo di un’ideologia che punta a polverizzare gli avversari con la forza, il dinamismo, la vis retorica del verbo.

Contesa da tutti, compresa da nessuno, la fantomatica «pancia del paese» è il punto ombelicale del discorso pubblico contemporaneo. Ma cosa succede se ad auscultare i borborigmi che giungono dal suo interno è uno studioso della lingua italiana? Cosa succede se, anziché evocare a sproposito un luogo divenuto ormai mitologico, si tenta di registrare e interpretare i cavernosi suoni che da quel (basso) ventre provengono? Cosa succede, insomma, se si cerca di ripercorrere il tragitto che dalla pancia conduce alla bocca e per suo mezzo alla fonazione? Inoltrandosi in questo lubrico terreno, in Sciacquati la bocca, Massimo Arcangeli fotografa un popolo di santi, poeti e ferventi imprecatori, di folli gesticolatori nel loro smodato dimenarsi, dall’ombrello di Alberto Sordi all’impudico dito medio che si solleva a sferzare l’avversario di turno. Indaga le fonti letterarie, scovando la volgare eloquenza di una lingua d’inferno e paradiso, un organismo complesso in cui palpita un cor gentil ma vibra anche un cul fattosi trombetta. Segnala lo scorrere al fondo del nostro idioma di una vena misogina, razzista, maschilista, forse anche priapista, a giudicare dal proliferare dei sinonimi fallici qui analizzati: fava, salame, sanguinaccio e sarciccia, carota, carruba, maritozzo e bacchetta, bastone, bordone, maglio e martello. “Sciacquati la bocca” è il racconto della lingua italiana vista dal basso. Lontano dalla volontà normatrice di chi la vorrebbe imprigionare nello spazio chiuso delle grammatiche, lontano dai propugnatori degli usi anarchici incondizionati, arcinemico del politically correct, Arcangeli mostra una lingua che è spazio discontinuo di un caos ordinato, creativo: perché chi dice volgarità ha un serbatoio linguistico più libero e ricco, come sapevano Dante Alighieri, Leonardo da Vinci e Carlo Emilio Gadda. Ne scaturisce una diversa immagine dell’Italia, delle molte Italie di oggi e di ieri, e un invito a risciacquare i panni non nelle chiare, fresche e dolci acque ma, per una volta, negli acquitrini più limacciosi, opachi e brulicanti di vita.

 
Massimo Arcangeli è linguista, sociologo della comunicazione, critico letterario, scrittore. Insegna Linguistica italiana e Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Cagliari. Direttore editoriale dell’area riviste della  Società Dante Alighieri, garante per l’italianistica all’Università di BanskaBystrica (Repubblica Slovacca), dirige, per l’editore Zanichelli, l’Osservatorio della Lingua Italiana e collabora con l’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani. Scrive, anche in veste di opinionista ed editorialista, su varie testate quotidiane e periodiche.

Votarti m’affatica. Le parole della scelta. La scelta delle parole” è promossa in attesa di “Io non l’ho interrotta”,  rassegna di giornalismo e comunicazione politica che dal 27 al 29 giugno si terrà tra Lecce e Corigliano d’Otranto. Ideata e promossa da CoolClub e dal Comune di Corigliano d’Otranto con la produzione di MultiServiceEco, finanziata dal programma straordinario 2018 in materia di cultura e spettacolo della Regione Puglia, la rassegna è realizzata in collaborazione con Conversazioni sul Futuro, ArgentoVivo – Collettivo Fotografico, CoreACore, Officine Culturali Ergot, Ordine dei giornalisti della Puglia e con il sostegno del Comitato Regionale per le Comunicazioni (Co.Re.Com.) – Puglia e di alcune aziende private.

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