Noi come i deportati
Arrivano in piazza Montecitorio dalle Marche, per chiedere alle istituzioni di fare di più, mentre a Palazzo Chigi il consiglio dei ministri è riunito per varare nuove misure sul terremoto. Sono le persone che a causa del sisma hanno perso tutto, lavoro, casa, amici, famigliari, lavoro. Una delegazione viene ricevuta alla Camera dalla presidente Laura Boldrini, che rivede la sua agenda per incontrarli.
“Siamo qui – hanno detto alla presidente – perché qualcosa non sta funzionando, ci avete fatto tante promesse e dato tanto coraggio quando siete venuti, subito dopo il sisma. Qualcuno ci aveva detto che a Natale quasi tutto sarebbe stato sistemato, noi oggi non vediamo quanto ci era stato promesso. E abbiamo un precedente, il terremoto del ’97: dopo tre mesi tutti erano nei container.
I terremotati si appellano anche a Papa Francesco, e all’Angelus di domenica scorsa. “Ha chiesto anche Sua Santità – hanno ricordato alla presidente – di superare la burocrazia affinché non crei ulteriori disagi, vi ha chiesto attenzione. Il Papa interviene solo in situazioni drammatiche”.
Boldrini, dopo aver espresso tutta la sua vicinanza e l’impegno per contrastare la burocrazia, si è soffermata anche su alcuni disagi riportati dai terremotati presenti all’incontro. In particolare, sugli sfollati ospitati sulla costa “voi parlate di deportazione – ha detto loro – ma voi cosa avreste fatto? Se sono state trasferiti sulla costa, è per sottrarre queste persone ad un disagio che ci sarebbe stato”.