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ID-ENTITY R-EVOLUTION: CORPI-NATURANS, TRANSITI E CYBERSPAZIO

ID-ENTITY R-EVOLUTION: CORPI-NATURANS, TRANSITI E CYBERSPAZIO

Primo Piano LivinGallery ha il piacere di presentare a Lecce ID-ENTITY R-EVOLUTION: Corpi-Naturans, Transiti e Cyberspace a cura di Dores Sacquegna. La mostra d’arte contemporanea avrà luogo presso la Fondazione Palmieri dal 19 al 31 Marzo 2022.  Inaugurazione Sabato 19 Marzo alle ore 19:30, alla presenza del Sindaco Carlo Salvemini, dell’artista della Light Art, LeoNilde Carabba e del pubblico. L’evento ha il Patrocinio del Comune di Lecce.

La mostra – Sono passati cinquanta anni dalla “Rivoluzione siamo noi”, il manifesto di Joseph Beuys , con cui l’artista responsabilizza lo spettatore nei confronti di ogni suo atto, sollecitandolo a partecipare ed impegnandolo ad agire creativamente.
ID-ENTITY R-EVOLUTION, indaga il modo in cui le tecnologie hanno trasformato la nostra vita, le modalità di come gestiamo i social media e coltiviamo le nostre relazioni e interessi. Tra corpi-entità e rivoluzione-evoluzione, tra cellule e bit, venti artisti provenienti da Europa, Asia, Usa, Medio Oriente, riflettono il pensiero e l’identità di quest’epoca così caotica e travolgente, restituendoci la testimonianza dei pericoli a cui il genere umano si è volontariamente esposto, al fine di soddisfare la propria sete di conoscenza e il proprio desiderio di superare ogni limite.

