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Marx nei dintorni della Biennale di Venezia 2015.

Una mostra che il curatore Okwui Enwezor  definisce politica e che dovrebbe fare il punto sulla storia presente e futura ma il cui protagonista risulta essere Carlo Marx.

3 - Das Kapital -- dintorni Biennale di Venezia 2015 - 72 dpi 4 - Das Kapital -- dintorni Biennale di Venezia 2015 - 72 dpi

Attraverso la lettura integrale di Das Kapital in forma di oratorio insieme a  tantissime opere che sembrano al contrario rappresentare l’eutanasia della cultura ed il trionfo del capitalismo. Rifacendomi ad un’esperienza messa in atto nella lontana Biennale del 1978 ho inteso proporre un gioco di creatività gratuita, un dono. Il gioco e lo scambio dei doni dovrebbero causare la cancellazione di tutte le separazioni ( autore  -fruitore) e la fine dell’arte come riproduzione delle merci per cui   la vita e  la bellezza non potranno essere distinte.

Il testo ” Il plusvalore  consiste nell’eccedenza della somma complessiva di lavori incorporata nella merce rispetto alla quantità di lavoro pagato che la merce contiene ” condensa in un messaggio mirato una delle affermazioni fondamentali di Das Kapital. Il tentativo  consiste nel  mettere in discussione la corretta utilizzazione dell’arte per mano dell’artista e delle sue relazioni con il mondo della produzione assumendo nel contempo una funzione critica sul sistema dell’arte in generale.

Il momento della rappresentazione diventa quindi la dimostrazione e la documentazione di una pratica artistica utilizzabile all’esterno dei luoghi deputati, degli spazi tradizionali. Per  recuperare una forma di comunicazione più vasta servendosi di luoghi, spazi e linguaggi differenti, in questo caso utilizzati per fini opposti a quelli per cui sono stati progettati e  organizzati.

L’attenzione si sposta dal prodotto al contesto. Lo stesso lavoro non assume lo stesso significato in ogni luogo. Se infatti assume per gli addetti ai lavori, all’interno, un determinato valore culturale, resta invece del tutto estraneo, riacquista cioè la loro invisibile anonimità, per il pubblico occasionale, all’esterno. L’affissione procura una diffusione più vasta del messaggio verso l’esterno del sistema dell’arte anche se poi finisce per risultare spesso parzialmente illeggibile in quanto non sempre immediatamente comprensibile.

In questo modo l’azione sempre uguale in se, muta con il mutare delle connotazioni che assume nel rapporto con il contesto in cui è calata. Si viene a determinare un fenomeno di ritorno per cui le azioni dirette ad una nuova utenza,spesso  finiscono per essere comprese solo nel momento di ritorno nel luoghi deputati alla comunicazione visiva tradizionalmente intesa, i luoghi deputati della comunicazione artistica,  le gallerie d’arte e i musei appunto.

Fernando De Filippi.

 

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