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L’ombra della ‘ndrangheta sugli appalti

Arrestati diversi esponenti di due clan.

Politici corrotti ed esponenti delle ‘ndrine insieme per controllare gli appalti pubblici, da quelli per le infrastrutture a quelli per l’edilizia scolastica. Un intreccio scoperto dagli uomini dello Sco e della squadra mobile di Reggio Calabria, che oggi hanno eseguito decine di ordinanze di custodia cautelare. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti, illecita concorrenza con violenza o minaccia e reati in materia di armi.

Le manette sono scattate per alcuni esponenti di due delle ‘ndrine calabresi più pericolose, ‘Commisso’ di Siderno e ‘Aquino’ di Marina di Gioiosa Ionica. Gli arrestati sono: Salvatore Aquino; Domenico Archinà; Rocco Carlo Archinà; Leonardo Capogreco; Rocco Tommaso Caracciolo; Vincenzo Cataldo; Antonio Coluccio; Giuseppe Commisso detto “Il Mastro”; Pietro Commisso detto “Quaglia”; Antonio Cordì; Francesco Ferraro detto “Mulinu”; Antonio Futia; Antonio Ietto; Marco, Antonio e Salvatore Macrì; Fortunato Monteleone detto “Nato”; Carmelo Muià; Nicola Nesci;  Domnico Richichi; Vincenzo Tavernese; Mario Ursini; Cosimo Correale detto “Zorro”; Domenico Versace e Giuseppe Cherubino detto “Popi”.

Arrestato anche l’ex presidente del Consiglio comunale di Siderno Antonio Macrì, del Pdl. Avrebbe chiesto sostegno elettorale alla cosca Commisso sia per l’elezione al Comune sia per le regionali del 2010 alle quali però, poi non è candidato. Il comune di Siderno è poi stato sciolto per infiltrazioni mafiose.

L’inchiesta è il proseguimento di un’altra operazione contro la ‘Ndrangheta che nel 2010 ha portato in carcere 300 persone tra Calabria e Lombardia.

“L’indagine – spiegano dalla Questura – ha confermato la leadership di una delle più importanti consorterie della ‘ndrangheta del versante ionico-reggino, la cosca Commisso, capace di proiettare le sue attività criminali anche in ambito transnazionale, specie in Canada, con il condizionamento degli appalti pubblici, con particolare riferimento al settore delle infrastrutture per i lavori di ammodernamento di arterie stradali, acquedotti, edifici scolastici dell’area, così come alla gestione dei rifiuti solidi urbani e di natura pericolosa nel comprensorio di Siderno e della ionica”.

Le ditte che si aggiudicavano gli appalti nella fascia tra Siderno e Marina di Gioiosa Ionica erano costrette a pagare una tangente del 3% sul valore dei lavori alla ‘ndrangheta. L’importo della tangente diminuiva però se le imprese che si aggiudicavano i lavori erano considerate “amiche”.

L’operazione si inserisce in un piano più ampio di contrasto alla criminalità organizzata, denominato “Focus’ndrangheta”, che punta ” a contrastare le proiezioni nazionali e internazionali delle organizzazioni criminali calabresi”.

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