Gli artisti – In Corpi-Naturans, troviamo il rapporto tra paesaggio naturale e il corpo umano, nelle opere della serie Human Nature di Martin Fahlen. Elementi naturali e identità ibride nelle opere di Dena Haden. Animali guida e dualità tra natura umana e
natura selvaggia nelle opere transgender dell’artista Angioletta De Nitto. Identità e memoria nel libro-talismano dell’artista Cynthia Ruse. Il cliché della bellezza tra sottrazione e contestualizzazione nelle opere dell’artista Steffen Blunk. Corpi
glamour e pixel organici, rispettivamente per Astolfo Funes e Anna Wode.
La sessione Transiti inizia con la scultura sociale “Lotta continua” dell’artista tedesco Joseph Beuys, un giornale comunista italiano, utilizzato nelle corrispondenze con l’amico editore Klaus Staeck. “Quando scrivo il mio nome, disegno” , diceva Beuys e apponendo la sua firma, il giornale diventa l’emblema di un concetto di arte totale e del qui ed ora. La sua produzione artistica, caratterizzata da materiali poveri, ha un profondo valore simbolico ed autobiografico. La consacrazione internazionale dell’artista è nel 1979 quando il Guggenheim Museum di New York gli dedica una grande retrospettiva.
L’arte, diventa rivoluzionaria, nel momento in cui è utilizzata come strumento per la pace, la libertà e il rispetto della natura e dell’altro.
Gli anni’70 sono stati un decennio cruciale anche per le artiste italiane impegnate a decostruire e sovvertire l’idea di femminilità e di corpo, denunciandone la posizione di subalternità della donna nel mondo del lavoro. Nonostante la crisi economica e gli scontri militanti di opposte frazioni, il femminismo a Milano, raggiunse un anno di particolare rilievo definito “Il ’68 delle donne”, dove prendono avvio movimenti femminili che coinvolgono artiste come Carla Accardi, Nanda Vigo,Tommaso Binga, Mirella Bentivoglio e LeoNilde Carabba artista della Light Art, qui in mostra con l’ultima produzione dedicata al “Ciclo di Sirio”. Il suo lavoro si identica nell’identità-a-spazio e a-tempo, con gli omaggi a Vera Rubin per “Inno alla Materia Oscura” e a Tommaso Campanella per “ La città del sole”, e altre tre opere dedicate alla Terra, al Sole e a
marte. La caratteristica delle sue opere è che sono visibili in luce diurna e notturna con luci wood e buio totale. Carabba è una artista la cui vita è costellata da numerosi incontri con molti artisti internazionali tra cui Lucio Fontana e Carla Accardi,
con la quale fonda la “Cooperativa Beato Angelico”. Dal 2015 fa parte del Gruppo Internazionale Black Light Paintings fondato da Gisella Gellini, Gaetano Corica e Fabio Agrifoglio, Presidente della Fondazione Mario Agrifoglio.
Il concetto di terra come ancora di salvezza è presente nell’installazione “Being Earth” di Guillaume Liffran, che crea pattern con figure lattiginose sospese nello spazio e muove domande sui temi dell’ibridazione e i flussi migratori. Cosmogonie tra corpo erotico e corpo cosmico con l’opera di Katelyne Ostyn; riconciliazione con il mondo antico nelle figure femminili dell’artista Asli Kutluay. Provvisorietà e trans urbanismo nelle metropoli inquiete dell’artista Marijke Uittenbroek e infine, sub-culture ed etnie nei pattern “Danza la storia” di Andrea Fortunoff.
Il cyberspazio, terza e ultima sessione di questo evento, diventata l’arena in cui si creano le relazioni sociali tra immagini NTF e codici QR. Il rapido sviluppo della moderna tecnologia di rete colpisce oggi anche l’arte. Il sistema di percezione della pittura sta gradualmente cambiando e molte esistenze reali invisibili vengono ridefinite dall’azione del campo magnetico spaziale. Lo spazio vitale invisibile contiene energia infinita. L’identità nell’era della clonazione è la ricerca dell’artista Pey-Chwen Lin, conosciuta a livello internazionale, per i suoi progetti e installazioni di realtà aumentata. In mostra con “Making of Eve Clone Portrait IAR”, il clone di Eva che riprende le proporzioni facciali dell’opera di Leonardo Da Vinci, e che, attraverso il codice QR, si materializza in 3D. Le sue opere trattano corpi artificiali che si riproducono con o senza l’intervento interattivo del fruitore. Questo progetto ha vinto, tra gli altri, il Primo Premio Internazionale “Lorenzo il Magnifico” nella categoria New Media alla Biennale di Firenze del 2019.
Il web amplia la profondità del nostro spazio di percezione e tra stato fisico e virtuale troviamo le opere fenomenologiche di Ping He. Esseri mortali senza anima che collassano il dato biologico nell’opera di Akane Hiraoka. Tra provocazione punk
anni’70 e cyborg style, l’opera di Manuel De Mey.
“Kontrolle Macht Frei” è il titolo della performance dell’artista Massimiliano Manieri, in mostra con il video prodotto da MeditFilm. L’azione si ispira al motto “ Arbeit Macht Frei” (il lavoro rende liberi), posto all’ingresso dei campi nazisti durante la seconda guerra mondiale. Nell’incontro con gli astanti, il corpo del performer diventa un atlante anatomico e biotech della geografia umana. La performance ha un carattere psicofisico di denuncia contro il controllo delle masse, sui meccanismi dei social e del cyberspazio nel quale ogni giorno accettiamo di essere monitorati. Porre dei limiti è l’intervento
fotografico dell’artista Dario Manco che con l’opera “Limits” chiude il cerchio di questo evento.
L’essere umano non è più la misura del mondo ma è il mondo stesso ad essere sempre più la misura dell’uomo.
Artisti: Joseph BEUYS (Germania); Steffen BLUNK (Germania); LeoNilde CARABBA (Italia);Manuel DE MEY ( Belgio);Angioletta DE NITTO (Italia);Martin FAHLEN (Usa); Andrea FORTUNOFF (Usa);Astolfo FUNES (Venezuela);Dena HADEN (Usa);Ping HE
(Cina);Akane HIRAOKA (Regno Unito); Asli KUTLUAY (Turchia); Guillaume LIFFRAN (Francia); Pey-Chwen LIN (Taiwan); Dario MANCO ( Italia); Massimiliano MANIERI (Italia); Katelyne OSTYN (Francia);Cynthia RUSE; Marijke UITTENBROEK (Olanda);
Anna WODE (Gran Ducato di Lussemburgo).

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